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Omaggio a Silvio Oddi

Silvio-Oddi

Ripubblichiamo l’intervista del 17 febbraio 2011

 

All’età di 17 anni inizia la sua carriera di ballerino nella trasmissione più importante della rete Rai, Fantastico. Viene notato da Lorella Cuccarini che lo vuole con sé a Buona Domenica ed arriva la notorietà. Curioso per natura, sceglie di abbandonare la carriera televisiva per una danza più ricercata e scopre così il piacere di insegnare e la voglia di creare coreografie. L’intervista del giornaledelladanza.com a Silvio Oddi.

 

 

Come mai hai scelto la danza nella tua vita?

Potrà sembrare una risposta banale ma è stata la danza a scegliere me. Io facevo tutt’altro, ero studente di Liceo Classico e ricordo che ero curiosissimo quando guardavo le mie compagne che facevano danza e provavano le coreografie. Un giorno, avevo circa 16 anni, andai a fare danza per la prima volta e da quel momento è iniziato tutto.

Ti aspettavi allora tutto quello che ti sarebbe accaduto facendo il ballerino?

No, affatto, la danza per me è stata sempre e solo frutto di una passione spontanea, non ho mai avuto nessun obiettivo nemmeno di carattere lavorativo, forse è anche per questo che poi col tempo ho anche cambiato genere di danza passando da un modello più televisivo ad uno più teatrale.

Essendo stato primo ballerino nelle più importanti trasmissioni televisive, hai mai sentito il peso di essere un esempio per chi ti guardava?

No, mai. Io ero molto giovane e non mi rendevo affatto conto del successo che avevo intorno, per assurdo l’ho capito molto tempo dopo quando magari mi è capitato che qualcuno mi fermasse per strada per farmi i complimenti o per dire di avermi seguito come esempio. Non ho mai amato le cosiddette “corti” ovvero quelle persone che ti stanno accanto elogiandoti dalla mattina alla sera, preferisco i rapporti veri. Al di fuori della sala prove poi facevo tutt’altro, la mia vita di sempre, con i miei amici.

Qual è il sacrificio più grande che richiede questa disciplina?

Sicuramente la tenacia, il ballerino deve sempre essere forte in quanto non esiste il momento in cui si può rilassare, né fisicamente né mentalmente. Se si vuole andare avanti e non fermarsi a fare il coreografo delle “letterine”, fermo restando che ognuno ha le proprie aspirazioni, allora bisogna lavorare sempre, anche culturalmente, tenendosi aggiornati e guardano cosa c’è di quest’arte nel mondo.

Mi descrivi il mondo dei ballerini?

Il ballerino deve stare dalla mattina alla sera in sala prove, spesso a discapito di tutto il resto. In realtà è questo quello che viene richiesto ad un danzatore, sforzare il fisico e non pensare troppo anche perché il ballerino che pensa troppo può essere anche un fastidio. Il risvolto della medaglia è che chi fa questo lavoro ha il privilegio di vedere realizzata la propria passione.

Quanto è importante per una danzatore saper interpretare?

L’interpretazione è l’elemento che crea la differenza tra l’allievo ed il professionista, è lo step successivo alla tecnica, usare un corpo per raccontare. É chiaro che per poter fare questo bisogna avere grande consapevolezza del proprio corpo e questo lo si ottiene solo dopo molti anni di studio. Personalmente prediligo le esibizioni in cui trovo un racconto e non le semplici esternazioni della tecnica.

Un’altra tua grande passione è la recitazione

Si è vero, mi piace moltissimo specie per la possibilità di esprimermi con la voce, cosa che da danzatore non è chiaramente possibile. Ho fatto anche delle esperienze in alcuni film e mi è piaciuto molto, diciamo che mi piacciono tutti i tipi di arte.

Ancora oggi ti esibisci spesso sul palcoscenico, provi sempre le stesse emozioni?

Purtroppo e per fortuna si. Ho la stessa tensione e adrenalina della prima volta e questo mi piace moltissimo, certo con gli anni ho acquisito una consapevolezza maggiore di me e quindi riesco a gestire la scena con più padronanza, però tutto quello che avviene prima non è affatto cambiato.

Un giudizio sulla danza in televisione

La tv, se usata bene, può essere un grandissimo strumento di cultura come succedeva una volta con la Maratona della Danza di Vittoria Ottolenghi, il problema è che le dinamiche televisive badano più all’odiens e alla pubblicità.

Quanto sono importanti oggi trasmissioni come Amici di Maria De Filippi?

Indubbiamente hanno un ruolo molto importante perché creano informazione sulla danza. Ci sono a volte delle situazioni spiacevoli come lo scontro tra allievo ed insegnante ed essendo in televisione è importante far capire a chi guarda che ognuno deve mantenere il proprio ruolo e che per imparare bisogna prima rispettare.

Un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe molto potermi occupare di più di coreografia e poter coltivare più a fondo un’altra mia passione che è lo Yoga. 

 

Alessandro Di Giacomo 

www.giornaledelladanza.com 

 

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