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Niente è impossibile, o quasi: intervista a Cristina Bozzolini

Cristina Bozzolini

Cristina Bozzolini, nata a Firenze nel 1943, ha iniziato giovanissima lo studio della danza, perfezionandosi con Daria Collin, prestigiosa insegnante olandese, cui si deve la formazione della prima qualificata generazione di danzatori professionisti a Firenze. Negli anni Sessanta ha affinato la propria preparazione presso gli “Studi Wacher” di Parigi ed alla “Scuola Internazionale di Cannes”. All’età di sedici anni ha iniziato un’intensa attività professionale presso i maggiori teatri italiani, entrando successivamente nel Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino, dove fin dall’inizio interpreta ruoli di solista e dal 1971 è prima ballerina stabile. Dalla metà degli anni Settanta, stabilisce con il M° Eugène Polyakov, Direttore del Corpo di Ballo, un lungo rapporto di intensa collaborazione e solidarietà artistica. Nel 1969 ha partecipato al Festival di Spoleto, ai famosi Gala del Teatrino delle Sei, organizzati da Alberto Testa ed ha ricevuto il Premio Positano per la danza. Nella sua carriera di prima ballerina ha interpretato importanti ruoli del repertorio classico e moderno, danzando spesso a fianco di famosi interpreti quali Nureyev, Barishnikov, Godunov, Bortoluzzi, Vassiliev, Russillo ed Amodio. Intensemente impegnata anche sul piano organizzativo e nella politica culturale della sua città, ha fondato nel 1970, con qualificati operatori culturali fiorentini, il “Centro Studi Danza”, oggi “Scuola del Balletto di Toscana”, dedicandosi alla promozione di un rinnovamento della didattica della danza, sostenendone un nuovo rilievo sul piano sociale e culturale. Nel 1975, ha costituito il “Collettivo Danza Contemporanea” di Firenze, incrementandone, in dieci anni di attività, tanto la produttività quanto il livello qualitativo, con la partecipazione di un qualificato gruppo di colleghi danzatori dello stesso Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino ed avvalendosi della collaborazione, da allora in poi costante ed impegnata, di Riccardo Donnini, suo compagno di vita e di lavoro. Nel 1983, quarantenne, ha lasciato il Teatro Comunale di Firenze e si è dedicata con maggiore intensità all’insegnamento e alla coreografia. Dopo dieci anni di importanti esperienze con il Collettivo, nel 1985, ha fondato il “Balletto di Toscana”, di cui ha sempre curato la direzione artistica. Per l’immediato, crescente successo di questa nuova formazione, di alto valore professionale, nel maggio 1987 ha ottenuto il “Premio Tersicore della Accademia Internazionale delle Muse”, nuovamente il “Premio Positano per la Danza” e, sia nel 1989 che nel 1993, il “Premio Danza & Danza”. Dal 1985 a tutto il 2000, Cristina Bozzolini ha costruito per il “BdT” un organico di danzatori solisti ai massimi livelli di capacità tecniche ed espressive, con un repertorio di alto profilo internazionale, con coreografie di Hans Van Manen, Nils Christe, Ed Wubbe, Cristopher Bruce, Angelin Preljocaj, Cesc Gelabert insieme alle creazioni dei migliori talenti della nuova generazione di Autori italiani, tra i quali Fabrizio Monteverde, Mauro Bigonzetti, Virgilio Sieni, Eugenio Scigliano. Con tale spessore di produzione artistica il “BdT” si è presentato sui più prestigiosi palcoscenici italiani ed in numerose tournèe in Europa e nel mondo, conquistandosi una fama internazionale. Conclusasi l’esperienza del “BdT” ed attivata una procedura di fusione con la storica Compagnia romana, dalla primavera del 2002 ha assunto la co-direzione artistica del “Balletto di Roma”, rapidamente qualificandone il nuovo organico di giovani danzatori di talento, ai vertici di valore in campo nazionale. Unitariamente a tale incarico, ha comunque mantenuto il suo impegno nella direzione e nella cura della “Scuola del Balletto di Toscana” a Firenze, prestigioso centro di formazione professionale di rilievo nazionale, dotandolo anche di una qualificata attività di produzione e di tirocinio professionale con la Compagnia giovanile “Junior Balletto di Toscana”, che dopo soli tre anni di programmazione in importanti Teatri e Festival italiani, è apprezzata e considerata da critica e pubblico il nuovo “fiore all’occhiello” della danza italiana. Data la sua vasta esperienza d’insegnamento e le sue competenze di alta specializzazione nella didattica della danza, viene invitata costantemente a condurre corsi e stage di aggiornamento e perfezionamento per insegnanti in numerose regioni italiane. Questo livello di esperienza e competenza ha determinato il conferimento dell’incarico di Direzione didattica dei nuovi programmi di iniziativa di alta formazione professionale attivati per il 2008 dalla “Fondazione Nazionale della Danza/ Aterballetto”. Nel febbraio 2008 assume la direzione artistica della “Compagnia Aterballetto” che mantiene fino a luglio 2017. Nell’aprile del 2013 alla Fonderia di Reggio Emilia è stato consegnato a Cristina Bozzolini, già prima ballerina Maggio Danza di Firenze, poi anima del Balletto di Toscana, attualmente direttrice della Scuola del Balletto di Toscana e della Compagnia Junior BdT, e per lungo tempo direttrice artistica dell’Aterballetto, l’ambito Premio alla Carriera 2013 by Fnasd nella Giornata Internazionale della Danza. Tra i vari premi ricevuti anche il “Danza e Danza” per la “Giselle” di Eugenio Scigliano nel 2013 e al “Romeo e Giulietta” di Davide Bombana nel 2016 con la compagnia “Junior Balletto di Toscana”. Infine sempre per “Danza e Danza” ha ricevuto il Premio alla Carriera nel 2016.

Gentile signora Bozzolini, da dove nasce il suo amore per la danza e chi l’ha indirizzata inizialmente verso quest’arte?
Sono stata io a voler studiare danza, forse perché avevo visto il film di Visconti “Bellissima” con Anna Magnani.

Che ricordi conserva della sua prima scuola di danza, della prima maestra e della primissima lezione?
Molto affascinante e la sensazione di entrare in un mondo speciale.

Mentre degli “Studi Wacher” di Parigi e della “Scuola Internazionale di Cannes”?
Le lezioni che ho preso negli studi Wacker di Parigi accanto a prestigiosi danzatori del Teatro dell’Opéra con grandi maestri, sono state tra le più belle della mia carriera. Anche a Cannes molto interessanti e prestigiose.

Quali emozioni rivive nel pensare al giorno della nomina a prima ballerina del Maggio Danza di Firenze? Che anni erano per la cultura della danza?
Inutile dire: una grande gioia e soddisfazione anche perché sapevo che questa nomina sarebbe stata utile in futuro, come poi si è verificato, per avere l’autorevolezza di intraprendere molti progetti per lo sviluppo della danza italiana. Erano anni di grandi speranze e fermenti positivi.

Una volta dato l’addio alle scene come si è avvicinata alla professione di coreografa e direttrice?
C’è stato un momento nel quale ero indecisa se dedicarmi alla coreografia o alla Direzione, poi ho optato per la seconda ed è stata la scelta giusta: il mio talento era per fare questo. Ho sempre sognato di avere una mia compagnia!

Come reputa l’attuale livello e metodo d’insegnamento coreutico nel nostro paese?
Molto volenteroso e appassionato, con alcune scuole di qualità, ma la maggior parte ancora carente di metodologia della didattica della danza.

Se dovesse stilare una classifica dei momenti più importanti ed emozionanti della sua carriera dagli inizi ad oggi, quali ritiene siano stati quelli più significativi sia a livello artistico che umano?
Sono troppi per raccontarli in questo contesto, visto il numero di grandi artisti con i quali ho lavorato. Come danzatrice interpretare il ruolo “la ragazza in blu” nel balletto “Les Biches” (che purtroppo pochi teatri hanno in repertorio nonostante sia un capolavoro) e impararlo con la coreografa Bronislava Nijinska. Avere come maestro per tanti anni Eugene Polyokov. Aver conosciuto tanti meravigliosi coreografi di livello internazionale ed aver aiutato ad emergere molti coreografi italiani che sono diventati veramente bravi.

Tra tutti gli incontri di “danza” avuti nel corso di una straordinaria carriera chi l’ha colpita in particolar modo e perché?
Non posso fare pochi nomi perché mi sembrerebbe di tradire gli altri, in molti mi hanno fatto vivere momenti di felicità e gratificazione; sentivo che davo un forte contributo alla crescita della qualità della danza soprattutto italiana.

Qual è il balletto che ha più amato, in veste di ballerina, del repertorio e quello di danza contemporanea?
Il ruolo di Mirta nel balletto “Giselle”, “la ragazza in blu” sopracitato e con il “Collettivo Danza Contemporanea” il Balletto dedicato a Baudelaire con coreografie di Eugene Polyokov e Susana Zimmermann.

Mentre sul lato coreografi, chi sono stati i suoi prediletti del passato e chi guarda ad oggi con occhio particolare?
Come innovatrice dei linguaggi contemporanei Marta Graham. Poi il primo della lista Jiri Kylian, straordinario, di seguito Merce Cunningham, Lar Lubovich, Angelin Preliocaji, Ohad Naharin. Oggi i migliori internazionali Johan Inger, Andonis Foniadakis, Crystal Pite e in Italia Bigonzetti, Monteverde, Sieni, Zappalà, Scigliano, Di Stefano, Rizzo e seguo con grande interesse la nuova generazione della danza contemporanea italiana.

Un suo ritratto per il grande maestro Polyakov con il quale ha lavorato intensamente?
Un grande maestro e ricostruttore speciale del repertorio classico dell’ ‘800 e del ‘900. Un amico prezioso e autorevolissimo al quale era impossibile mancare di rispetto. Una mentalità apertissima perché amava tutti i tipi di danza purché fatti con qualità. Insieme a tutto questo ci siamo anche tanto divertiti!

Del “Collettivo Danza Contemporanea” cosa porta con sé oggi? Che anni sono stati quelli per la ricerca e la sperimentazione coreografica proseguita poi con la sua direzione al Balletto di Toscana?
Sono stati anni importantissimi e fecondi di grandi aspettative e anche “sogni”, lo possiamo dire. Era un piacere poter fare e scegliere quello che ci interessava di più e nonostante affrontassimo le spese delle attività quasi tutto da soli, abbiamo avuto giovani, ma anche importanti coreografi come ad esempio Micha Van Hoecke. Davvero sperimentavamo e per quel momento storico-sociale era eccezione.

Tre realtà molto care a Lei, Aterballetto, Scuola del Balletto di Toscana e la Compagnia “Junior Balletto di Toscana”, quali sono le sue linee guida e cosa le sta particolarmente a cuore nella direzione di una Compagnia e di un centro professionale?
Essere una competente, autorevole, intelligente ed umana direttrice e questi quattro elementi di comportamento sono complicati da spiegare in una risposta; comunque anche per questo ci vuole talento.

È di questi giorni la notizia del cambio alla direzione artistica di Aterballetto. Cosa conserverà di più bello in questi quasi dieci anni di direzione?
Tante e troppe cose da descrivere in poche righe, solo alcune: il mio rapporto con i danzatori, la stima e l’affetto che ho dato e ricevuto da tutte le persone che in questi dieci anni hanno lavorato al mio fianco, la sfida di ricostruire – come abbiamo fatto – un repertorio prestigioso dopo la partenza di Bigonzetti e lasciare una compagnia di artisti meravigliosa.

Ma continuerà a collaborare con Aterballetto anche se non più in veste di direttrice artistica?
A questa domanda non posso rispondere con certezza perché per ora direi di NO, ma nella vita avvengono sempre cose nuove.

Quali sono i suoi progetti professionali per il futuro, ora che sarà più libera dall’impegno in Ater?
Tanti, tanti davvero, ma come sempre quello che mi appassiona di più è aiutare a far progredire e crescere la coreografia italiana. Tengo moltissimo alla mia Compagnia Junior Balletto di Toscana, ma anche lavorare con altre organizzazioni di produzione di danza contemporanea di qualità.

Possiede qualche rimpianto sul lato artistico?
Dal punto di vista artistico nessuna, da quello economico non vale la pena neppure di cominciare a parlarne, sarebbe un discorso infinito e poco piacevole.

Si è mai accostata, in prima persona, al lavoro coreografico?
Intelligentemente, non ho mai fatto coreografie.

A suo avviso, dopo tanti anni in palcoscenico e sala prove, oltre alle doti fisiche e tecniche, quali sono i presupposti fondamentali per diventare un artista?
Personalità, passione, espressività artistica, intelligenza, determinazione, ma più precisamente essere convinti che niente è impossibile, o quasi!!!

Oltre la danza, quale altre passioni coltiva?
In questi dieci anni di doppia direzione c’è rimasto poco tempo per altro, ma le mie passioni sono: l’opera lirica e naturalmente la musica, soprattutto il repertorio del ‘900 e in special modo l’Espressionismo tedesco, viaggiare per vacanza, la lettura delle biografie e il giardinaggio.

Nella sua carriera ha goduto di innumerevoli collaborazioni illustri. Le faccio qualche nome e mi associa un suo ricordo o un aggettivo.
Alberto Testa?
Colto e ironico

Rudolf Nureyev?
Esempio assoluto di cultura ballettistica che solo lui conosceva. Mi ha svelato molti significati di gesti e passi di balletti comunemente considerati banali che invece racchiudevano l’essenza di grandi balletti importanti.

Mikhail Barishnikov?
Una forza della natura come energia fisica e tanta dolcezza d’animo nel proporsi nei rapporti con gli altri.

Paolo Bortoluzzi?
Eleganza e grande disponibilità.

Vladimir Vassiliev?
L’unione tra la grande tecnica e il grande senso artistico.

Amedeo Amodio?
La persona più adatta ad essere Direttore della prima riuscita esperienza di Aterballetto.

Mauro Bigonzetti?
Bravo coreografo che in Italia ha rinnovato il balletto Neoclassico e perfetto in “sala ballo” nel rapporto con i danzatori.

Fabrizio Monteverde?
Il migliore in Italia per raccontare con la coreografia qualsiasi tipo di lavoro letterario, nonché riprendere in chiave contemporanea i balletti del repertorio classico.

Virgilio Sieni?
Capace di rinnovarsi e trovare sempre elementi diversi per esprimersi nella danza contemporanea.

Eugenio Scigliano?
Ha saputo creare uno stile personale ispirandosi alle capacità di movimento del suo corpo, è bravo per esprimere le emozioni del mondo al femminile.

Cosa vuol dire poter lavorare con un gruppo stabile di ballerini?
Grandi vantaggi artistici per la crescita che ogni danzatore può fare, può avvenire qualche svantaggio di comportamento per la confidenza e la sicurezza che si possono creare.

Come non ricordare la sua presenza al Balletto di Roma. Quali sono i momenti più significativi legati a questa esperienza?
Le possibilità artistiche sono state troppo poche. È stato bello come sempre il rapporto con Monteverde, ma soprattutto con Stefania Di Cosimo per la passione e la stima che ci unisce e che resiste nel tempo.

Negli ultimi anni in Italia si stanno chiudono tutti i Corpi di Ballo degli Enti lirici, quali sono i reali problemi per cui la danza viene sempre relegata a “Cenerentola” delle arti?
Questa domanda è troppo complicata e avrei tanto da dire con tutta la mia esperienza, ma preferisco neppure cominciare, sarebbe necessario un intero libro!

In conclusione, Le chiedo una definizione per rappresentare l’essenza e l’alchimia delle danza e del balletto?
La danza ed il balletto sono due cose diverse, ma qualche volta si possono incontrare per miracolo!


Michele Olivieri
Foto: Archivio
www.giornaledelladanza.com

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