C’è nel mondo della danza un progressivo, allarmante, infierire, un crescente accanimento, un’aggressività non solo morale ma anche fisico-materiale per sete di potere. Apprendiamo con orrore, misto a disgusto, quanto è successo a Mosca in seno agli organismi del Teatro Bolshoi. Specchio dei tempi, è stato detto, ma anche specchio allarmante che proietta luci sinistre e orribili. Altro guaio di rilievo: il pubblico, spettatore o lettore, senza una reale indignazione, si compiace di questa sorta di spettacolarizzazione, per eliminare ciò che invece, all’ascolto di fatti e di notizie orripilanti, non è che un sintomo di decadenza nel costume di vita generale. Una storia di gelosie, di odi, di violenze di vario genere che ci lasciano sgomenti. Purtroppo non si sa ancora tutta la verità, ma ciò di cui si è venuti a conoscenza finora è sufficiente per stabilire un quadro abbastanza drammatico. C’è così poco di artistico nella storia che stiamo per raccontarvi. Metti un ballerino, Sergej Filin, di notevole bravura e notorietà (lo abbiamo visto in alcune occasioni anche in Italia), passato alle redini della direzione di ballo al Bolshoi, quindi invidiatissimo, affrontato, all’uscita del teatro, da un sicario il quale gli getta sul volto acido solforico concentrato al ...
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