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“Danza, chi, come e perché” – La posta di Anna Maria Prina

La posta di Anna Maria Prina

Cara signora Prina,

Sono stato un danzatore per circa dieci anni e in questo  mio percorso artistico mi è capitato di affrontare in scena dei ruoli emotivamente  profondi e complessi. Le volevo chiedere se, nel corso della Sua  lunga carriera ha mai interpretato un ruolo che rispecchiava aspetti più intimi del Suo inconscio e se ha mai avuto difficoltà ad uscirne fuori.

(Piero da Milano)

Caro Piero,

ho sempre pensato che affrontare l’interpretazione di un personaggio fosse più una questione culturale e psicologica, piuttosto che emotiva. Trovo che le nostre interpretazioni debbano arrivare al pubblico e coinvolgerlo emotivamente; non dobbiamo soffrire noi, ma far soffrire. Il grande attore è quello che provoca reazioni ed emozioni, non colui che si coinvolge fino alla sofferenza. Parlo di sofferenza perché è uno dei sentimenti che più spesso possono coinvolgere un artista e dal quale ci si libera con maggiore difficoltà. Quindi, sperando di non averla delusa, le dico che non ho mai avuto difficoltà nell’entrare e uscire da un personaggio. 

Gentile Signora Prina

Vorrei un Suo parere su come oggi la danza classica sia presentata nelle trasmissioni televisive come ad esempio i talent show. Secondo lei può essere una giusta vetrina culturale nei confronti della danza classica o crede sia solo il teatro l’unico e vero luogo deputato per quest’arte?

(Giacomo da Roma)

Caro Giacomo,

certamente la danza classica rappresentata in teatro è qualcosa di magico e unico. Ma vi possono essere altri luoghi deputati a una visione altrettanto piacevole: teatri all’aperto, arene… e perché no, la propria casa, seduti comodamente davanti al televisore. La televisione ha un grande potere di diffusione e può creare – o distruggere – personaggi, mode, interessi e molto altro. Teoricamente potrebbe essere molto utile alla danza classica, così come lo è, per esempio, per la cucina con le trasmissioni dove appaiono importanti chef che cucinano, giudicano grandi e piccini e discutono dei vari ingredienti delle ricette. Purtroppo i talent show odierni, a mio parere, non sono fatti per presentare la danza in modo culturalmente valido e aderente alle necessità di studio e disciplina. In realtà la TV potrebbe portare ai telespettatori la cultura della danza classica con trasmissioni create ad hoc, brevi e vivaci con contenuti storici interessanti e sostenuti da parti danzate di qualità. Penso a episodi a puntate, come si usa ora, oppure a gare di qualità con concorrenti precedentemente selezionati e con visuali didattiche multidisciplinari.  È pur vero che le televisioni puntano agli ascolti più che ad educare e indirizzare il proprio pubblico, ma è altrettanto vero che oggi, più che mai, ci sia bisogno di cultura e qualità. Mi piacerebbe che qualche dirigente televisivo si prendesse carico di un’operazione culturale di diffusione a favore della danza classica. Esistono già canali che si occupano di musica in maniera eccellente, perché non fare lo stesso con la danza?? Spero che questo avvenga presto e che la danza ci raggiunga nelle case presentata nella sua veste reale di disciplina artistica che ha radici molto lontane, le cui regole sono giunte fino a noi grazie alla trasmissione orale prima, poi scritta, quindi tramite filmati, ai giorni nostri, con tecnologie sofisticatissime. 

Cara signora Prina

Sono una danzatrice di danza contemporanea e per circa un anno ho preso parte ad uno spettacolo nel quale interpretavo numerosi passi a due con il mio partner. Le volevo chiedere se le è mai capitato di lavorare con un danzatore per tanto tempo e quale sintonia o possibili difficoltà ha riscontrato al riguardo.

(Fabiana da Napoli)

Cara Fabiana,

certamente è importante essere in sintonia con il partner sia quando si interpretano grandi ruoli in balletti del repertorio classico, sia in produzioni contemporanee. In ogni caso, essere un buon partner è davvero molto difficile e spesso è una qualità innata che viene rinforzata e consolidata con lo studio della parte tecnica. Per il resto il danzatore o la danzatrice deve avere intelligenza e sensibilità per “sentire” il partner e sostenerlo al meglio senza sforzo. A me è capitato una sola volta di essere in difficoltà con un bravissimo ballerino un po’ emotivo: dovevamo fare una presa con le braccia estese completamente in alto e rimanere parecchi secondi; per l’emozione il mio partner ha cominciato a tremare… avrei voluto essere in un’altra parte del mondo! Altre volte, invece, mi è capitato di dover danzare con partner non troppo simpatici, ma la professionalità ha avuto ovviamente il sopravvento e tutto è filato liscio. Più recentemente ho avuto modo di sperimentare la Contact Improvisation e mi sono resa conto della differenza di approccio dei ballerini. In particolare, Riccardo mi faceva sentire a mio agio, mi alzava come se io fossi una piuma, mi lasciava il mio spazio, vi entrava al momento giusto. Insomma, poteva essere il partner perfetto da cui prendere esempio. 

La posta di Anna Maria Prina

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