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Il nuovo libro di Davide Sparti è “Sul tango. L’improvvisazione intima”

Sul tango di Davide Sparti - Copertina«[…] concentrarsi sul partner, piuttosto che sulle sequenze da imporre a chi deve seguire ed eseguire; non dirigere e provocare ma assecondare la logica interna della interazione. È la dinamica che si genera quando due corpi si muovono insieme a produrre quell’aura in cui si è depositata l’immagine del tango». (Quarta di copertina).

Sul tango. L’improvvisazione intima è il nuovo libro di Davide Sparti recentemente pubblicato dalla casa editrice il Mulino. Si tratta di un libro interamente dedicato a quel ballo affascinate che Enrique Santos Discépolo, grande musicista, compositore e regista argentino definiva “un pensiero triste che si balla”. Definizione che sottolinea pienamente quei caratteri introspettivi e misteriosi del tango che vanno a sposarsi perfettamente con uno stato d’animo malinconico e con una tempra di tipo saturnino.

Questo nuovo lavoro di Davide Sparti conferma il suo lungo sodalizio con la casa editrice il Mulino, con la quale negli anni precedenti aveva gia pubblicato: Suoni inauditi. L’improvvisazione nel jazz e nella vita quotidiana (2005); Il corpo sonoro. Oralità e scrittura nel jazz (2007) e L’identità incompiuta. Paradossi dell’improvvisazione musicale (2010).

Professore di Epistemologia delle scienze sociali e di Teorie dell’identità nell’Università di Siena, Davide Sparti in questo suo nuovo studio ha voluto delineare una monografia accurata su uno dei balli più sensuali e attraenti di sempre, andando oltre il lato semplicemente tecnico e pratico, ovvero didascalico. Ha voluto infatti improntare il suo discorso sul tango su un piano sociale ed antropologico oltre che storico e tecnico. Il risultato raggiunto ha portato ad una panoramica ampia su questa danza poco studiata a livello scientifico gettando nuova luce sul suo enorme spessore culturale.

Il libro diventa così il frutto e lo specchio di una triplice esperienza, come puntualizza l’autore nell’introduzione: «Anzitutto esperienza nel senso del rapporto con uno specifico ambiente o campo, quello delle milonghe, i luoghi dove si balla il tango argentino. […] In secondo luogo, esperienza nel senso di un bagaglio di competenze apprese. […] Infine, esperienza nell’accezione di un vissuto che segna, al punto da incidere sulla propria definizione di sé».

Sempre nell’introduzione l’autore ci racconta infatti di aver appreso i primi rudimenti di danza dalla madre che era un’insegnante. Rudimenti che lo hanno facilitato nei successivi anni di partecipazione osservante che lo hanno visto impegnato in molte milonghe, soprattutto a Berlino, Parigi e Firenze. Questa lunga fase di osservazione ha permesso all’autore di studiare la milonga come particolare ed interessantissimo ambito di socialità.

Nel libro spiccano per avvedutezza critica e percettiva le bellissime immagini descrittive del tango. Prima fra tutte quella dell’abbraccio continuamente ribadita. Sia nella bandella che nell’incipit infatti si legge con piacere: «un minuscolo secondo d’eternità in cui due persone avvolte in un abbraccio viscerale si muovono in direzioni opposte».

Oltre a queste immagini sono molti gli aspetti peculiari del tango messi in evidenza: il rapporto con l’alterità essendo pur sempre una danza di coppia, l’improvvisazione, la dimensione emotiva e comunicativa fino ad arrivare alle questioni legate all’attualità (odierna diffusione, ricezione etc…). Si può concludere affermando quindi che la bellezza di questo libro risiede nel fatto che come un manuale didascalico, contiene tutte quelle informazioni che un lettore arguto si aspetterebbe ma, per come è possibile leggerle,diventa quasi un racconto autobiografico dal respiro lungo. Non ci si annoia pur imparando molto.

Leonilde Zuccari

www.giornaledelladanza.com

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