In occasione della Notte europea dei musei 2018, il Musée Yves Saint-Laurent di Parigi apre eccezionalmente i suoi archivi e, per il tempo di un solo week-end, da venerdì 18 a domenica 20 maggio, espone una selezione di sette costumi realizzati dal couturier francese per la ballerina Zizi Jeanmaire: capolavori di virtuosismo sartoriale, prodezze tecniche di strass, paillettes, piume colorate.
Come un traguardo che segna l’inizio di un percorso ancora più lungo, il 3 ottobre a Parigi e il 19 ottobre a Marrakech sono state inaugurate le due sedi del museo dedicato a Yves Saint Laurent, l’insuperato, perché insuperabile, inventore della moda della seconda metà del Novecento, scomparso il 1 giugno del 2008. E di lui si può dire che «aveva soltanto 72 anni». Pierre Bergé, l’uomo a cui si deve l’ostinazione che ha portato all’apertura del museo e che fin dal giorno della scomparsa del suo compagno ne ha preservato il lavoro nella Fondation Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, non ce l’ha fatta a vedere l’opera compiuta: se n’è andato nella notte tra il 7 e l’8 settembre a 86 anni, un mese prima dell’apertura al pubblico della missione degli ultimi dieci anni della sua esistenza.
Un vero peccato, perché è stato lui che l’ha spinto ad aprire la Maison, ne ha guidato il cammino, l’ha protetto e, da uomo di cultura che si è prestato al genio creatore della moda, ha formato quella che Jean Cocteau, loro amico, ha definito «un’aquila a due teste». Ora, quindi, è possibile quello che, già nel 1992, era il sogno di Yves: «Vorrei essere ricordato come un artista che ha costruito la sua opera e mi piacerebbe che nei prossimi cento anni si studiassero i miei vestiti e i miei disegni». A Parigi, il museo occupa l’hôtel particulier dall’architettura Second Empire al numero 5 di avenue Marceau, che dal 1972 al 2002 è stato la sede della Maison fondata nel 1961 in rue Spontini, e che dopo il ritiro di Saint Laurent è diventata la sede della Fondation Bergé-Saint Laurent. La nuova sistemazione, su progetto dello studio di architettura Jean-Michel Rousseau, è stata allestita dalla scenografa Nathalie Crinière e dal decoratore d’interni Jacques Grange.
Oltre allo Studio in cui Saint Laurent svolgeva tutto il suo lavoro creativo, dal disegno al drappeggio su manichino fino alla prova sulle modelle che osservava guardandole riflesse nello specchio che copre un’intera parete, si possono visitare «les salons haute couture», cioè i saloni dove lavoravano sarte, sarti, ricamatrici e ricamatori, tutti artigiani di insuperabile maestria (in totale 200) e dove ora si possono ammirare le collezioni di archivio (Saint Laurent è stato il primo couturier a conservare sistematicamente i prototipi fin dalla sua collezione di esordio): un totale di cinque mila abiti di haute couture YSL e 65 disegnati per Dior tra il 1955 e il 1960, alcune centinaia di abiti Saint Laurent Rive Gauche, migliaia di accessori (borse, scarpe, bijoux, guanti, cappelli), molti costumi disegnati per il cinema (per Catherine Deneuve in Belle de jour, per Arletty in Les Monstres sacrés), per il teatro (per Geneviève Page in L’Aigle à deux têtes) e quelli per Zizi Jeanmaire nelle riviste di Roland Petit (sublime il celebre Champagne Rosé, l’abito di piume di struzzo entrato nei miti dei costumisti e dei giovani designer di moda) poi, ancora, gli schizzi originali, le «fiches d’atelier», archivi di rassegna stampa con interviste, servizi fotografici, trasmissioni radio e televisive, quadri (compreso il ritratto di Yves realizzato nel 1972 da Andy Warhol), fotografie di Irving Penn, Helmut Newton, Richard Avedon, Jeanloup Sieff, documenti audiovisivi. «Ho sempre detto che occorreva trasformare il ricordo in progetto ed è quello che succede in questo 2017, quando si scrive una pagina importante con l’apertura dei due musei a Parigi e a Marrakech, per dare seguito a quell’avventura che abbiamo iniziato insieme molti anni fa, quando ancora non sapevamo che il destino ci avrebbe segnati» diceva Pierre Bergé pochi giorni prima di morire.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com