Uno stereotipo, ormai idealmente affermato e radicato, quello che la danza, quella classica e accademica, deve essere fatta da ballerine snelle e fisicamente adeguate, secondo i canoni estetici rigidamente richiesti dal balletto classico. Ciò sta aprendo attualmente tra gli esperti del settore un interessante dibattito sul rapporto tra la danza e le malattie legate ai disturbi alimentari, come l’anoressia e la bulimia. E’ opportuno ricordare alcuni episodi recenti riguardo alla problematica dell’anoressia nella danza. Eclatante l’episodio del critico del prestigioso New York Times, Alastair Macaulay che criticò il peso, a suo avviso eccessivo, della ballerina del New York City Ballet, Jennifer Ringer. La ballerina aveva interpretato il ruolo della Fata Confetto, nella rappresentazione del balletto “Lo Schiaccianoci”, andata in scena presso il Lincoln Center di New York. E nella recensione su questa rappresentazione, Macaulay si lasciò sfuggire, per sottolineare la figura appesantita della ballerina, la seguente frase: “La Fata Confetto sembra aver mangiato qualche confetto di troppo”. Un commento esagerato e crudele? O tuttavia giustificato dal fatto che la danza classica richiede, o anzi pretende, la perfezione assoluta? Leggerezza, linee morbide ed eleganti, fisico asciutto e snello…questo è sicuramente il ritratto di una ballerina. Le risposte a queste domande vanno comunque ...
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