Debutta l’8 dicembre, al Teatro Le Maschere, Rebus in Red, il nuovo lavoro del Teatro Laboratorio V.I.D., drammaturgia e regia di Francesco Visone, coreografie di Melania Visone, con la partecipazione di Enrico Benedetti, Ludovico Tizziani, Chiara Vitiello e Manuela Cervone. Rebus in Red è uno spettacolo di Teatro-Danza la cui natura teorica trova spazio nella corrente esistenzialista: l’opera punta a scuotere la coscienza individuale dello spettatore provando a far luce sull’anima dei personaggi in esibizione e sulla relazione passiva che si costruisce tra la trama soggettiva dei racconti ed il senso pubblico di appartenenza ai comuni meccanismi comportamentali umani insito in tutti noi. Il lavoro, attraverso una drammaturgia volutamente barocca, parla dei disagi psicologici e sentimentali dell’essere umano, del bisogno di velare il reale volto di cui si dispone, di sfuggire alle paure e troppo spesso a se stessi. Un teatro della crudeltà che prova a soffocare le patetiche logiche stereotipate che l’individuo attua in un contesto sociale: un lavoro di continuo isolamento dei personaggi e con essi della platea nel tentativo di far luce sul proprio red – ovvero un segreto da cui si scappa, una terrore non affrontato, una ferita mai sanata – e di capire che la vita ...
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“La Sindrome di Stendhal”: un laboratorio sulla molteplicità dell’Io
Andrà in scena lunedì 28 maggio, presso il Teatro Le Maschere, una nuova versione de La Sindrome di Stendhal, a cura del Teatro Laboratorio V.I.D., regia e drammaturgia di Francesco Visone, coreografie di Melania Visone, con la partecipazione di Enrico Benedetti. L’opera punta ad un trinomio indissolubile: Pazzia, Morte ed Arte. Attraverso il tema della follia si prova a sincerare il pubblico che i veri “pazzi” – se può mai avere un senso questa parola – sono i “non pazzi”. Nel tema della morte si fa luce su un delicatissimo pensiero innato nell’essere umano, un’idea che si conserva nella mente ma che strutturalmente non si può elaborare: comprendere ed accettare la morte è logicamente impossibile per un cervello vivo. Infine l’Arte, interpretata come una finestra necessaria nelle gabbie, ovvero i corpi viventi in scena, attraverso la quale è possibile scorgersi e concepire l’inconcepibile. La Sindrome di Stendhal è un lavoro orgogliosamente “laboratoriale”, una ricerca innovativa di linguaggi sullo sfondo della drammaturgia classica; è un aggrovigliarsi dell’essere su se stesso, un labirinto di idee che si intrecciano e si mescolano alla medesima velocità nel tentativo vano di una verità che cambia se cambiano gli occhi che la osservano. Un’analisi costante dell’anima che ...
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