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Cristian Petricca: “Il tango è la danza della passione, del dettaglio e della pazienza, da trasmettere con costanza”

Lo conosci, quasi per caso, te ne innamori alla follia e non lo lasci più: è il destino di ogni ballerino di tango ed è anche, molto brevemente, la relazione di Cristian Petricca con questa bellissima danza di origini argentine. Un amore per il dettaglio, per la passione e soprattutto per la ricercatezza del movimento: è questo quello che Cristian, noto ballerino ed insegnante, cerca di trasmettere quando ascolta e danza le inebrianti musiche di Piazzolla. È inutile negarlo: anche i più insensibili ne restano abbagliati ed affascinati.

Balli il tango da dieci anni: come è iniziato questo tuo bellissimo percorso artistico?

Sono sempre stato affascinato dal tango ma non avevo mai avuto un’occasione speciale o particolare per iniziare a ballare. Con una mia amica, parecchi anni fa oramai, abbiamo deciso di iscriverci ad un corso: nel momento in cui sono entrato in una scuola di tango, l’attrazione e la passione hanno avuto il sopravvento e non sono più uscito! È cominciato tutto come passatempo: il tango è anche diventato il mio lavoro e un po’ tutta la mia vita. Non si tratta soltanto di una danza o un insieme di passi che si studiano: il tango per me ha tantissime sfaccettature, tutte bellissime e parte del mio essere. Trascorrere le serate in milonga con amici non significa andare a ballare soltanto: la milonga è un po’ la tua seconda casa, gli amici, il tavolino, le chiacchierate…passi le tue serate così, in un ambiente familiare, ascoltando musica di tango con le persone a cui vuoi bene e soprattutto con cui hai instaurato un rapporto intimo. Vado in milonga per ballare ma soprattutto per rilassarmi: in posti come questo mi sento a casa e non riuscirei ad andare altrove.

Il tango è fatto di tante caratteristiche che non si conoscono: quali sono le modalità principali di vivere al meglio questa bellissima danza?

Ci sono due modi fondamentali per vivere il tango: tradizionale e moderno, nuevo, come ora si definisce. Il modo tradizionale è ancora legato ai sentimenti e ai valori del tango: quando balli in una milonga tradizionale e balli questo tipo di tango, lo si danza con un abbraccio stretto. I corpi dei due ballerini sono sempre legati, si respira insieme sulla musica, si instaura una bellissima affinità e connessione tra due ballerini. È una danza introspettiva, sentimentale, proprio per questa vicinanza tra i due danzatori. È il modo tradizionale di ballare il tango. La parte più moderna, quella che viene definita nueva, è già più distanziata, i ballerini sono lontani 40-50 centimetri l’uno dall’altro, si fanno delle evoluzioni fisiche: ci sono figure, giochi e salti. Nel fare ciò, però, l’essenza del tango viene meno: non c’è più l’abbraccio, non si crea l’intimità, elementi alla base del tango. Si rischia di cadere nella mera ginnastica. Ballare il tango significa ascoltare, interiorizzare e fare proprie le melodie. La musica entra dall’orecchio, passa per il cuore e arriva ai piedi: se non fa questo passaggio, l’essenza del tango viene totalmente dimenticata e trascurata. I ballerini devono trasmettere il sentimento, la passione e la bellezza del tango: soltanto in questo modo si rappresenta questa danza bellissima.

Si può parlare di una sorta di “globalizzazione del tango”?

Sì, ultimamente è in atto una vera e propria globalizzazione di questa danza, con tutti i lati e positivi del caso. Io la vedo un po’ negativamente: secondo me, infatti, non c’è nulla di più personale del tango. Ogni ballerino, infatti, ha il suo modo di ballare, di interpretare, di ascoltare la musica, il suo modo di abbracciare. Il modo di ballare di ogni persona è unico e proprio l’unicità delle persone rende bella e particolare questa danza. È un concetto che contrasta con le idee della globalizzazione, che appunto tende a standardizzare e rendere tutto uguale. Il tango è proprio agli antipodi di questa idea. Tutto è legato al momento: si balla con uno stato d’animo che magari può cambiare dopo pochi minuti. I ritmi seguono te, tutto si svolge in un attimo ed è proprio questo che distingue il tango da altre danze.

Il tango può essere visto come unicità?

Sì, il tango rende veramente unica una persona: quando si osservano delle coppie di ballerini, non si dice mai quella coppia è brava, preparata…si dice: “a me piace o no”. Ogni ballerino ha il suo stile ed è bravo proprio perché mostra il suo modo di ballare, perché non danza come il suo maestro e non segue una corrente. La tendenza che si ha, negli ultimi tempi, è di imitare: questo nel tango non deve essere fatto. I ballerini si distinguono perché hanno un proprio stile e fanno proprie le caratteristiche del tango, che interiorizzano musiche e poesie. Il tango, infatti, ti permette di mostrare te stesso, come sei tu: dandoti questa libertà, è qualcosa di fantastico. Una caratteristica da non sottovalutare, però, è la ricerca del dettaglio: il tango è una danza fatta di piccole cose ed è proprio il dettaglio a rendere bella e diversa una cosa. Il tango ti permette di farlo tuo: è pur vero che si deve avere conoscenza del movimento, perché se non fosse così non riuscirebbe a praticare la danza usi poi la tecnica per te, a tuo piacimento.

Un po’ di tecnica, però, si deve studiare…

Assolutamente sì!Si deve studiare l’equilibrio, imparare a conoscere il proprio corpo. Ballando con un’altra persona devi comunque stare in equilibrio: insegnando mi accorgo che tante persone non ce l’hanno: non hanno la coscienza di dove si trovano e, di conseguenza, non danzano bene.

Il tango, oltre ad essere dettaglio, è anche una conoscenza di se stessi e poi ti permette di confrontarti con altre persone.

Certo. Io a tal proposito faccio sempre un esempio: l’abbraccio non mente e ti permette di capire tantissime cose della persona che danza con te. Un abbraccio sensibilizza al massimo i tuoi sensi e cominci a conoscere le persone non perché ci parli ma semplicemente abbracciandole. Qualsiasi ballerina si accorge se l’uomo balla per piacere o per farsi notare o se c’è un doppio fine. L’abbraccio non mente: già ti fa capire se una persona è piacevole o no. Il tango è anche socialità: ti porta alla conoscenza delle persone, la gente non va a ballare solo per il piacere di muoversi, ma anche per fare amicizia, conoscere altre persone. Il tango di permette di abbattere degli ostacoli che magari ci bloccano nella vita di tutti i giorni.

Qual è il primo valore che cerchi di trasmettere ai tuoi allievi quando insegni?

Il rispetto per il tango e per la gente. Un bravo allievo si vede proprio da questo: se rispetta il tango, la danza, rispetta anche la gente. Io non ballo tango nuevo perché non lo ritengo rispettoso: un tango ricco di figure, lontano…molte persone lo ballano per mostrarsi, non per il piacere di danzare. Questa è il leitmotiv della società contemporanea: farsi notare dalla gente, le persone sono quasi ossessionate dal desiderio di apparire: nel fare ciò, l’essenza viene persa. In milonga si cammina, c’è un’atmosfera molto intima, l’uomo balla per la ballerina. Ci si accorge immediatamente quando il maschio balla per se stesso e non per la compagna: quando le dinamiche sono queste, il tango si snatura.

A cosa è dovuto questo exploit del tango?

Ci sono numerose spiegazioni: la prima è di natura sociale e di questo sono molto contento. Vista la nostra fredda società, individualista, il riscoprire queste danza di coppia, l’abbraccio e la distinzione dei ruoli ci permette di relazionarci in maniera diversa con le altre persone. Si sta riscoprendo la femminilità, l’eleganza, la cura del dettaglio e il desiderio di stare in mezzo alla gente. Grazie al tango, come ho detto poco fa, si sta ritornando un po’ alle origini: l’uomo chiede alla donna di danzare, la protegge, la abbraccia e poi la riaccompagna al tavolino. Sono cose che si erano già dimenticate…ed ora, piano piano, stanno riaffiorando.

Vai regolarmente a Buenos Aires, patria del tango. Che cosa ti trasmette questa città?

Sì, ci vado spesso, ma è curioso perché non vado mai da insegnati troppo famosi e blasonati. Le cose più belle che ho imparato a Buenos Aires non le ho apprese a lezione, bensì dalla gente normale, dai tassisti…non è la lezione di tango: tu in Argentina senti, respiri tango. Ogni testo di tango parla di questa città, racconta le storie della città, dei personaggi di molti anni fa. Può sembrare surreale ma io adoro le ballerine di una certa età: sono diverse, mi è capitato di danzare con donne che mi cantavano tutti i testi di tango nell’orecchio. Sono stato spesso al circolo dei pensionati, ho conosciuto ballerine anziane che continuano a vivere la danza in maniera tradizionale, proprio come piace a me. Le persone troppo giovani non sono ancora pronte: serve tempo prima di capire il tango.

Io dico sempre: il tango sta nella pausa, tra il primo e il secondo tempo. Ci si ferma, si respira e poi si ricomincia, ci vuole tempo: il tango ti entra dentro lentamente, ha un periodo di incubazione, entra nel corpo e poi è fatta. Non hanno ancor inventato un vaccino contro il tango!

Hai ballato per Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoraci, la sera prima del loro matrimonio.È stata una belle esperienza?

È stato molto bello. Il tango è una danza molto affascinante, è la danza di coppia per eccellenza. È la danza della passione, è molto sensuale ed elegante. Ballare sulle note di Piazzolla ad un evento così importante ed intimo mi ha fatto veramente piacere.

Se tu dovessi dare dei consigli a chi vuole iniziare a ballare? C’è uno stato d’animo che una persona deve avere?

Tanta pazienza, non bisogna avere fretta di imparare. Essere ansiosi significa danzare male. La sfida più grande di un insegnante ? Far innamorare gli allievi del tango: se raggiungo questo obiettivo, ho già fatto la gran parte del mio lavoro. Bisogna rendere facili le cose difficili. A un corso di tango si avvicina chiunque: chi lo vuole come passatempo e chi invece lo vuole veramente imparare. Bisogna trovare la giusta dose, si deve avere pazienza e trasmettere amore, passione.

Che definizione daresti al tango?

Danza della passione, del dettaglio e della passione, da trasmettere con costanza. Se una persona non si coinvolge, non coglie l’essenza del tango, ovvero metterci il cuore.

Il tango, tra l’altro, è stato da poco riconosciuto “patrimonio immateriale dell’umanità” dall’Unesco proprio per il ruolo sociale che ha, di unire le persone e per il suo modo di avvicinare le diversità al ballo alla musica e ai testi. Miguel Angel Zotto, ballerino importantissimo con cui spesso collaboro, è stato nominato, sempre dall’Unesco, uno dei tre ballerini più importanti del secolo: è un maestro fantastico con cui collaboro, che mi dà anche ottimi consigli. Al Giardino del Tango, che gestisco, abbiamo una grande responsabilità nei confronti proprio del tango: lavoriamo da dodici anni, non abbiamo mai seguito le mode, è un locale conosciuto in tutto il mondo. Il Maestro Zotto viene da noi proprio perché sappiamo rispettare le caratteristiche di questa danza: ci ha chiesto di continuare a proteggerlo. Il ruolo del tango, alla fine, è anche portare la tradizione nell’evoluzione: sfruttare la modernità per mantenere le bellissime cose di una volta.

Valentina Clemente

Nelle Foto: Cristian e Marco Petricca, Cristina Biagioli e Cristian Petricca

Foto di Cristian Petricca

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