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Alla scoperta delle danze caraibiche con i maestri Ida Campanozzi e Gabriele Luchena

Luchena-Campanozzi

Podio di bronzo ai campionati del mondo di Miami nella categoria professionisti, vice campioni italiani e finalisti campionati di danze caraibiche, campioni italiani classe A salsa portoricana l.i.d.c.i. (Lega Italiana Danze Caraibiche ed Internazionali), questi sono alcuni dei titoli conquistati nelle gare. Insieme formano un sodalizio straordinario anche come insegnanti, soprattutto nel nord Italia, ed esibendosi in spettacoli latini in tutto il Paese. Loro sono Ida Campanozzi e Gabriele Luchena

 

Come avete iniziato a ballare insieme?

G.: Per quanto riguarda me è stata una coincidenza. Ho iniziato a ballare nella scuola dove studiava Ida Campanozzi. Rimasi subito incantato per il suo modo di danzare.  

I.: Ci siamo un po’ trovati, forse era destino. Io da tre anni non avevo un ballerino fisso, anche se continuavo a fare delle lezioni individuali. Non volevo fermarmi perché era ed è la mia passione e farei di tutto pur di danzare. Sono stati i nostri ex insegnanti che alla fine ci hanno presentato e chiesto di partecipare a competizioni e gare.

Qual è la vostra idea di ballo di coppia?

G.: E’ molto semplice. Quando ballo ciò a cui penso è la dama, è il mio punto di riferimento ed è ciò che poi dà la bellezza gestuale all’intero ballo.

I.: Il ballo di coppia è inteso come corteggiamento, quindi è un dialogo tra il cavaliere e la dama, che prevede una domanda, una risposta e il rapporto che si crea.

Frequenza nelle scuole di ballo del Nord Italia dove insegnate.

G.: Generalmente per ogni corso (disciplina) diamo agli allievi un’ora a settimana, mentre per un ballerino che vuole partecipare a delle gare o per ambizioni molto più elevate, consigliamo oltre alle lezioni private, tanto studio e allenamento anche al di fuori della scuola di ballo.

I.: Vorrei precisare la differenza tra palestre e scuole di ballo. Rispetto alla palestra, una scuola di ballo è una struttura che si occupa esattamente e precisamente di quelle discipline con un pavimento adatto, con degli specchi, con un impianto adatto, nelle palestre generalmente ci sono i pesi e gli attrezzi.

Qual è la situazione nei locali da ballo tra il Piemonte e la Lombardia ad esempio?

G.: La crisi porta la gente ad essere più selettiva, a scegliere luoghi dove c’è più divertimento. Si sta attenti a come si spende e lo si vuole fare al meglio.

I.: Dipende dall’organizzazione. Ci sono strutture molto belle, molto grandi, che però non riescono a far andare la serata latinoamericana, non perché non ci sia gente che non ci vuole andare, ma perché l’organizzazione alla base è un po’ carente. Magari locali esteticamente e strutturalmente meno competitivi ottengono più successo con gente che fa la coda fin fuori per entrare a ballare.

Come sta cambiando la passione per questo genere di danze?

G.: La passione non cambia, è semplicemente l’impatto socio-culturale che fa andare avanti il ballo, di conseguenza la gente si adatta su di esso. Impatto socio-culturale inteso come altri stili.

I.: Noi abbiamo la fortuna di girare tutta l’Italia e ci rendiamo conto che in alcune parti magari organizzano più eventi dedicati a certe discipline.

Quale ballo secondo voi, del genere caraibico, è più amato dal pubblico italiano?

G.: Il ballo del genere caraibico più amato è la salsa, proprio perché il nome in sé racchiude tanti diversi stili di ballo quali per esempio Rumba, Cha-cha-cha, Bomba, Plena.

I: La risposta immediata a questa domanda è dire la Bachata, perché è un genere amato dal pubblico italiano. Alcune discoteche con la Bachata riempiono la pista, ma è chiaro che la salsa è senza ombra di dubbio la più diffusa e amata.

Cosa vi aspettate delle danze latino-americane per il futuro?

I.: Nuove fusioni, perché il ballo si evolve sempre di più con nuovi stili, nuove tecniche. La cosa che però speriamo maggiormente è che le persone, in primis gli insegnanti, studino, continuino ad aggiornarsi e non cambino il ballo ma semplicemente diano un valore aggiunto ad esso, perché spesso per fare cose nuove, eccedono facendo troppo, di conseguenza non si riconosce più il vero stile.

G.: Il ragionamento di Ida è più una speranza che un aspettativa. Purtroppo le aspettative non sono delle più rosee perché si va a perdere il folclore e la bellezza che le radici davano quando è nato.

Cosa vorreste migliorare delle danze di coppia a livello di competizioni, federazioni e associazioni.

G.: Per quanto riguarda le competizioni, sta soprattutto ai maestri spiegare il giusto livello di approccio. A me piacerebbe vedere una competizione pulita, senza denigrare altre coppie perché si vuole sminuire. Per quanto riguarda le federazioni e le associazioni, l’appello più grande che posso fare è quello innanzitutto organizzativo.

I.: Ci dovrebbe essere più organizzazione e meno voglia di incassare soldi. Se ci fosse maggiore organizzazione e soprattutto maggiore competenza ci sarebbe più pulizia in tutto. Per quanto riguarda il ballo di coppia, sta comunque agli insegnanti, a noi maestri, a indirizzare i ragazzi nella direzione giusta, nessuno fa le gare per competere e basta. La competizione deve essere sana, perché anche se non si vince, l’importante è dare il massimo, le gare le fa chi vuole mettersi in gioco, chi adora e ama la sensazione che si prova quando si entra in pista.

Come volete concludere?

I.: Concludo l’intervista augurandomi che la preparazione degli insegnanti, anche dei futuri insegnanti, degli allievi, di tutti, cresca sempre di più, che le persone si impegnino tanto a far uscire quello che è il vero ballo, a dare importanza alle cose vere.

G.: Un consiglio che mi piace dare è quello di non fermarsi mai nello studio, di non sentirsi mai arrivati e soprattutto di aver sempre voglia di migliorarsi per dare sempre novità e passione alla gente che poi ti segue e che ti sta intorno. 

 

Massimiliano Raso 

www.giornaledelladanza.com

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