Tutti riuniti, giovedì 15 maggio al Teatro alla Scala, per celebrare l’indimenticabile étoile scaligera nel Gala a lei intitolato, giunto alla quarta edizione, sotto la direzione del maestro Frédéric Olivieri.
La serata ha visto un prologo nel Ridotto Toscanini in occasione di ART IS, la nuova e monumentale installazione (7 metri per 6 metri) inaugurata in piazza della Scala (l’opera rimarrà accesa fino al 25 maggio) per raccontare l’essenza dell’arte che mediante un mosaico digitale, oltre cento artisti da tutto il mondo hanno risposto alla domanda “Cos’è l’arte?”.
Un’opera collettiva nata dall’artista multidisciplinare Angelo Bonello con la partecipazione di grandi nomi che hanno condensato in pochi secondi il proprio pensiero sul tema, tra cui Carolyn Carlson, Fabrice Calmels, Patrick King, Jessica Lang, David Parsons, Vladimir Derevianko, Moses Pendleton, Pier Luigi Pizzi, Nicola Piovani. Ad inizio filmato un cameo prezioso di Carla Fracci (grazie ai preziosi materiali d’archivio) e a seguire i primi ballerini della Scala con la collaborazione della Fondazione Teatro alla Scala (Marco Agostino, Antonella Albano, Timofej Andrijashenko, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicola Del Freo, Virna Toppi, Alice Mariani e l’étoile Nicoletta Manni) con il loro direttore Olivieri e due nomi storici del calibro di Luciana Savignano e Liliana Cosi, entrambe presenti all’incontro nel Ridotto che ha visto in apertura i saluti istituzionali di Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, del Sovrintendente della Scala Fortunato Ortombina che ha parlato di “Carla Fracci come artista unica, un punto di riferimento per la danza mondiale ma anche per la Scala e per la città di Milano. Il Corpo di Ballo ne ricorda l’autorità e la dedizione in occasione dell’ultima masterclass su Giselle (…) il video dell’installazione si apre con le parole di Carla Fracci su senso dell’arte che diventano tessere di un grande mosaico di voci appartenenti a tutti gli ambiti della creatività”.
A seguire le parole del Presidente di A2A e del Banco dell’energia, Roberto Tasca che ha sottolineato “Grazie alla consolidata collaborazione con Fondazione Teatro alla Scala partecipiamo a un nuovo progetto che crea un ponte tra bellezza e consapevolezza sociale per sensibilizzare temi importanti come la povertà energetica, la solidarietà e l’inclusione”. Mentre Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A ha commentato che “quest’opera ha un respiro internazionale ed è in perfetta connessione con la città che la ospita e con la sua capacità di esprimere molteplici forme culturali che coniugano tradizione e innovazione”.
Dal canto suo il Direttore del Ballo Frédéric Olivieri ha voluto sottolineare “Carla ci teneva molto ai giovani, a presentare, a promuovere e a far conoscere le nuove leve… Trovo queste iniziative di matrice culturale un’occasione importante per parlare di arte, con differenti visioni, ma con un orizzonte infinito, e auspico che i giovani tutti possano visionare l’installazione… stasera c’è l’arte in Teatro con il Gala Fracci e c’è l’arte in Piazza con l’opera collettiva”.
L’ideatore Angelo Bonello ha parlato di come “L’arte è un processo collettivo di crescita. Creare un’opera con la quintessenza del pensiero di grandi artisti contemporanei è un privilegio non solo per me, come esecutore del progetto ma, sono certo, soprattutto per il pubblico che ne sarà fruitore. ART IS è un’opera che attraversa le emozioni e dona una inedita e preziosa conoscenza”.
Dopo l’inaugurazione avvenuta nella piazza antistante il Teatro si sono aperte le porte del Piermarini, con un “tutto esaurito” dove il maestro Olivieri ha posto l’accento nella doppia vocazione di custode della tradizione storica e del vivaio aperto alla contemporaneità. L’eccellente corpo di ballo ha rappresentato al meglio il grandioso repertorio della divina, con tre ospiti del calibro di Marianela Nuñez, Reece Clarke e per la prima volta sul palcoscenico scaligero Romina Contreras, a rendere omaggio ad una delle più splendide ballerine del Novecento, e figura di riferimento per la Scala. La serata ha saputo cogliere lo spirito della Fracci narrando il suo fondamento e la sua ascesa verso il gotha internazionale.
A far da corona un parterre di titoli che hanno visto la ballerina milanese protagonista assoluta, e in taluni casi prima interprete. L’impegno, la forza, il suo essere una danzatrice moderna ancorata all’idea di purezza classica, si è rivelata anche nella scelta del programma che ha restituito giustamente – per volere del Direttore Frédéric Olivieri – solo coreografie a Lei legate, dando alla serata un autentico senso di tributo nel suo nome.
Sul podio il maestro Valery Ovsyanikov a dirigere l’eclettica Orchestra del Teatro alla Scala. Ad introdurre ogni pezzo una elegante presentazione con un’aria della partitura eseguita al pianoforte da Fabio Ghidotti, Alberto Nanetti, Paolo Piazza e Marcelo Spaccarotella, mentre sul telo proiettore passavano intense immagini della Fracci firmate da Erio Piccagliani, Lelli e Masotti, Andrea Tamoni, Marco Brescia, Rudy Amisano con le video proiezioni di Vito Lorusso. A seguire il titolo e i crediti del balletto in scaletta per consolidare l’alchimia tra passato e presente nell’inesauribile gusto del tempo.
A dare il via alla serata lo sfarzoso Défilé dal Tannahuser su musica di Richard Wagner con la Marcia dall’atto secondo. In scena étoile, primi ballerini, solisti e il Corpo di Ballo con gli allievi della Scuola di Ballo dell’Accademia scaligera. La magnifica passerella ha così presentato l’intero ensemble dove buona parte degli allievi (altri debuttavano nella stessa serata nel consueto spettacolo primaverile della Scuola al Piccolo Teatro Strehler) si sono uniti alle prime ballerine adornate con raffinati diademi e sognanti tutù e ai primi ballerini in un bianco rigoroso. Momento emozionante che ha messo in risalto la storia e la grandezza della Compagnia della Scala, ben accolto dagli spettatori che hanno apprezzato il rigoroso stile accademico. Gli artisti hanno camminato con elegante incedere dal fondale al proscenio avvolti nella loro aurea irraggiungibile, incantando nella prospettiva tersicorea.
A seguire Martina Arduino e Marco Agostino nel passo a due del secondo atto di Giselle nella diafana ripresa coreografica di Yvette Chauvirè. Eseguito sulla partitura di Adolphe Adam, l’esibizione ha consolidato il delicato aspetto drammatico nella coreografia originale di Jean Coralli e Jules Perrot, dove il sentimento d’amore pone il sigillo sull’eternità artistica del “mito Fracci”.
Il virtuosismo di Don Chisciotte con il Grand pas de deux dal secondo atto su coreografia di Rudolf Nureyev e musiche di Ludwig Minkus ha elargito una frizzante esibizione con protagonisti gli applauditissimi Alice Mariani e Nicola Del Freo, accompagnati da Maria Celeste Losa e il Corpo di Ballo.
Quarto pezzo a chiusura del primo tempo La vedova allegra (dal terzo atto) sulla coreografia di Ronald Hynd con la raffinata leggerezza delle musiche di Franz Lehár (le medesime della celebre operetta). L’esibizione si è rivelata performante e gioiosa nella sua atmosfera d’epoca sognante, e ciò soprattutto per la presenza carismatica di Marianela Núñez in coppia con l’aitante Reece Clarke, due fuoriclasse che ad ogni esibizione sanno dimostrare il loro valore e la loro bellezza. Ad accompagnarli gli spumeggianti Virna Toppi, Mattia Semperboni, Gabriele Corrado, Massimo Garon e il Corpo di Ballo.
Nella ripresa le atmosfere del capolavoro di John Cranko Onegin hanno dato volto e corpo a Nicoletta Manni e a Reece Clarke, coppia già ben affiatata ne L’Histoire de Manon vista alla Scala nel 2014. Il passo a due dal terzo atto (quadro secondo) con la supervisione coreografica e la ripresa di Reid Anderson è risultato intenso nell’esperienza emotiva e tecnica che si è manifestata con forza dove il sentimento, il pensiero e l’azione sono stati percepiti in modo acuto.
Antonella Albano e Christian Fagetti hanno fatto rivivere Gelsomina e Il Matto nella coreografia La strada di Mario Pistoni (ripresa da Guido Pistoni) su musiche di Nino Rota (presente in platea l’étoile Oriella Dorella, indimenticabile Gelsomina) con il passo a due che ha concesso un momento di assoluta tenerezza.
Immancabile il passo a due (atto primo, scena quinta) da Romeo e Giulietta di John Cranko (supervisione di Reid Anderson, ripresa da Filip Barankiewicz) con Romina Contreras e Claudio Coviello. La coppia ha colto in particolare il carattere di dramma universale, dello scatenamento di conflitti dalla portata immensa con la potenza di incomprensibili ragioni, dove speranze, sentimenti e valori vengono poi spazzati via. Con naturale prontezza si sono abbandonati al loro estro riscuotendo convinti applausi.
Quasi in chiusura di serata è andato in scena l’Adagio della rosa, uno dei ruoli più ardui dell’intero repertorio classico, tratto da La Bella addormentata di Marius Petipa sulla partitura di Pëtr Il’ič Čajkovskij, danzato dalla ammiratissima Marianela Núñez e dai quattro principi impersonati da Gabriele Corrado, Marco Agostino, Massimo Garon, Navrin Turnbull. La Núñez si è prodigata in un’interpretazione così fedele a ciò che una principessa dovrebbe provare nel giorno del suo compleanno, catturando la platea con un disarmante sorriso e con una facilità incredibile (nello stile prettamente legato alla Scuola inglese con personali licenze). Tecnica, musicalità, presentazione e caratterizzazione squisite.
Ultimo titolo il milanesissimo Excelsior (passo a due e gran finale dal secondo atto) con gli acclamati Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko sulla coreografia di Ugo Dell’Ara e le musiche di Romualdo Marenco. Ad accompagnarli gli allievi della Scuola di Ballo in un trionfo di bandiere dove il messaggio della Pace è giunto chiaro e di buon augurio nello scontro tra la Luce e l’Oscurantismo che fanno da sfondo alla storica rivisitazione.
Nei saluti finali, durante i loro inchini e reverence tutti gli artisti hanno lasciato spazio ad una celebrativa immagine di Carla Fracci proiettata sul fondale, a cui è giunta spontanea l’ammirazione, l’affetto e il ricordo dell’intero teatro. Serata di grande successo, di grande festa, di grandi applausi, di grande danza, di grandi coreografi, di grandi interpreti dove passi e melodie hanno suscitato ricordi di evocativa suggestione e di apprezzata riscoperta.
Michele Olivieri
Foto di Brescia e Amisano © Teatro alla Scala
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