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Recensioni

A Lausanne le nuove stelle della danza del domani [Recensione]

Il “Prix de Lausanne” diretto da Kathryn Bradney (già prima ballerina, insegnante e maestra di ballo per il “Béjart Ballet Lausanne”) segue lo sviluppo dei futuri talenti della danza durante tutto l’anno mediante varie attività che culminano nel concorso di balletto classico più prestigioso. Sul grande palcoscenico svizzero sono sfilati i candidati che in qualche modo sono risultati già tutti vincitori. La prima edizione si svolse nel 1973 e da allora è un appuntamento di rilievo nell’individuare, promuovere e aiutare i migliori giovani talenti della danza in tutto il mondo. Quest’anno, le sessioni giornaliere – quasi sette ore quotidiane in diretta – e le selezioni sono state viste più di 375.000 volte su ARTE Concert, YouTube, Facebook e sul sito web del “Prix”. Per la prima volta le selezioni e le finali sono state trasmesse in streaming anche in Cina e commentate da Zhiyao Zhang (vincitore del Prix de Lausanne nel 2011). 86 degli 88 candidati inizialmente selezionati hanno partecipato alla competizione e 20 di loro hanno raggiunto la finale che si è svolta sabato 3 febbraio davanti al tutto esaurito del Teatro Beaulieu, e ben appunto in diretta streaming. Al termine delle finali la giuria ha selezionato 9 vincitori ...

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La Fille Mal Gardèe: un po’ di Parigi e un po’ di Londra a Roma, il grande successo di Eleonora Abbagnato [RECENSIONE]

Sogghigni, risate, sghignazzate, ridacchi, e un pubblico divertito ed entusiasta, questo, l’effetto collaterale (piacevole si intende) del balletto La Fille Mal Gardée in scena dal 2 al 9 maggio al Teatro Costanzi di Roma. Roma è una città imprevedibile dal punto di vista ballettistico, quando si apre il sipario la compagnia capitolina “dona” inaspettatamente sorprese piacevoli, come nel caso, dell’operazione di cartellone super riuscita nel riportare in scena, dopo più di venti anni dal lontano 1997, a Roma, un balletto come La Fille Mal Gardèe del coreografo Fredrick Ashton, un balletto dal respiro internazionale, danzato nei palcoscenici più prestigiosi del panorama ballettistico.  Al Costanzi va in scena già nel 1881, novantadue anni dopo la prima rappresentazione assoluta del 1789 al Grand Théâtre di Bordeaux. Data fondamentale per la rinascita del balletto è il 1960, quando alla Royal Opera House di Londra Frederick Ashton firma la sua edizione, ispirata al suo amore per le campagne del Suffolk. Nato nel 1904 in Ecuador, Ashton, uno dei padri fondatori del balletto inglese, è una delle figure più rappresentative della danza del XX secolo. Finalmente riapprodata all’Opera di Roma dopo oltre un ventennio di assenza grazie all’incessante lavoro della direttrice del Corpo di ballo ...

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Notre-Dame de Paris, la grande Danza è tornata a Roma, al Costanzi con Roland Petit

Colori, misticismo, emozioni visive e inconsce. Un corpo di Ballo “ritrovato”, quello dell’Opera di Roma, forte, preciso, elegante, capace. Un’operazione “Roland Petit”, quella di Eleonora Abbagnato, direttore del Corpo di Ballo del Costanzi dal 2015,  ben riuscita che ha trovato riscontro, prima di tutto, nel pubblico entusiasta e appagato, e poi dalla critica.   C’è Roland Petit. E’ passato da Roma per la prima volta con  “Notre-Dame de Paris”, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo e debuttato all’Opéra Garnier di Parigi nel 1965. Come una cometa ha lasciato una scia di applausi frenetici e di interrogativi. Che cos’è oggi Petit, Chi è comunque? Come intenderlo? E come amarlo? Non è facile rispondere. E anche le nostre sono solo ipotesi di lavoro. Come sempre. Ma una cosa è certa Petit appartiene alla storia della danza e alla sua genialità, asceso in pieno diritto –  nell’empireo dei parametri eterni, come ad esempio George Balanchine, che ormai è li: intoccabile e intramontabile.  I coreografi sono un pò come i vini: nei casi buoni, col passare degli anni migliorano e certe loro annate sono più felici di altre. Ecco perché è utile fare il punto su un grande titolo, riproposto a teatro, periodicamente cogliendolo in un dato ...

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Serata Philip Glass. Al Teatro dell’Opera di Roma, come accade per la primavera, sbocciano i fiori: ed erano profumati! [RECENSIONE]

E si!  E’ proprio il caso di dirlo: questa per il Teatro dell’Opera di Roma diretto dall’étoile Eleonora Abbagnato, come si dice per il vino, è proprio una buona annata. E visto e considerato che siamo in piena stagione primaverile, ieri sera, giovedì 28 aprile sono sbocciati i fiori: belli e “profumosi”! Leggerissimi tulle punteggiati di fiori. Tutù lunghi e amplissimi, che anche solo nei bozzetti, già si immaginano aprirsi e rincorrersi nei passi di danza. Fantasie che tornano anche sulle tute aderenti, monospalla, degli uomini. È sulle punte di Eleonora Abbagnato e le note della Serata Philip Glass che l’Alta Moda di Christian Dior debutta al Teatro dell’Opera di Roma, in scena nei costumi che la direttrice artistica della maison Maria Grazia Chiuri, firma per l’omaggio al compositore maestro del minimalismo americano, in scena al Costanzi dal 29 marzo al 2 aprile. Un grande affresco con anche il guest artist Friedmann Vogel, il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera e l’orchestra diretta da Carlo Donadio, in tre coreografie: Hearts and Arrows che la star internazionale Benjamin Millepied rilegge in chiave contemporanea, Glass Pieces di Jerome Robbins (con 46 ballerini in scena). Il nuovo Nuit Blanche del giovane Sebastian Bertaud, con ...

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Calligrafia di corpi: Il Nederlands Dans Theater per la terza volta a Berlino

Per la terza volta i danzatori del Nederlands Dans Theater di Den Haag, una delle compagnie di danza contemporanea più rinomate al mondo, hanno incantato il pubblico berlinese. Questa volta ad esibirsi è stato il gruppo giovanile chiamato NDT2 e composto da ballerini tra i 18 e i 21 anni che un giorno potranno accedere al corpo di ballo principale. Il programma, suddiviso in quattro opere coreografiche create appositamente per questa compagnia, è stato eseguito da giovedì 11 a domenica 14 ottobre 2018 sul palco del sempre gremito Berliner Festspielhaus. Due delle quattro opere rappresentate sono firmate dalla cooperazione tra la spagnola Sol León, coreografa ufficiale del Nederlands Dans Theater e l’inglese Paul Lightfoot, attuale direttore artistico. Si tratta di Sad Case e Subtle Dust, il primo rappresentato per la prima volta nel 1998 e il secondo nato nel 2018. Del programma fa parte anche una creazione del celebre coreografo tedesco Marco Goecke, Wir sagen uns Dunkles, del 2017, e, come opera d’apertura, Mutual Comfort, del rumeno Edward Clug. Mutual Comfort, creato nel 2015, conquista con la precisione della sua architettura ed è perfetto per introdurre gli spettatori nel mondo cinestetico della danza. L’inizio è quasi statico, due ballerini di ...

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L’estensione del gesto verso infinite direzioni

C’è una potente energia nell’ultimo lavoro di Riccardo Buscarini dal titolo L’età dell’Horror. Il riferimento centrale prende spunto ed avvio dall’Arte della fuga di J.S. Bach, un presagio autoritario del compositore da cui il coreografo trae originalità e potenza nella visione. Ad accogliere l’attesa creazione (in prima assoluta) il PimOff di Milano si è fatto luogo deputato per il concept, velato da soffi di intensa emotività, la quale si è riverberata negli elementi, la forza antenata di un misticismo che fuoriesce grazie ad una contemporaneità in cui l’aspetto più celato contiene il suo contrario e al contempo fonde sentimenti tra purezza e avversità. Il pubblico, intimamente, ha delimitato i confini nello spazio vitale dei danzatori Alberto Alonso e Joahn Volmar (straordinari per ineguagliabile profondità) contenendo e non lasciando disperdere una robustezza illimitabile. Questo lavoro, in evoluzione, appare come il contenuto esatto della ricerca introspettiva sulla realtà umana tanto da trasformarsi in una sorta di autoanalisi. Gli esecutori in scena, godono di ampia nitidezza, lasciando scorrere tra intrecci, sudore, fatica, incastri, pulsazioni i tanti enigmi della trascendenza, sempre colmi di una consapevolezza che non viene mai meno, neppure durante l’enigmatico finale, delineando così un microcosmo dove l’oscurità si rivela allo sguardo ...

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Un tuffo nel “Lago” della storia

Un tuffo nel “Lago” della storia

  Interessante messa in scena che, poco dopo un anno dal debutto ritorna con successo, sul palcoscenico del Piermarini a conferma degli intenti del coreografo Alexei Ratmansky incentrati sul recupero e sull’integrazione del patrimonio storico. Una serata con protagonista, oltre alla disciplina classica anche la relativa ricostruzione e corretta interpretazione delle intenzioni originarie. Un  viaggio che volge all’indietro nel tempo, collegando – tramite un minuzioso lavoro di studio sulle notazioni Stepanov ed altri documenti messi a disposizione da Sergey Konaev e dal Museo Teatrale di San Pietroburgo – le reali disposizioni di Petipa e Ivanov risalenti al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo nel 1895, grazie agli anelli assenti di una tradizione coreografica che si credeva ormai perduta. In scena emergono fascinosi dettagli che consentono agli spettatori di comprendere la struttura del balletto così creato, in cui convivono l’equilibrio tra la danza e la pantomima, sviluppando e offrendo le impressioni di una differente tecnica stilistica. La creazione ribadisce ed invita a riflettere sulle osservazioni coreografiche dell’epoca aprendo una strada già ben rodata negli ultimi anni. Vladimir Ivanovič Stepanov fu ballerino e maestro di danza russo, il quale ispirandosi ai principi della notazione musicale, mise a punto un suo personale sistema che ...

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Una visione soavemente onirica

Una visione soavemente onirica

  In questa produzione a cavallo tra Shakespeare e Balanchine emerge ben chiara la convivenza degli elementi comici e tragici e la presenza di figure immaginarie, che grazie all’arte letteraria trasposta in quella coreica, sviluppa una rappresentazione dove la somma di tutti gli elementi irreali appaiono conformi al vero. Un balletto che può vantare sull’indiscusso valore del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala diretto sapientemente da Frédéric Olivieri: tutti, anche quelli che interpretano ruoli minori, sono pienamente meritevoli di ammirazione e plauso secondo la propria attitudine. Gli incantevoli costumi e l’evocativa ambientazione scenografica, a firma di Luisa Spinatelli, contribuiscono ad infondere all’allestimento un sentore di assoluta qualità. L’adattamento della favola per antonomasia, quel “Sogno di una notte di mezza estate” popolato da folletti e fate, trasformazioni e bisticci tra innamorati, farfalle, incantesimi ed equivoci si dosa con una tale perfezione al genio artistico del maestro Balanchine, al suo neoclassicismo, alla velocità, ai giri, alla bellezza dei movimenti che convergono elegantemente in garbati sentimenti. Nella recita di martedì 12 luglio 2017 sul palcoscenico del Teatro alla Scala, Marta Romagna è Titania, regina delle fate. Timofej Andrijashenko il suo sposo Oberon, geloso e dispettoso. Federico Fresi è l’azzeccatissimo folletto Puck. Matthew ...

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Un’intima creazione armonica

Bigonzetti ha avuto la capacità di esaltare, tramite la ricerca del movimento, la bellezza del barocco giungendo ad un equilibrio artistico, a mio avviso, di raffinata visione. L’eccellente organico del Corpo di Ballo della Scala, diretto dal neoeletto M° Frédéric Olivieri, ha adottato pienamente il linguaggio del coreografo, alternando e quasi sovrapponendo all’unisono l’accompagnamento dei brani händeliani a cura di James Vaughan, Francesco De Angelis, Fabien Thouand, Andrea Manco, Sandro Laffranchini. La produzione, in prima assoluta sulle Suites e composizioni cameristiche, si rivela colta e a tratti poco empatica nella comprensione estetica pur lasciando trasparire una limpidezza tra arte coreica e arte musicale. Dinamiche interessanti – non sempre aderenti – perlopiù consone ad un pubblico preparato. Non essendoci narrazione “i quadri” necessitano di una attenta cultura musicale nell’apprezzare appieno il crescendo di figure, pose, intrecci e incastri sulla scena nuda illuminata da Carlo Cerri con i costumi di Helena De Medeiros. Mauro Bigonzetti ha maturato l’obiettivo finale tessendo una delicata performance dove nell’ossequio ad Händel si ritrova l’essenza della sua squisita opera e a tratti si percepisce, nella visione coreografica, la matrice drammatizzata del grande compositore tedesco naturalizzato inglese. “Progetto Händel” propone agli spettatori una brillante sintesi del periodo Barocco ...

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Singolari abilità concertative: La Valse, Symphony in C e Shéhérazade

Assai ragguardevole si è rivelata la nuova produzione scaligera, vista nella replica pomeridiana di Mercoledì 10 maggio 2017 presso il tempio del balletto milanese. Gli elementi posti in rilievo sono dati dalla morbidezza, dalle sfumature, dalle prove d’assieme che donano al Trittico un livello di compostezza e lucentezza. Il linguaggio è culturalmente generazionale, codificato ed aperto all’originalità della singola invenzione, su cui emerge ben chiaro che non esiste tradizione o novità che non generi mutamento. Inutile qui ripresentare ogni balletto con notazioni storiche, anche perché già ampiamente ben descritto e letto nei giorni scorsi a cura dell’ufficio stampa della Scala. La Valse appare come una danza sul “vivere” nelle sue molteplici forme che permettono un collegamento all’essere e all’esistere per narrare le profondità dell’animo umano mediante l’immaginazione di un mondo decadente e minacciato. La coreografia, sulla partitura di Maurice Ravel, affidata agli artisti Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina, presenta diversi “verbi coreici” nella differenziazione dei modi e dei tempi del valzer conferendo una fluttuante personalità, storicamente appropriata che sa di ricordo e sospensione dell’anima. La creazione nel porsi, manifesta e dice chi siamo. Hanno delineato il personaggio con reale umanità simmetrica, secca ma anche fluida e veloce apportando ...

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