La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha presentato una serie di varianti al Decreto Legge del 23 febbraio che prevedono ulteriori misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19). Fra queste, la chiusura dei teatri fino al 3 aprile.
Come si legge nell’Art. 1 / b del Decreto firmato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro “.
“Le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data di adozione del medesimo e sono efficaci, salve diverse previsioni contenute nelle singole misure, fino al 3 aprile 2020”.
Teoricamente, se i teatri riuscissero a garantire la “distanza di sicurezza” di un metro fra gli spettatori potrebbero dunque restare aperti. Ma si tratta evidentemente di una misura di difficile applicazione, soprattutto per le recite in abbonamento, posto che bisognerebbe decidere chi far entrare e chi no fra gli abbonati. Né è chiaro come l’applicazione di questa misura possa essere poi verificata.
Nel frattempo, in ottemperanza al decreto governativo, hanno annunciato la chiusura al pubblico fino al 3 aprile 2020 le seguenti Fondazioni: Teatro alla Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro La Fenice di Venezia, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Petruzzelli di Bari, Teatro Regio di Torino, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Verdi di Trieste, Teatro Lirico di Cagliari.