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Dulaine Again: a passo di danza, verso la pace

Pierre Dulaine Dancing in Jaffa

Tutti gli appassionati di danza e balletto hanno trascinato gli amici al cinema almeno una decina di volte, tra le quali c’è almeno una proiezione di Take the lead – Ti va di ballare? il film che vede protagonista Banderas nel ruolo di Pierre Dulaine, balzato quindi nel 2006 su tutti i giornali internazionali, per le sue dancing classrooms, lezioni di ballo da sala nelle scuole più difficili, ottenendo ottimi risultati.

Oggi, dopo il successo del progetto scolastico, Dulaine ha deciso di affrontare la sfida del conflitto israelo-palestinese, in una serie di lezioni di ballo immortalate nel documentario Dancing in Jaffa, in selezione ufficiale al Tribeca del 2013, e pluripremiato quest’anno in vari festival, da quelli più specifici a quelli più ampi, come il Festival di Valenciennes.

Il film segue Pierre Dulaine nella sua città d’origine, Jaffa, in Israele, una città divisa in due, tra israeliani e palestinesi, il cui rancore, dice il ballerino, nasce fin dalla più giovane età, e dalla più giovane età va combattuta. La sfida presentata nel film è insegnare in 10 settimane, a 150 bambini, israeliani e palestinesi residenti a Jaffa, il ballo da sala, come veicolo privilegiato di due insegnamenti molto importanti: il rispetto per se stessi e il rispetto per gli altri. Iniziando danzando con quello che sono stati educati a riconoscere come nemico.

Come spiega lo stesso Dulaine, il ballo da sala “costringe due persone a stare vicine e guardarsi negli occhi…a divertirsi insieme” e questo porta due persone diversissime a danzare insieme, perché “mentre danzo, la persona che mi sta davanti è un individuo e non un’etichetta”. Esempio importantissimo di convivenza tra culture diverse nella vita del coreografo i suoi genitori: il padre irlandese, protestante, la madre palestinese, cristiana, che arrivati in Inghilterra lo iscrissero, su suggerimento di una compagna di scuola, a un corso di ballo da sala.

Dulaine crede fermamente nel potere del ballo da sala, e supporta le sue tesi con studi universitari sugli effetti benefici della danza su malattie degenerative, sul fisico e soprattutto sullo spirito degli allievi dei suoi corsi. Ma il corso a Jaffa, il suo sogno di una vita, è stato il più difficile di tutti: perché cambiare la prospettiva dei bambini era difficoltoso, ma cambiare quella dei genitori ancora di più.

Non è l’unico progetto di danza contro la guerra israelo-palestinese; ma tra i tanti bei progetti, di alto livello artistico (tra cui anche quello della compagnia Batsheva), simile a quello di Dulaine è quello di Nadia Arouri, che ha creato il progetto I Can Move, parte di un’associazione, la Yante, che riunisce giovani di qualsiasi provenienza e di qualsiasi abilità in progetti artistici di danza. Nadia Arouri è partita dall’analisi della propria esperienza: in una lezione a Stanford, disponibile online, esordisce dicendo “la mia carriera di terrorista è iniziata quando avevo due anni”; una frase forte per far comprendere che la sua esperienza del padre, brillante scienziato, arrestato da coloro che lei aveva sempre sentito chiamare “gli occupanti” sarebbe potuta trasformarsi in odio e violenza, ma ha poi capito che la causa della sua sofferenza era proprio la violenza. E allora ha pensato di usare la danza per la crescita post-traumatica: perché la danza aiuta a uscire da un trauma fisicamente, nell’educazione, nella società e soprattutto nelle emozioni.

Entrambi i progetti mettono l’accento sulla disciplina, la qualità della danza, la condivisione con gli altri; e raggiungono l’obiettivo creando un vero cambiamento.  

Un cambiamento che è anche nella percezione di queste polarità nel pubblico, perché, ci fa riflettere ancora la Arouri, nessuno ha mai parlato di “programmi di pace”, ma di programmi di danza, dove non esistono polarizzazioni tra israeliani e palestinesi, tra l’allievo x e l’allievo y, tra pace e guerra, perché è di una sola pace che si parla, cioè quella di se stessi come esseri umani.

Quindi se si parla di danza e di pace possiamo dire che la danza è il miglior strumento di pace, e il più sicuramente esportabile, perché ogni lezione di danza può essere adattata a qualsiasi contesto sociale, culturale, economico e politico. E soprattutto, ad ogni età.

La lezione di Nadia Arouri è online sul canale YouTube dell’associazione AMENDS della Stanford University, mentre il documentario su Dulaine è presente online in streaming, in dvd ed è disponibile anche per proiezioni in sale ed eventi: i dettagli su www.dancinginjaffa.com.

Greta Pieropan

www.giornaledelladanza.com

Foto: fotogrammi da Dancing in Jaffa

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