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Ancora bufera al Teatro dell’Opera di Roma. Le proteste dei sindacati continuano

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Il Teatro dell’Opera verso la bancarotta. E ora emerge anche un episodio accaduto meno dieci giorni fa. Un gruppo di persone ha raggiunto il camerino del Maestro Riccardo Muti, è entrato e l’ha preso quasi di petto intimandogli: «Lei ci deve dire con chi sta, se con noi o contro di noi». Una specie di baruffa, quasi una rissa tra il più astruso sindacalese e le difficoltà ormai insormontabili di un teatro prossimo al collasso, a fronte della quale la reazione pare sia stata persino di stizza,con l’esplicita minaccia da parte del direttore d’orchestra più osannato del pianeta, di abbandonare il teatro di cui pure è stato nominato direttore onorario a vita, e cedere persino lui una situazione arrivata a una sequela di paradossi oltre l’immaginabile.

Questo è accaduto soltanto poche ore fa tra i velluti del Costanzi, Riccardo Muti al lavoro insieme alla figlia Chiara, regista di una Manon Lescaut, interpretata da una divina Anna Netrebko dall’atteso, ma quasi certamente ormai decaduto debutto giovedì 27, con analoga sorte per le repliche fino all’8 marzo. Anche stavolta si minaccia lo sciopero, e non si profilano retroscena salvifici, com’è stato per il recente Lago dei cigni, non ci saranno soluzioni in extremis, stavolta che Carlo Fuortes, nominato sovrintendente con l’incarico di risollevare le sorti di un teatro che ha 30 milioni di debiti sulle spalle, potrà tirar fuori da alcun cilindro.

L’ultimo colloquio tra Fuortes e il sindaco Marino – telefonico, ieri mattina – ha contemplato seriamente l’idea della liquidazione, per ripartire da zero con la Fondazione Nuovo Teatro dell’Opera di Roma. Idea subito bollata come «un brutto scherzo» da Alemanno il quale si fregia di «grandi sforzi per risollevare le sorti dell’Opera»che però sono purtroppo contraddette dai numeri di una gestione risultata disastrosa e certificata come tale dai libri contabili che potranno arrivare molto presto in tribunale, ecco, l’ex sindaco ora si erge a improvviso paladino dei lavoratori. I quali, tra corpo di ballo, orchestrali e sono nel numero di 450 e si ritrovano, in larga parte e a sentire i bene informati, ostaggio di alcune forsennate decine. Le dichiarazioni ufficiali di Fuortes: «È mio dovere tutelare il diritto di sciopero, ma è anche mio dovere tutelare il diritto al lavoro di alcune centinaia di persone e anche quello degli spettatori che hanno comprato, e a caro prezzo, il biglietto dello spettacolo».

Alla fine a decidere su tutto saranno i conti che davvero non fanno presagire niente di buono. Stamattina alle ore 12 l’assemblea degli scioperanti al Centro congressi Cavour.

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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