Dopo Trisha Brown, il Teatro Olimpico si prepara ad ospitare questa sera (con replica domani) un altro artista internazionale che ha fatto della ricerca interdisciplinare il fulcro della propria produzione artistica. Artista visivo, regista, coreografo, scrittore e scenografo, Jan Fabre da più di trent’anni fa parlare di sé con i suoi spettacoli dall’impatto potente, talvolta definito “crudele”. Come This is theatre like it was to be expected and foreseen, uno dei suoi primi lavori teatrali: uno spettacolo di otto ore di durata (dall’alba al tramonto) con cui seppe mirabilmente attirare a sé l’attenzione di critica e pubblico. La stessa complessa ricerca teatrale, e soprattutto la stessa energia nel fondere discipline diverse come danza, drammaturgia, installazione e teatro musicale, sono infatti presenti anche nel lavoro che l’artista belga presenta stasera per Romaeuropa Festival, dove aveva debuttato già nel 1987 con Das Glas im Kopf wird vom Glas. Prometheus-Landscape II, per il quale l’autore ha usato, oltre al suo testo, anche quello di Jeroen Olyslaegers ispirato al Prometeo incatenato di Eschilo, getta lo spettatore nel vortice del mito. La vicenda del titano costretto da Zeus a scontare una condanna eterna e senza pietà per aver tradito gli dei svelando agli uomini ...
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