Provate a chiedere ad Enzo Conte quale sia il suo mestiere e lui vi risponderà: il musicista. Prima di cimentarsi nelle danze che lui ama definire afrocaraibiche, Enzo ha viaggiato da sud a nord dell’America latina scoprendone gli aspetti tradizionali più complessi. A Roma è stato tra i primi a far conoscere la salsa e la cultura ad essa legata aprendo già nel 1994 il primo corso di ballo del genere. Tra i libri dedicati alla salsa, l’ultimo lavoro letterario esplora le dinamiche psicologiche, artistiche e coreutiche dell’arte dell’insegnamento della danza. Dialogare con Enzo è come tuffarsi in un mare di notizie appassionanti sui quei Paesi latinoamericani a lui molto cari. Ecco cosa mi ha raccontato:
Hai viaggiato molto nella tua vita. Quando facevi il pianista sulle navi da crociera, o ti esibivi nei locali nuyorkesi, o sull’isola di Capri si parlava già di musica latinoamericana?
Assolutamente sì! Come musicista ho sempre suonato di tutto, dal classico, al rock, al jazz, ma fin dai miei esordi come bassista ho sempre sentito una incredibile attrazione per la musica latino-americana, in particolare per quella brasiliana. Pensa che ancora prima di conoscere la salsa stavo già scrivendo un libro sulla musica brasiliana. In particolare adoro la bossanova, il samba de gafiera e la corrente tropicalista dei vari Caetano Veloso, Gilberto Gil, Gal Costa e Maria Bethania, senza dimenticare il grande Djavan.
Come è incominciata la tua avventura di “salsero errante”?
È cominciata proprio all’epoca in cui facevo il pianista in un piano-bar di New York “La Camelia”. Ricordo che ogni sera, finito di suonare, andavo alla scoperta di un locale nuovo. Una di quelle notti varcai la soglia del mitico Copacabana dove per la prima volta sentii suonare una orchestra di salsa e per la prima volta vidi delle coppie di ballerini interpretare questo ritmo coinvolgente. Fu proprio quell’incontro che mi spinse da lì a poco a poco a visitare l’isola di Puerto Rico dove quell’infatuazione si trasformò in amore eterno.
In che anno hai conosciuto il genere musicale conosciuto sotto l’etichetta “salsa”?
Era il 1988. Un anno particolarmente magico per me. Pensa che a gennaio ero stato in vacanza a Santo Domingo, a febbraio mi ero fermato per un mese intero a Rio de Janeiro, a marzo ero approdato a New York e poi in giugno ero andato in vacanza prima a Puerto Rico e poi in Messico.
A Roma sei stato tra i primi ad aprire un corso di salsa in Italia. E’ così? E com’era l’ambiente dei primi tempi?
Assolutamente fantastico! Pensa che all’epoca io non abitavo ancora a Roma, ma a Formia e molte volte mi capitava di dormire in macchina pur di partecipare a quelle meravigliose serate di salsa. C’era un’atmosfera incredibile perché all’epoca in tutti i locali regnava la musica dal vivo e quegli stessi locali erano frequentati da gente realmente appassionata, che magari non sapeva ballare ma che era attratta profondamente dalla cultura latino americana, Credo che quei primi anni ’90 sono stati i più belli in assoluto. Peccato per quelli che non li hanno vissuti! Tutto è cambiato quando sono cominciate a sorgere le scuole di ballo. Pensa all’epoca, prima ancora che io aprissi la mia di scuola (nel 1994) a Roma c’erano solo sei insegnati di salsa. Oggi ce ne sono almeno un migliaio!
Parlami della tua Accademia della salsa di Roma. Che ambiente socio-culturale frequenta la tua scuola?
Devo dire che negli anni l’ambiente è molto cambiato. Oggi, obbiettivamente c’è sempre meno interesse per il ballo e più ricerca di momenti di incontro e di socializzazione. Io ho la fortuna di avere molte persone che mi seguono da tanti anni e che hanno una reale passione per la salsa e per la cultura che essa esprime, ma l’ambiente, oggi, è sicuramente eterogeneo. Ti capitano persone molto diverse tra di loro e non sempre è facile riuscire ad accontentare le esigenze di tutti. Non a caso il mestiere dell’insegnante è particolarmente complicato, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei gruppi…
La situazione in Italia. Apogeo e declino (se c’è) della salsa. Qual è il tuo punto di vista?
Come sottolineavo in precedenza tutto è cambiato nel momento in cui le scuole (e di conseguenza il business) hanno preso il sopravvento. I tempi del ‘tutti per uno, uno per tutti” sono finiti da un pezzo. Oggi ci ritroviamo ad andare ognuno per la propria strada e il tempo di quel felice “Associazionismo”, spontaneo e libero da ogni interesse è ormai solo un lontano ricordo. Pensa che proprio ieri chiedevo a degli amici maestri dove si balla il sabato sera a Firenze e mi hanno detto che non c’è più nessun locale! Eppure le scuole di ballo continuano a fiorire. Il che dimostrare che la rivalità tra le diverse scuole sta facendo il deserto intorno a sé…
Hai girato dal sud al nord dell’America Latina. Pensandoti un “Guevara” della danza caraibica, cosa cambieresti della situazione attuale?
Oggi come oggi io mi diverto soprattutto quando vado in vacanza all’estero. A parte il Brasile che per me è ormai una seconda casa (visto che ho sposato una meravigliosa ragazza baiana,) continuo a frequentare assiduamente Puerto Rico dove ogni volta che vado riscopro tutto il mio entusiasmo giovanile. Sinceramente non vedo l’ora di mescolarmi ancora con i “cocolos” locali e ritrovarmi a ballare al suono delle migliori orchestre portoricane!…
Se potessi tornare indietro nel tempo, faresti lo stesso percorso artistico legato alla salsa?
Io non sono uno di quelli che dice ” Se potessi tornare indietro, rifarei tutto uguale!…” Al contrario, se potessi, cambierei tantissime cose!…” Soprattutto come insegnante credo di aver fatto molti errori, dovuti all’inesperienza ed all’eccesso di entusiasmo. Non a caso nel mio ultimo libro dedicato all’Arte di Insegnare ne faccio pubblicamente ammenda. Con l’esperienza e la saggezza di oggi avrei potuto ottenere dei risultati sicuramente migliori…
Veniamo al tuo ultimo lavoro letterario. Puoi svelarci qualche aspetto interessante del tuo ultimo libro in uscita a giorni dal titolo “l’arte di insegnare”?
È appunto un libro frutto di una mia crescita interiore che ad un certo punto mi ha portato ad interrogarmi sulla giustezza della via intrapresa. Per diverso tempo mi sono chiesto come mai molte cose che mi sembravano giuste in teoria poi non lo erano nella pratica. Fin che un giorno mi sono andato a rispolverare il vecchio manuale di Psicologia sul quale avevo fatto un Esame all’Università e lì ho trovato molte delle risposte che cercavo…
Sembra un testo adatto alla didattica e gli ”addetti ai lavori” non possono farne a meno se vogliono migliorarsi. È così?
Io credo di aver svolto un interessantissimo lavoro di ricerca, assolutamente innovativo ed originale. Ci ho lavorato tantissimo, con estrema pazienza, riflettendoci a lungo prima di pubblicarlo. Credo che ogni maestro serio dovrebbe leggere questo mio nuovo libro perché è allo stesso tempo un’analisi sociologica, culturale e scientifica. Quello che mi preoccupa è però la grande superficialità che c’è nel mondo del ballo sociale e mi chiedo davvero quante persone saranno interessate a leggerlo. Oggi c’è chi fa fatica a leggere persino una intervista come questa, figurati un libro!!! Ma alla fine la cosa importante non è arrivare al cuore di tutti, ma arrivare al cuore di quelle persone che condividono con te certe passioni e che da sempre posseggono il dono della “culturiosità”…
Puoi fare una dedica ai nostri lettori alla prossima presentazione del libro?
Auguro a tutti quei romantici scapigliati che avranno l’amabilità di leggermi un felice viaggio nell’Arte della Maestria!…
Massimiliano Raso