È difficile immaginare cosa sarebbe il teatro della danza dell’ultimo quarto di secolo senza la paradigmatica esperienza e creatività di Pina Bausch. Attrice, regista, danzatrice, coreografa: ogni definizione sarebbe limitativa rispetto a ciò che ha rappresentato questa donna tedesca dall’esile figura, amata da Fellini, ispiratrice del bellissimo Hable con ella di Almodovar. Una vita dedicata a rivoluzionare l’idea classica e moderna del balletto in nome di una concezione innovativa di “teatro totale” con cui ha emozionato il pubblico di tutto il mondo, fino all’ultima rappresentazione, quindici giorni prima della sua inaspettata morte avvenuta il 30 giugno del 2009. Da allora il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch, nato nel 1973, continua a far conoscere l’arte della sua fondatrice e, dopo venti anni di assenza, torna a Milano in prima italiana esclusiva al Piccolo con Vollmond (2006), letteralmente ‘luna piena’: sullo sfondo di un affascinante paesaggio lunare – ideato da Peter Pabst – i danzatori si mettono a nudo per mostrare l’amore in tutte le sue forme: l’attrazione, il sesso, il rifiuto, la fuga, la battaglia tra cascate d’acqua, roccia, terra e pietre. Il linguaggio unico della Bausch dà vita a scene inebrianti davanti alle quali il pubblico non può far altro che ...
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