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Danzare, una passione in continua evoluzione! Il racconto di Joseph Fontano

Una volta hai detto: la danza esiste nel momento in cui la si fa… Cosa volevi dire?

La danza non è un’arte codificabile, il passo esiste solo nel momento in cui lo si esegue e non è mai identico ogni volta che lo si compie.

Se dovessi fare un bilancio della tua carriera artistica?

Il mondo dello spettacolo è talmente complicato e difficile che il fatto di aver trovato il mio spazio nella danza, per tanto tempo, è già un ottimo risultato. La mia carriera è sempre stata caratterizzata dalla rinascita ed è quello che mi auguro anche adesso, essendo arrivato all’età di 60 anni, spero di poter trovare sempre gli stimoli per continuare sempre a fare cose nuove. Ho avuto l’ardire, a suo tempo, di lanciare un nuovo sasso nello stagno della danza, quello della danza contemporanea, e questo sasso adesso si è evoluto ed ha allargato i suoi orizzonti e di questo sono molto fiero. Quindi un bilancio assolutamente positivo!

Nella tua vita da danzatore, qual è stato l’incontro più importante?

Non c’è stato un solo incontro ma ben 3. Il primo è stato quello con Paul Sansardo che è stato il mio primo maestro negli Stati Uniti negli anni 70. Anche la grande Pina Bausch ha fatto parte della sua compagnia, lui è stato quello che ha creato la mia cultura artistica. Mi ha insegnato che la danza è un’arte totale insieme alla musica e all’arte visiva. L’altro è stato l’incontro con Martha Graham, andai a fare una lezione nella sua scuola ed il giorno dopo mi trovai ad essere nella sua compagnia, fu un incontro folgorante! Il terzo è stato quello con Alwin Nikolais, erano gli anni 80 e mi trovato a New York, mi presentai all’audizione per la sua compagnia un po’ anche per rimettermi in gioco e fui scelto insieme ad un altro ragazzo. Da lui ho imparato che esiste un’architettura interna ma anche esterna del nostro corpo, quindi lo spazio in cui ci muoviamo, uno spazio che possiamo anche creare noi stessi con il movimento.

Hai sempre viaggiato molto e cambiato luoghi di lavoro. Come mai questa esigenza di cambiare sempre?

A me piace dire che il lavoro dei ballerini è un mestiere da zingari. La danza non è un mestiere statico, anzi! Non mi piacciono molto le istituzioni che ritengo tuttavia un punto d’arrivo importantissimo ma che non può essere totalizzante nella carriera di un ballerino. La qualità non è determinata dal posto fisico ma da quello che si fa, è giusto acquisire una globalità dell’arte.

Qual è la danza che ti piace fare?

Il mio ambito è chiaramente la danza contemporanea, anche se per quello che mi riguarda la formazione deve rimanere settoriale, cioè partire dalla danza classica per poi contaminarla con il resto della danza. La danza è una performance e quando è di qualità è bella sempre!

E quella che ti piace osservare?

La buona danza, quella fatta bene. Amo molto il balletto classico, anche se il mio cuore è sempre legato alla danza contemporanea.

Sei docente presso l’Accademia Nazionale di Danza, cosa rappresenta per te l’insegnamento della danza?

Essere insegnante è una cosa difficilissima, non credo si possa realmente insegnare ad una persona a danzare o a coreografare. Si possono dare degli strumenti che però devono essere sorretti dal talento che è in ogni caso innato, non lo si può insegnare. Il mio compito è quello di fornire ai miei allievi gli strumenti che io conosco, metterli a loro disposizione e poi ognuno nella pratica li farà propri.

A parte il tuo ruolo di insegnante, ti stai occupando di altro in questo momento?

Sono il presidente della WDA Europe, un’organizzazione mondiale della danza, ed in questa veste cerco di creare una rete a livello europeo tra i diversi paesi. Inoltre, sto organizzando un festival di danza, musica ed artisti di strada a Poggio Catino, mi piace dare spazio a tutte le arti.

Un sogno nel cassetto?

Il mio sogno è quello di poter avere un giorno un centro coreografico a livello europeo, in cui poter dare spazio ai giovani artisti che al momento non hanno possibilità di mettere in atto la propria arte.

Alessandro Di Giacomo

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