Quest’anno, dal 26 al 28 luglio, l’International Firedancing Festival è giunto alla V edizione. Un evento ormai consolidato, ma come nasce il Teatro del Fuoco?
Il Teatro del Fuoco è nato dal desiderio di creare un evento fuori dai canoni tradizionali della rappresentazione teatrale, dalla volontà di dare vita ad un evento spettacolare che trovasse nel fuoco l’elemento fondamentale delle performance artistiche. Determinante è stato l’incontro con Jacque Seguelà, guru della comunicazione e personaggio-mito di molti pubblicitari, avvenuto nel2002, aPalermo. Insieme abbiamo iniziato un viaggio alla ricerca dell’identità siciliana. Dopo aver scelto il Fuoco come elemento rappresentativo, ho selezionato le arti che meglio avrebbero potuto esprimere la cultura italiana senza escludere gli influssi delle dominazioni straniere che hanno caratterizzato il nostro paese e la formazione della nostra cultura. Gli studi hanno iniziato a prendere forma nel 2008 con la prima edizione del festival, non a caso realizzata a Stromboli, dove il fuoco è l’anima della terra, per poi proseguire verso Lipari, Ustica, l’Etna ed altre località e con l’obiettivo di crescere in qualità.
Quali sono gli eventi che caratterizzano questa edizione rispetto alle precedenti?
L’edizione 2012 intende ripensare a fondo la dimensione etica della convivenza tra gli uomini con la logica della condivisione traendo spunto dalle teorie della Terza Rivoluzione Industriale e dalla Civiltà dell’Empatia di Jeremy Rifkins. Il Teatro del Fuoco condivide queste teorie e le rappresenta con le attività previste nel programma: lo show Feminine Flame, il Village, un luogo per l’intrattenimento con workshop di parkour ed espressione corporea per adulti e bambini ed una campagna di sensibilizzazione per la donazione d’organi.
Il Fuoco rappresenta molto il territorio eoliano, ma ha anche una forte valenza simbolica. Che significato ha nella tua idea?
Il fuoco è energia vitale, armonia sinuosa, fiamma femminea che non distrugge ma crea, e come disse Oscar Wilde: “il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai. Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto”.
Il legame elementi naturali-arte è un connubio molto forte. Coniuga in sé il mare, il fuoco, la terra, il concetto in fondo antichissimo di open-air theatre. È stata una scelta voluta?
È una scelta pensata ed ogni anno implementata da nuove arti espressive e nuovi artisti. L’Italia nel mondo può far leva sullo stile, la creatività, la cultura e la natura. Noi stiamo lavorando per uno show di respiro internazionale.
Il tuo percorso personale?
Sono una giornalista che ha sempre lavorato nella comunicazione pubblicitaria e nei grandi eventi, ho iniziato come giornalista televisiva fino a quando mi sono dedicata alla pubblicità televisiva e poi istituzionale, politica e sociale. Sono affascinata dall’immagine di qualità e dall’attenzione per le piccole cose, molto curiosa ed amante delle sfide. Dopo anni di lavoro per la Provincia di Palermo come esperta per la comunicazione e l’immagine, ho deciso di rimboccarmi le maniche e cercare, nel mio piccolo, di contribuire a valorizzare il nostro territorio con il brand del Teatro del Fuoco.
I motivi per cui Le è stato conferito l’incarico come responsabile e coordinatore dello sviluppo di progetti teatrali ed eventi culturali secondo la Terza Rivoluzione Industriale e la Civiltà dell’Empatia?
I motivi sono diversi. Innanzitutto per l’esperienza maturata sin dal 1996 nel mondo del marketing e della comunicazione integrata, confermata dalla buona riuscita di decine di eventi culturali e sociali, allestimenti, mostre, fiere e convegni. Insomma, un curriculum di lunga data e di buoni risultati; ma non solo. Dal 2008, con l’ausilio del mio valente staff, organizzo ogni anno il “Teatro del fuoco. International firedancing Festival”. Un’esperienza lavorativa entusiasmante, contraddistinta dalla poliedricità dei linguaggi e dei talenti artistici messi in scena. Un intreccio di creatività, efficienza organizzativa e laboriosità che ha riscontrato un gran successo di pubblico, una crescita esponenziale di successo.
Il Festival ha ricevuto una medaglia dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, un riconoscimento importante…
Un prestigioso riconoscimento per l’alto valore culturale della nostra manifestazione, che ci serve come ulteriore monito per fare del nostro Festival un’occasione unica per raccontare il fuoco, la scienza e l’arte in modo innovativo, puntando sul coinvolgimento diretto del pubblico e sulla trasversalità degli eventi. Il Teatro del Fuoco è un evento nato alle Eolie, ma allo stesso tempo ha un carattere internazionale che mira a diffondere la cultura e il marchio “Sicilia” nel mondo.
Quali affinità esistono tra Teatro del Fuoco e Teatro dell’Energia di Terza rivoluzione Industriale?
Molte. Volendo usare una metafora, ricorrerei all’affinità chimica: quella proprietà degli elementi chimici che descrive la tendenza di alcuni di essi a legarsi con alcune sostanze a scapito di altre. Gli elementi dei due progetti che si sono reciprocamente attratti sono molteplici. Secondo Rifkin, il teorico nonché instancabile promotore internazionale della terza rivoluzione industriale, l’Europa potrebbe e dovrebbe esser la protagonista di questo cambio di paradigma basato sulle energie rinnovabili, le cosiddette smart grids e su quella sensibilità sociale e culturale contraddistinta dall’empatia. L’Italia, per caratteristiche climatiche e tradizione culturale, potrebbe essere uno dei paesi leader di questa grande transizione epocale in atto. Il Teatro del Fuoco in Italia è l’unico nel suo genere ed esemplifica alcune di quelle virtù che hanno reso in nostro Paese famoso nel mondo e ora potenzialmente perfetto per il cambio di paradigma di cui parla Rifkin: colto, creativo, dotato di stile. Il Teatro del Fuoco vive di empatia, della sintonia che instaura tra tutti coloro che vi lavorano e tra essi e il pubblico. I molteplici linguaggi espressivi del nostro spettacolo mettono in rete intelligenze e sensibilità, creano cioè quella atmosfera empatica in cui ci si ritrova a condividere emozioni e suggestioni intellettuali che evocano un mondo possibile, vissuto all’insegna di qui valori che potrebbe esprimere una società fondata sulle energie rinnovabili. La fiamma che celebriamo è il divenire creativo della vita, così come la Terza rivoluzione industriale si propone di superare il tratto distruttivo della società fondata sui combustibili fossili. Le nostre sono affinità elettive.
Nel corso di questi anni il Festival ha ospitato molti nomi illustri, può elencarne qualcuno?
Ne cito uno per tutti, quello che ritengo più rappresentativo: Ruben Celiberti. Un ballerino showman elegante e pieno di energia positiva. Un artista, un uomo argentino, con anima italiana, che fa innamorare uomini e donne per la sua bravura, eleganza, semplicità, professionalità ed empatia, naturalmente.
Il progetto si propone come obiettivo anche la valorizzazione del territorio ed il rilancio turistico.
È nato con questo obiettivo e già nei primi 3 anni siamo riusciti ad incrementare il turismo nei luoghi degli show. Adesso siamo al quinto anno, speriamo di avere la forza di mantenerlo.
Quest’anno ci sarà anche un concorso video ad arricchire la programmazione, quindi l’evento si propone anche una multimedialità.
Alcuni punti di forza del Teatro del Fuoco sono la qualità dell’immagine visiva e la forza affascinante del fuoco in movimento. Questi due aspetti sono importanti per chi ama produrre immagini video. Riteniamo di poter fornire buoni strumenti di lavoro, perché non metterli a disposizione dei giovani creativi?
Innovazione o tradizione?
Entrambe. Gli show sono creati con un mix di danza, mimo, acrobazie e fuoco. Con questi linguaggi espressivi raccontiamo un’antica saggezza in saperi che nel nuovo millennio parlano di smart grid, di potere distribuito, di empatia, di collaborazione e di energie rinnovabili.
Quali sono le migliori occasioni internazionali dove rappresentare il Teatro del Fuoco ?
Lì dove si celebra l’incontro tra i popoli, la cultura e l’arte, l’innovazione e quell’idea di progresso incentrata sull’empatia.
Che tipologia di pubblico può essere coinvolto nei vostri spettacoli e perché?
ll bambino e l’adulto, il poeta e lo scienziato, il turista di passaggio e l’artigiano che maneggia antichi saperi locali, chi parla quattro lingue e chi solo l’idioma del suo territorio. Tutti coloro che coltivano ancora la capacità di stupirsi. Usiamo il linguaggio universale dell’arte, il nostro spettacolo offre diversi livelli di lettura. Offre una fruibilità duttile ma mai banale. Il nostro è uno spettacolo pensato in Italia, nel cuore del Mediterraneo, in Sicilia, realizzato con talenti di più nazionalità. La nostra vocazione ha salde radici ma non ha frontiere.
In quali paesi vorresti rappresentarlo?
A Buenos Aires e New York, giusto per cominciare. Città magiche, anche grazie al genio e la laboriosità italica.
Un messaggio conclusivo.
Un invito a ciascuno a lasciarsi trasportare dalla dolcezza delle nostre fiamme per innamorarsi ancora e stupirsi della vita.
Lorena Coppola