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Tag Archives: Medicina della danza

Ballare aiuta a tenere in forma anche il nostro cervello

Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi. Già, soprattutto se il corpo in questione viene tenuto in forma a ritmo di musica. Ad aggiungere questa postilla al celebre detto latino arriva un nuovo studio pubblicato sulla rivista dell’American Geriatrics Society, che ha voluto provare quello che molti appassionati di salsa, merengue, valzer & co sostengono da anni: ballare aiuta non solo la salute dell’organismo, ma anche quella più strettamente mentale. Lo studio in questione ha analizzato e incrociato tra loro i risultati di 32 ricerche precedenti, per un totale di 3.500 persone con età compresa tra i 50 e gli 85 anni. Oltre a ribadire l’ormai più che sicuro legame tra attività fisica costante e mantenimento delle facoltà cognitive, il team di esperti è stato in grado di rilevare che gli adulti abituati a ballare tra i 60 e 120 minuti a settimana dimostravano in linea generale una migliore salute del cervello, con effetti positivi sulle capacità di apprendimento, di comunicazione, di memorizzazione e di adattarsi a situazioni nuove. Seguire il ritmo, imparare nuovi passi e adattarli alla persona con cui si sta danzando, insomma, costituirebbero un ottimo allenamento per la nostra mente, migliore di molte altre tipologie di sport o di attività fisica. Certo, certificare un rapporto ...

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Le basi anatomiche e fisiologiche dell’en dehors

            Con il termine en dehors, che letteralmente significa “in fuori”, si intende il movimento di rotazione esterna dell’anca capace di modificare l’orientamento dell’intero arto inferiore, in modo che le dita del piede si trovino a guardare lateralmente e non in avanti. Questo atteggiamento è alla base di tutti i movimenti della danza classica e permette di eseguire le cinque posizioni base dei piedi. Una buona esecuzione dell’en dehors fa parte della corretta impostazione degli studenti di danza e ne condiziona il raggiungimento della maggioranza degli obiettivi sia tecnici che artistici; dal punto di vista medico, inoltre, la difficoltà ad eseguire adeguatamente il movimento in questione rappresenta la principale causa di rischio per l’insorgenza di un elevato numero di patologie da sovraccarico funzionale dell’arto inferiore. In questo articolo ci soffermeremo ad analizzare quali sono le condizioni che consentono di ottenere un corretto en dehors mentre, nel prossimo articolo, porteremo l’attenzione su tutte le problematiche legate alla limitazione della rotazione esterna delle anche (en dehors forzato o overturn). L’ampiezza del movimento di rotazione esterna dell’anca è diverso da individuo ad individuo ed è strettamente legato ad innumerevoli fattori sia strutturali che funzionali: a)    Posizione del bacino: l’acetabolo, situato sulla faccia esterna ...

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Spondilolisi e Spondilolistesi: quando una vertebra lombare “scivola”

  Nei due articoli precedenti abbiamo preso in considerazioni le più frequenti cause di dolore lombare nei danzatori, ovvero la lombalgia di tipo meccanico (cioè dovuta ad un cattivo utilizzo della colonna vertebrale sotto carico) e quella di origine discale (legata alla sofferenza del disco intervertebrale). Oggi invece parleremo di una particolare forma di mal di schiena che colpisce un numero più esiguo di danzatori ma che deve essere monitorata con cautela sia dai medici che dagli insegnanti di danza: in questo caso la lombalgia è legata alla presenza di una interruzione dell’istmo della vertebra (spondilolisi) che, se bilaterale, permette lo scivolamento del corpo di una vertebra rispetto a quello della vertebra  sottostante (spondilolistesi).  Per meglio comprendere le caratteristiche di questa condizione patologica, è necessario ricordare che ogni vertebra è composta da una porzione anteriore cilindrica detta corpo e da una porzione posteriore, a ferro di cavallo, detta arco vertebrale, da cui partono diversi prolungamenti: un processo spinoso, due processi trasversi e quattro processi articolari, di cui due superiori e due inferiori (vedi fig.1). Col termine istmo (o pars interarticularis), viene indicata una porzione ristretta dell’arco posteriore della vertebra che è compresa tra il processo articolare superiore e quello inferiore; ...

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Lombalgia cronica nei giovani danzatori: perché molti soffrono di “mal di schiena”?

  La lombalgia, ovvero il dolore riferito a livello della parte lombare della colonna vertebrale, rappresenta una delle problematiche più comuni tra i danzatori di ogni età: in alcuni studi svolti su danzatori professionisti, ad esempio, tale problematica è riferita da oltre il 70% dei soggetti intervistati (Solomon et al., 1989). Il problema del “mal di schiena”, come viene comunemente chiamato, è dunque molto vasto e può essere riferito a molteplici cause: per tale motivo, ho deciso di suddividere l’argomento trattando, di volta in volta, specifiche tipologie di lombalgia. Iniziamo a considerare le cause della lombalgia cronica nei giovani danzatori, ovvero negli allievi delle scuole di danza:  parleremo, dunque, di quel senso di indolenzimento e di rigidità della colonna lombare che spesso accompagna i ragazzi per lunghi periodi senza mai divenire insopportabile, che si fa più intenso nell’ultima parte della lezione e/o delle prove, che risponde solo parzialmente alla terapia farmacologica e che, in ultima analisi, non richiede la sospensione dell’attività ma che impedisce la corretta esecuzione di molti esercizi. Proprio a causa delle caratteristiche di questo dolore (che insorge lentamente senza una causa apparente e non raggiunge mai una fase acuta), il giovane danzatore è portato, nella grande maggioranza ...

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Il controllo del “centro”: un lavoro importante nello studio della danza e nella vita quotidiana

Se osserviamo un danzatore che si muove nello spazio, il nostro sguardo rimane colpito soprattutto dall’ampiezza dei movimenti degli arti: braccia e gambe che disegnano ampie linee nell’aria in tutte le direzioni, quasi fossero “staccate” dal resto del corpo. Per riuscire ad ottenere questo risultato, tuttavia, il lavoro del tronco, o meglio del “centro” del corpo, risulta essere della massima importanza. Imparare a stabilizzare il “centro”, inoltre, rappresenta il miglior metodo attualmente conosciuto per la prevenzione delle patologie da sovraccarico funzionale della colonna vertebrale (lombalgia, sciatica, ecc.). Da queste premesse si comprende quanto sia importante che i danzatori, già dai primi anni di studio, siano abituati ad un tipo di lavoro biomeccanicamente corretto, che miri all’utilizzazione armonica della muscolatura, in modo da sviluppare contemporaneamente sia la flessibilità che la stabilità del tronco.  Gli studi scientifici degli ultimi 30 anni hanno portato a profonde modificazioni del concetto di stabilità del tronco: mentre in passato si associava l’idea di instabilità all’idea di debolezza muscolare o di lassità capsulo-legamentosa, oggi si pone l’accento sul concetto di corretto reclutamento del sistema muscolo-fasciale (sistema nervoso) e sull’attivazione della muscolatura profonda, capace di stabilizzare la colonna vertebrale all’interno della sua “zona neutra” , ovvero di quella ...

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Quando posso iniziare il lavoro delle “punte”?

  Linee guida per la programmazione dello studio delle “punte” David S. Weiss, M.D., Rachel Anne Rist, M.A., e  Gayanne Grossman, P.T., Ed.M. Traduzione a cura della Dott.ssa Luana Poggini Riassunto  L’inizio dello studio delle “punte” per le allieve di danza dovrebbe essere determinato dopo l’attenta valutazione di una serie di fattori.  Questi includono: la fase di sviluppo fisico dell’allieva, la qualità del suo controllo del tronco, degli  addominali  e del  pavimento pelvico (stabilità  del “centro”), l’allineamento dei suoi arti inferiori (anca-ginocchio-caviglia-piede), la forza e la flessibilità dei piedi e delle caviglie, ed infine la durata e la frequenza della sua formazione di danza. Per le ragazze che soddisfano i requisiti relativi a tutti questi fattori, che hanno iniziato lo studio della danza intorno all’età di otto anni, e che frequentano le lezioni di danza almeno due volte alla settimana, lo studio delle “punte” dovrebbe essere avviato durante il quarto anno di formazione. Le studentesse che hanno invece uno scarso controllo del “centro” oppure una ipermobilità delle caviglie e dei piedi, necessitano di una lavoro supplementare di rafforzamento, prima di intraprendere in modo sicuro lo studio delle “punte”. Per tutte coloro che studiano danza classica con la frequenza di una sola ...

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La rotazione esterna forzata dell’arto inferiore: il “trucco” dei danzatori per simulare l’en dehors

Abbiamo visto, nel precedente articolo, come le posizioni base dei piedi nella danza classica vengano ottenute grazie al movimento di rotazione esterna della testa del femore all’interno dell’acetabolo e come la maggiore o minore capacità di compiere questo movimento sia legata, in massima parte, all’ampiezza dell’angolo di antiversione del femore. In tutti quei casi in cui il danzatore non riesce a raggiungere agevolmente le posizioni con i piedi rivolti verso l’esterno, perché la sua capacità di ruotare le anche in fuori è insufficiente, egli impara ben presto a mettere in atto tutta una serie di meccanismi di compenso che portano al disallineamento del ginocchio rispetto al piede: l’insieme di questi compensi prende il nome di rotazione esterna forzata o overturn. In questo caso l’en dehors viene costruito dal basso verso l’alto (e non viceversa come sarebbe corretto): il piede viene posto forzatamente a 90° rispetto alla posizione naturale sfruttando l’attrito con il pavimento (spesso aumentato dall’uso della pece) ma soprattutto utilizzando la possibilità di rotazione esterna del ginocchio nella posizione flessa, per cui la tibia ruota in fuori rispetto al femore. “Sistemati” così i piedi nella posizione desiderata, stendendo gradualmente le ginocchia, il danzatore esegue un sorta di “movimento a ...

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Dolore alla pianta del piede: non trascuriamo la fascia plantare

Molti danzatori, indipendentemente dal tipo di danza praticata, riferiscono di aver sofferto di dolore alla pianta del piede, più spesso localizzato posteriormente verso il calcagno ma che, a seconda dei movimenti dell’avampiede, si può irradiare verso le dita. Per comprendere meglio l’origine di questo disturbo, è utile ricordare che lo scheletro del piede (composto da tarso, metatarsi e falangi) visto di profilo presenta una struttura “a volta”, che viene mantenuta anche sotto carico, cioè nella stazione eretta e che consente di identificare  due archi longitudinali, mediale e laterale (tesi tra il calcagno e le teste del primo e del quinto metatarso), e un arco trasverso (teso tra la testa del primo e del quinto metatarso). E’ appunto la maggiore o minore ampiezza dell’arco longitudinale mediale che ci consente di determinare il tipo di piede: cavo, quando l’arco plantare è molto evidente; piatto, quando invece tale arco si appiattisce o scompare sotto l’effetto del peso del corpo; normale in tutti gli altri casi. La principale struttura deputata al mantenimento degli archi plantari sotto carico prende il nome di fascia plantare. La fascia plantare è una robusta fascia di tessuto connettivo fibroso che si trova sulla pianta del piede subito sotto lo ...

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Il ruolo delle “tecniche di supporto” nello studio della danza

Per eseguire correttamente i movimenti richiesti durante una lezione di danza, a prescindere dalla tecnica e dallo stile che si sta studiando, è necessaria una buona conoscenza dei meccanismi che regolano i movimenti del corpo umano e, ancora di più, un buon controllo dello stesso: soltanto attraverso la cosidetta “coscienza del movimento” infatti, una semplice sequenza di atti motori si può trasformare in un “gesto” capace di trasmettere a chi guarda non soltanto eleganza e bellezza ma anche sentimenti ed emozioni. Ovviamente la conoscenza del corpo fa parte del bagaglio di nozioni che ogni buon Insegnate di Danza trasmette ai propri allievi; fin da piccoli i bambini dovrebbero imparare a non “”copiare meccanicamente” il movimento proposto dall’Insegnante ma a comprenderne i principi fondamentali cercando di riprodurli in maniera autonoma in base alle caratteristiche del loro corpo ed alla loro abilità tecnica. Dal punto di vista pratico, tuttavia, fornire a un gruppo di studenti di danza le nozioni e le competenze richieste può essere più arduo del previsto: innanzi tutto se il gruppo non presenta caratteristiche fisiche simili le possibilità di eseguire un certo movimento possono variare in maniera anche molto evidente ma, anche in presenza di studenti fisicamente più o ...

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Le scuole di danza riaprono: impariamo ad usare il “Riscaldamento” per prevenire i traumi

           Il mese di settembre è già inoltrato e tutte le scuole di danza sono alle prese con le iscrizioni e la programmazione dei corsi e delle lezioni per il nuovo anno. La storia degli studenti di danza si ripete apparentemente sempre uguale: classi, prove, reppresentazioni e poi il ciclo ricomincia da capo, con l’obiettivo di raggiungere sempre nuovi traguardi tecnici ed artistici. Le innumerevoli attività scolastiche e ricreative che vengono quotidianamente proposte a bambini e ragazzi, tuttavia, costringono gli studenti di ogni età a ritmi di vita molto serrati per cui, molto spesso, li vediamo arrivare nell’aula di danza affannati, non ancora completamente vestiti e pettinati per iniziare le loro lezioni senza né preparazione fisica né concentrazione. Questa pessima abitudine può essere considerata non soltanto uno dei tanti fattori predisponenti all’insorgenza di traumi acuti, come ad esempio strappi/stiramenti muscolari e distorsioni, ma anche come un fattore aggravante di situazioni dolorose croniche come la lombalgia, l’anca a scatto ecc. Proprio per questi motivi, quando la routine sta per prendere ancora una volta il sopravvento, credo che sia importante fermarsi a riflettere su un aspetto dell’allenamento che viene molto spesso trascurato sia dai danzatori che dagli insegnanti: il riscaldamento. In parole ...

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