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La danza è un motore culturale potente: intervista ai maestri Cakalli e Sulejmani

LUDMILL CAKALLI e TATIANA SULEJMANI

Ludmill Cakalli nasce a Tirana (Albania). Studia danza all’Accademia del Teatro dell’Opera di Tirana con il maestro Miltiadh Papa, già primo ballerino del Teatro Bolshoi di Mosca e con il maestro Daku Shtuni. Si diploma nel 1978 con il massimo dei voti. Dopo il conseguimento del diploma, a soli vent’anni entra a far parte del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Tirana in qualità di Solista e nelle stesso tempo, nonostante la giovane età, viene nominato docente presso l’Accademia di Ballo dell’Opera. Nel 1980, diventa Primo Ballerino e negli anni successivi interpreta tutti i ruoli principali dei grandi classici come: Basilio nel “Don Quixote”, Albercht in “Giselle”, Romeo in “Romeo e Giullietta” e i principali ruoli dei balletti nazionali albanesi. Si è esibito in varie parti del mondo nonostante le problematiche relative alle restrizioni imposte dal governo Albanese: nel 1972 in Cina (Pechino, Shangai, Changchun, Chagsha, Nanchino etc.); nel 1983 Germania (Monaco, Amburgo, Wiesbaden); nel 1984 in Turchia (Teatro Ataturk di Istanbul, Tekirdag etc.); nel 1985 in Grecia (Atene, Tessalonicco, Patrasso etc.); nel 1990-1991 in Italia. Nel 1985 viene nominato Maitre de Ballet del Teatro dell’Opera di Tirana e diventa assistente principale dei coreografi del teatro. Nel 1989 grazie a una Borsa di Studio governativa ha la possibilità di frequentare un corso di perfezionamento al Teatro alla Scala di Milano. In seguito a questo corso gli viene affidata la funzione di vice-direttore del Corpo di Ballo dell’Opera di Tirana. Nei primi anni Novanta decide di trasferirsi in Italia con la famiglia. Nel biennio 1996-98 frequenta il corso per “Maitre de Ballet” al Teatro alla Scala di Milano conseguendo il diploma con il massimo dei voti. Nel 1998 ha assunto la docenza dei corsi di danza classica presso la scuola di formazione per le arti e dello spettacolo MAS di Milano dove riscuote molto successo soprattutto per le sue master class di professionisti alle quali prendono parte étoile del calibro di Luciana Savignano, Marco Pierin e ballerini di tutto il mondo come Kledi Kadiu, Rossella Brescia e Natalia Estrada. A partire dal 2006 sempre al Mas, ricopre il ruolo di direttore artistico delle accademie denominate “Preparazione MAS” e “Profesione MAS” e di responsabile didattico per i corsi di danza classica. Nel 2016 termina la sua storica collaborazione con il MAS di Milano. Dal 1990 ad oggi tiene numerosi Stage in tutta Italia e partecipa in qualità di giudice nei maggiori concorsi di danza nazionali.

Tatiana Sulejmani nasce a Tirana (Albania). Inizia a studiare danza all’Accademia di Tirana sotto la guida del Maestro Agron Aliaj, già coreografo principale del Teatro dell’Opera di Tirana e diplomato al Bolshoi di Mosca. Nel 1978 consegue il Diploma ed entra nel Corpo di ballo dell’Opera di Tirana in qualità di Solista. Nel 1980 è nominata Prima ballerina e solo tre anni dopo diventa Étoile in assoluto dell’Opera di Tirana interpretando tutti i principali ruoli dei grandi classici come “Giselle”, Odette e Odile nel “Lago dei Cigni”, Clara ne “Lo Schiaccianoci”, Kitri in “Don Chisciotte”, Swanilda in “Coppèlia” ecc., e tutti i primi ruoli dei balletti nazionali albanesi. Si è esibita in numerosi Paesi del mondo quali: Cina, Turchia, Grecia, Germania, Francia, Italia e molti altri. Nel 1989 Tatiana Sulejmani riceve l’alto titolo governativo di “Artista al Merito” della Repubblica di Albania. Dal 1992 Tatiana vive in Italia con la famiglia dove insegna danza in diverse scuole del nord Italia ed in particolare è stata docente di danza classica presso la scuola di formazione per le arti dello spettacolo MAS Music Arts and Shows di Milano. Attualmente tiene numerosi Stage in tutta Italia e partecipa in qualità di giudice nei maggiori concorsi di danza nazionali.

Cari Ludmill e Tatiana, iniziamo con un po’ di ricordi… quando vi siete accorti di amare la danza?
Ludmill:
Non è stato un amore fulmineo. È nato tutto molto lentamente. Da piccolo, circa ad otto anni, i miei genitori mi avevano iscritto ai primi corsi di danza a Tirana, che si tenevano al Palazzo dei Pionieri: in quel luogo il Governo istituiva numerosi corsi per bambini tra cui quello di cucina e falegnameria fino ad arrivare alla danza. È stato il primo incontro con l’arte coreutica e, in quel periodo, venni notato dai maestri del Teatro dell’Opera per la predisposizione tersicorea: è stato il mio “biglietto d’ingresso” per l’Accademia, all’età di undici anni.
Tatiana:
Mia madre – di origine russa – ha sempre amato la danza come forma d’Arte. Un giorno, da piccola, mi ha portata a vedere al cinema un film russo (ovviamente ballato) dedicato a Cenerentola. Da quel momento ho capito quale carriera avrei intrapreso da grande: la danza.

La vostra famiglia vi ha sempre supportato in questa scelta?
Ludmill/Tatiana:
Attualmente abbiamo visto tantissimi genitori preoccupati per la scelta dei loro figli: un ragazzo che decide di fare danza non sempre è visto di buon occhio. Ancora oggi non tutte le famiglie considerano la danza un’attività virile al pari del calcio oppure di altri sport. Il “gender gap” rimane profondo in questo mondo. In Albania, ai nostri tempi, ma anche oggi, scegliere la danza viene considerata uguale a qualsiasi altra attività e, i nostri genitori, oltre a supportarci sono sempre stati molto orgogliosi della scelta intrapresa.

Quale situazione, politica e sociale, avete vissuto da giovani in Albania durante la vostra formazione?
Ludmill/Tatiana:
In Albania, la danza come le altre arti, sono state costantemente il fiore all’occhiello della società. Chi si dedicava a questo tipo di attività era maggiormente tenuto in considerazione e la sua formazione era di altissimo livello. L’arte era l’espressone del Governo. Purtroppo però, c’era anche un rovescio della medaglia. Desideriamo fare un esempio concreto: tutto il repertorio classico era stato profondamente rivisto a seguito del rigidissimo “realismo socialista”.

Che ricordi conservate degli anni trascorsi all’Accademia del Teatro dell’Opera di Tirana?
Ludmill/Tatiana:
Abbiamo praticamente speso tutta la nostra vita all’interno dell’Accademia e per noi il Teatro dell’Opera rappresentava il nostro mondo. Lì dentro siamo diventati adulti e abbiamo imparato praticamente tutto quello che c’è da conoscere sul “teatro”. Da allievi, abbiamo avuto la possibilità di prendere parte ad alcuni dei grandi spettacoli, portati in scena dai ballerini professionisti del Teatro. L’aspetto saliente che ricordiamo ancora oggi è la tourneé avvenuta nel 1972 (della durata di due mesi) nella Cina della rivoluzione culturale voluta da Mao Tse-tung. Avevamo solo tredici anni, abbiamo avuto modo di confrontarci con numerosi artisti (ballerini) cinesi e conserviamo nei nostri cuori quella splendida ed irripetibile esperienza, sia dal punto di vista culturale e sociale che artistico.

A distanza di anni a chi va la Vostra massima gratitudine per i maestri avuti nel periodo di formazione tersicorea?
Ludmill: I maestri a cui va la mia più grande gratitudine sono Miltiadh Papa (diplomato a pieni voti alla scuola del Teatro Bolshoi di Mosca) e Daku Shtuni (primo ballerino del Teatro dell’Opera di Tirana) i quali mi hanno trasmesso tutto il loro sapere senza mai risparmiarsi.
Tatiana: La mia gratitudine è indirizzata al maestro, coreografo e direttore del corpo di ballo Agron Aliaj. I suoi insegnamenti sono stati fondamentali per la mia crescita professionale. Una volta conclusa l’Accademia (ed entrata in teatro) sono stata affidata a Ganimet Vendresha – prima ballerina dell’epoca – grazie alla quale ho appreso le giuste correzioni per i ruoli principali delle opere messe in scena al teatro.

In quale occasione siete saliti per la prima volta in palcoscenico sia da allievi che da professionisti?
Ludmill: Da allievo – al quinto corso – correva l’anno 1974, la prima volta che salii sul palcoscenico fu per una casualità. Un membro del corpo di ballo si era infortunato e cercavano un sostituto. Il coreografo mi indicò come l’allievo più adatto perché sarei stato l’unico in grado di apprendere tutta la coreografia (abbastanza complicata) in un paio di ore. E così fu: presi parte ad un ruolo del Corpo di ballo nonostante fossi ancora un allievo. In età adulta invece, il primo ruolo da professionista fu quello di Pablo nel balletto “Lola”, un’opera che raramente veniva rappresentata in Occidente.
Tatiana: Il mio primo ruolo importante – quello “vero” – che mi ha vista calcare il palcoscenico è stato Lisa nell’opera “La fille mal gardée” durante un serata di Gala.

Che ricordo avete del giorno del Diploma?
Ludmill/Tatiana: Il giorno del Diploma è stata una giornata memorabile per entrambi. Eravamo già una coppia nella vita e il finale dell’esame del diploma si è concluso proprio con un passo a due tratto da “La fille mal gardée”. È stato bellissimo per noi condividere quel momento così importante che ha segnato l’inizio della nostra carriera insieme, nella danza e nella vita. Nonostante fossimo neodiplomati, il direttore del corpo di ballo volle inserire il nostro passo a due in un Gala a cui presero parte solo i primi ballerini e solisti del teatro. Per noi fu una delle prime grandi soddisfazioni!

Tra tutti i ruoli interpretati a quali vi sentite più affezionati?

Ludmill: Non mi sono mai affezionato ad un personaggio in particolare e ho sempre amato indossare svariate “maschere”: da Sigfrid ad Albrecht, da Basilio al Principe de “Lo Schiaccianoci”. I ruoli che però ho maggiormente prediletto, sono quelli dal forte carattere drammatico. Non dimenticherò mai quando, al termine dello spettacolo “Cuca e Maleve” (La figlia dei monti, un balletto albanese) messo in scena al Teatro Ataturk di Istanbul, un giornalista albanese, che stava preparando il servizio per il giorno seguente, si avvicinò per dirmi che il pubblico era andato in visibilio grazie al personaggio che interpretavo e cioè il prete malvagio.
Tatiana: Ho sempre amato tutti i personaggi di cui ho vestito i panni. Quello che però ho maggiormente preferito è il ruolo di Kitri nel “Don Quijote” perché mi permetteva di esprimere appieno la mia espressività e forza fisica. Non so perché ma il ruolo di Kitri mi faceva sempre sentire “fuori dal comune”. Ruolo che inoltre ha smentito tutti coloro che mi credevano un semplice “cigno”.

La danza in Albania quanto è importante per il popolo?
Ludmill/Tatiana:
La danza, nella cultura albanese, è molto radicata. Se in Italia nelle occasioni importanti si intraprendono discorsi, si scrivono poesie (non per niente si dice “italiani popolo di santi, poeti e navigatori”). In Albania invece nelle grandi occasioni si balla e si canta. Questo fatto è molto rappresentativo del nostro popolo ma anche dell’importanza che è stata data alla danza nel corso dei secoli.

Una volta giunti in Italia come è stato l’impatto con una cultura e una metodologia sicuramente diverse dai scenari artistici albanesi?
Ludmill/Tatiana:
In Albania abbiamo sempre studiato con il metodo Vaganova (eccellenza della scuola russa), anche perché era l’unico accettato nel nostro Paese, all’epoca del rigido regime. Una volta giunti in Italia abbiamo approfondito altre metodologie di studio come la scuola danese, francese, americana, etc. Questo ha allargato i nostri orizzonti nell’insegnamento della danza.

Al Teatro alla Scala di Milano che tipo di esperienza è stata e come vi ha arricchito non solo dal punto di vista professionale?
Ludmill/Tatiana:
Al Teatro alla Scala di Milano, abbiamo frequentato un corso biennale per Maitre de Ballet (corso che purtroppo oggi non esiste più): per otto ore al giorno approfondendo le nostre conoscenze coreutiche in ogni loro forma e aspetto. Dall’anatomia della danza alla notazione Laban. Due anni di alta formazione artistica che in pochi hanno avuto la fortuna di frequentare.

Quando avete deciso di smettere i panni di danzatore e come e quando è avvenuto l’addio alle scene?
Ludmill:
Non c’è stato un vero e proprio addio alle scene. Ho sempre insegnato all’Accademia di Danza del Teatro dell’Opera di Tirana, sin da quando avevo ventuno anni. Il mio è un caso abbastanza unico nel suo genere in quanto solitamente ci si focalizza solo sulla carriera di danzatore. Questa doppia formazione ha fatto sì che il passaggio fosse graduale e per me quasi impercettibile. Ancora oggi quando dico ai miei allievi che ho quarant’anni di insegnamento alle spalle, quasi mi stupisco da solo.

La danza classica accademica e la danza contemporanea come possono convivere nella formazione di un allievo?
Ludmill/Tatiana:
Queste due discipline devono convivere tra loro per poter creare un danzatore completo sotto ogni punto di vista. Di certo c’è che bisogna prediligere la danza classica in tenera età, in quanto è l’unica materia in grado di formare e avviare correttamente un bambino al mondo tersicoreo.

Cos’ha significato, dopo tanti anni, scoprire la passione per la danza e trasformarla in professione?
Ludmill/Tatiana:
La danza è una disciplina “insidiosa”: scegli già in tenera età di intraprendere un’Accademia pur non sapendo realmente se da grande quello sarà il tuo futuro. Abbiamo avuto la fortuna di amare questa disciplina sin da subito, un amore lungo e profondo che con il passare dei giorni cresce sempre più. La trasformazione da passione a professione è stata del tutto naturale perché l’amore per la danza cresce insieme a te finché diventa un tutt’uno.

La danza, come è cambiata dai Vostri tempi ad oggi?
Ludmill/Tatiana:
Se oggi Galina Ulanova si incontrasse con Svetlana Zakharova non crederebbero entrambe di praticare la stessa disciplina. I ballerini di un tempo erano famosi per la loro drammaticità e interpretazione – seppur con qualche acciacco tecnico – oggi invece ne sono famosi per la qualità tecnica, pulita e cristallina, senza sbavature di alcun genere. Diciamo quindi che quello che è cambiato davvero è il raggiungimento di un elevatissimo standard tecnico conseguito anche grazie ai nuovi metodi di esercizio fisico, alimentazione etc.

Come si riconosce il “talento”?
Ludmill/Tatiana:
Purtroppo la danza è una disciplina molto selettiva: se non si hanno certi requisiti fisici non si potrà ambire a certi tipi di ruoli. L’altra faccia del talento però è composta da una dote nascosta, non sempre misurabile o visibile agli occhi umani. Qualcuno, non appena sente la musica, è in grado di parlare con il proprio corpo perché possiede la danza nel sangue. La confidenza nel movimento unita alle predisposizioni fisiche rendono un individuo dotato di talento.

Lumiltà: quanto conta nella danza e nel balletto?
Ludmill/Tatiana:
L’umiltà è un valore fondamentale per un danzatore; umiltà che però deve correre di pari passo con la stima per se stessi. Molto spesso questo aspetto può tendere a sottovalutare le proprie capacità e ciò non deve mai avvenire. L’umiltà è un valore positivo che può aiutare un danzatore ad apprendere ogni giorno e a non sentirsi mai arrivato.

La danza, intesa come Arte e Cultura, quale “messaggio” deve esercitare sui giovani?
Ludmill/Tatiana:
La danza insegna tanti valori ai giovani d’oggi: l’amore e il rispetto per la diversità, per il proprio corpo. Si tratta di un motore culturale potente in grado di coinvolgere persone di ogni genere e ogni età. La danza non è solo perfezione fisica ma anche passione per il movimento e per la libertà espressiva.

 Michele Olivieri
Foto: Archivio
www.giornaledelladanza.com

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