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Vivere di danza contemporanea?

Inform-azione di Joseph Fontano

Dove si studia la danza contemporanea in Italia e in Europa? Ci sono compagnie professionali? Molti giovani talenti hanno voglia di studiare la danza contemporanea ad altissimo livello, e in Italia ci sono varie scuole di danza private che offrono lo studio della danza contemporanea a buoni livelli, oltre all’unica Accademia dello stato. Di sicuro manca una struttura che si occupa solo e unicamente della danza contemporanea o ancora della cultura della danza contemporanea così come avveniva negli anni settanta e ottanta a Roma presso il Centro Professionale di Danza Contemporanea. La danza contemporanea non è fare solo dei movimenti liberi o con modalità diverse dalla danza classica. La danza contemporanea è un modo per affrontare la ricerca del corpo senza concetti prestabiliti, e oggi più che mai attraverso l’interazione tra le varie arti dello spettacolo dal vivo e non.

Negli ultimi anni la danza contemporanea ha avuto una visibilità notevole. Moltissime compagnie di danza estere sono transitate in Italia nei festival più importanti a livello nazionale e internazionale, facendo conoscere sempre di più questa forma di danza estremamente valorizzata all’estero.

In Italia le compagnie di danza contemporanea vivono sul filo del rasoio, in quanto, solo alcune di quelle più consolidate ricevono sovvenzioni dal MIBAC e altre dalle Regioni e qualcuna dai vari enti locali. Però questo certamente non dà la possibilità a una compagnia di poter lavorare per 12 mesi all’anno. Molte compagnie non hanno fondi per pagare le prove ai danzatori, e quindi gli stessi sono costretti a trovare più lavori in modo da poter affrontare la vita quotidiana. A volte si pensa che un artista dello spettacolo dal vivo, in questo caso dell’arte della danza, viva solo di arte, e che non ha come tutti gli altri le spese da affrontare nella vita. Il lavoro e lo studio della danza è molto costoso e faticoso, e sopratutto non deve essere considerato uno sport e ne tantomeno un hobby quando si parla di professionisti. La realtà italiana fa si che i danzatori non sono pagati per il loro lavoro, non hanno rimborsi per le prove, e ne se si lavora in luoghi diversi dalla propria città, e per di più la compagna di danza forse riuscirà a fare cinque o sei spettacoli in un anno, con la fortuna (forse) di ricevere sessanta euro per la “serata”. Come può vivere un danzatore, un artista in questo modo?

Per diventare un danzatore professionista ci sono anni di studio e di dedizione per poi poter entrare nel “mondo del lavoro”.

Ma esiste un mondo del lavoro per la danza? I talenti Italiani per studiare e/o lavorare sono stati costretti ad andare all’estero. In Europa e nel mondo esistono strutture avveneristiche tanto da metterci in imbarazzo di fronte a quello che lo stato italiano investe per l’arte della danza.

Per lo studio della danza, l’Italia ha ancora dal 1948 una sola accademia dedicata all’arte coreutica. Mentre in altri paesi, in ogni grande città, esistono diverse strutture statali dedicate alla preparazione dei futuri danzatori, insegnanti, coreografi ecc.

Sono appena tornato da una piccola cittadina, Stavanger in Norvegia. Questa cittadina dove vivono 124.936 persone, ha una struttura universitaria invidiabile. (http://www.uis.no/frontpage/). L’università di Stavanger è totalmente gratuita e offre lauree in vari ambiti della danza. Potremmo parlare anche di molte scuole private e statali a livello universitario presenti in Europa che offrono un’eccellente programma per la danza: Trinity Laban UK, Codarts NL, Folkwang GE, Parts BE ecc.

Una cosa che accomuna questi istituti sono le loro strutture. In queste strutture, dove sono previste aule per le lezioni, un teatro, una biblioteca, uffici per l’amministrazione, spogliatoi per allievi e docenti, area relax, bar e/o mensa ecc. si capisce la capacita, l’impegno e la volontà che c’è da parte di questi paesi nel sostenere l’arte della danza. Le aule di danza sono ampi spazi che a volte sembrano hanger per gli aerei, teatri dove tutti i giorni sono programmati spettacoli di compagnie di danza, degli allievi e dei docenti stessi.

La danza in Europa è diventata parte integrante nella vita culturale. Che cos’è che blocca la crescita di quest’arte in Italia? Non c’è una volontà politica che possa dare un sostegno? Ci sono delle scuole di alto livello per la formazione? Occorre rivedere il sistema dell’Accademia Nazionale di Danza? Gli enti lirici con le loro scuole di ballo potrebbero avere più importanza? Le compagnie di danza sono sostenute abbastanza? Potrebbe cambiare la situazione attuale con la creazione di una compagnia di danza nazionale? Come queste ci sono molte altre domande da porsi. Adesso la parola passa a voi. Se avete soluzioni da suggerire o da proporre, scrivete in modo da aprire un dialogo.

Potremmo arrivare insieme a cercare e trovare soluzioni da proporre per sviluppare sempre di più il talento italiano nel mondo. Non dimenticate che gran parte della danza nasce in Italia: “Tramandate per via pratica durante tutto il Medioevo, solo nel Rinascimento vennero formalmente stabilite le regole per i passi e i movimenti che contraddistinguevano le singole danze. Durante questo periodo, soprattutto in Italia e in Francia, si affermò nelle corti principesche la figura del maestro di ballo, che conferì maggiore prestigio a feste e a cerimonie.” (//it.wikipedia.org/wiki/Danza_accademica).

Insieme possiamo condividere idee ed esperienze con un pubblico sempre più vasto. Inviate per mail le vostre esperienze, domande e eventuali proposte riguardo il settore danza.

Apriamo insieme un dialogo Inform-Azione.

 

Joseph Fontano

www.giornaledelladanza.com

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