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Scuole di Danza chiuse da due mesi. Ci vuole un piano, per non morire

“I centri sportivi e le scuole di danza sono ormai chiusi da due mesi e le entrate su cui si sostiene lo sport, prevalentemente istituzionali, derivanti da quote sociali o di tesseramento e la già nota difficoltà di accesso al credito non consentono di superare facilmente questo drammatico momento, anche nella considerazione del fatto che ci stiamo avvicinando al periodo estivo.

I mesi che vanno da marzo a giugno sono notoriamente quelli con maggiore attività sportiva”, fanno sapere dalla Pasbem.

Si contano già 100 mila associazioni dilettantistiche sparse sul territorio nazionale che lamentano una forte crisi provocata dal fatto che 12 milioni di tesserati non praticano più attività sportiva come prima dell’esplosione della pandemia. 

Una perdita significativa per il settore, soprattutto se consideriamo che nel 2019, le prenotazioni di corsi e lezioni per i mesi di febbraio e marzo hanno pesato sul totale dell’anno per il 15 per cento. Cosi un milione di persone, quasi tutti precari, sono rimasti da un giorno all’altro senza reddito.

Più nel dettaglio, il covid-19 e le misure restrittive per fronteggiare la crisi sanitaria hanno avuto un forte impatto negativo sull’industria dello Sport&Wellness, scuole di danza, un mercato che rappresenta il 5,3% dell’economia globale e che vale in Italia circa 10 miliardi di euro.

Secondo la previsione fornita dalla Confederazione dello Sport, questo settore perderà almeno 1 miliardo di euro, con almeno 30 mila associazioni e società sportive dilettantistiche costrette a sciogliersi nei prossimi mesi. Una tendenza che avrà pesanti ripercussioni anche sul mercato immobiliare, visto che uffici, palestre, piscine e altre strutture non genereranno redditi per il locatario.

In particolare, un discorso a parte va fatto per le piscine, che in Italia sono circa 1500 e i praticanti, fra tesserati e non, 5 milioni. La manutenzione degli impianti è necessaria e i costi sono altissimi anche quando questi restano chiusi: tra energia, acqua e filtri, proprietari e gestori spendono tra i 10 e i 12 mila euro al mese. Il blocco delle strutture inoltre finisce anche per danneggiare di più i macchinari.

Redazione www.giornaledelladanza.com

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