Energia, grazia e tanta voglia di non mollare mai: poche, ma significative, caratteristiche che Alessia Gay, ballerina in forza al corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, mi ha saputo infondere nella nostra lunga conversazione. Una chiacchierata intensa, caratterizzata da sorrisi, in alcuni momenti trasformati in grasse risate, ricordi del passato e molta condivisione delle sue paure, di alcune insicurezze e anche delle difficoltà che una giovane danzatrice cerca e vuole assolutamente superare, soprattutto in questo periodo non molto positivo per la danza e le arti in generale. Alessia non nasconde i problemi da affrontare ma al contempo riesce sempre a trovare la positività e l’energia necessaria per ricominciare e dare il massimo in quello che fa e che ama alla follia: la danza, croce e delizia della sua vita.
Molto spesso si raccontano storie di ballerini “fuggiti” all’estero per necessità. Anche tu fai parte di questa categoria, almeno per quanto riguarda i tuoi studi!
Si, in effetti si! Ho iniziato lo studio della danza classica presso la Scuola Comunale di Danza del Teatro Nuovo di Torino e la mia insegnante, dopo aver visto le mie doti e la mia passione per la danza, mi ha consigliato di fare l’audizione per il Teatro alla Scala. Spinta anche dai miei genitori, che quasi vedevano la Scala come una sorta di test di verifica delle mie caratteristiche per questa disciplina, ho fatto l’esame di ammissione, superandolo. Ho studiato in accademia due anni ma non nego di aver avuto numerose difficoltà, soprattutto durante il secondo anno, al cui termine, proprio per dare una svolta anche alla mia vita e per prendere “una boccata d’aria”, ho deciso di lasciare Milano e la scuola della Scala. La meta? Stoccarda e la John-Cranko Schule, dove ho terminato gli studi. A dir la verità è stata una vera e propria ancora di salvezza: ho fatto degli stage molto importanti, alcune produzioni, “Il lago dei cigni” in primis. I momenti di panico non sono mancati ma è stato un periodo molto bello e importante, che ricordo con molto piacere. L’ambiente è molto diverso: primo su tutto, c’è il rispetto per lo studio della danza e per il fatto che si è una danzatrice. Purtroppo nel nostro paese quando mi viene chiesto che lavoro e faccio e io rispondo “la ballerina”, immediatamente mi viene chiesto se sto scherzando! La danza in generale è più considerata: addirittura famiglie intere vanno a teatro a vedere balletti lunghissimi…si, insomma: un altro mondo!
Tu arrivi dal teatro e tutti conoscono i problemi attuali: la vita di una ballerina è dura, non dobbiamo sottovalutare questo aspetto. Tu, proprio a causa di questo, hai mai pensato di andare in televisione?
Dopo il diploma ho passato dei momenti molto difficili perché non riuscivo a trovare lavoro: ero anche un po’ fuori forma, un problema che mi perseguitata durante i primi anni dell’adolescenza e che mi ha causato tante difficoltà, anche quando ero alla Scala. Tutti mi dicevano: vedrai che dopo i venti ti asciughi e ritorni ad essere magra! Beh, a dir la verità è andata proprio così, ma che fatica i primi anni! Ad ogni modo: si, dopo il diploma il lavoro non c’era e vedendo Amici mi sembrava tutto così facile: ero piccolina e quasi quasi avrei voluto partecipare…ma alla fine mi son fermata in tempo! Non ho partecipato alle selezioni per il programma ma ho preso un anno sabbatico dalla danza: sono arrivata a Roma e ho dedicato tempo a me stessa, andando in discoteca ma continuando a studiare classica, contemporanea e anche un po’ di jazz. Nella capitale ho incontrato il Maestro Stepkine che mi ha proposto di fare “Federico II”, un’opera lirica, all’interno della quale c’era un balletto. Da quel momento in poi mi sono rimessa a lavorare duramente, ho perso un po’ di peso e tutto è ricominciato! Sono contenta delle scelte che ho fatto: l’emozione del Teatro è indescrivibile, il profumo che si respira, le emozioni che si provano quando si sale sul palco e si vede il buio, la gente che ti guarda sono aspetti da non sottovalutare e che fanno parte di quella che sono ora, con tutte le difficoltà che ho affrontato. Non mi permetto nemmeno di giudicare, però, chi invece ha deciso di lavorare in televisione: ogni ballerino ha la sua storia e fa le proprie scelte, indipendentemente dagli altri. Con il tempo ho imparato a non giudicare, ognuno fa ciò che è giusto per lui. Per quanto mi riguarda, comunque, non voglio escludere nulla, non si sa mai nella vita!
Hai sempre pensato: questa sarà la mia vita?
Si, non ho nessuna esitazione a dirlo! Ho ancora un flash, che oramai è una leggenda nella mia famiglia: mio fratello era nato da poco ed io, un po’ gelosa, ho detto alla mia mamma “voglio ballare come la Cuccarini”! Avevo anche le gambe storte e i miei genitori già pensavano di farmi fare uno sport adatto anche a correggere questo difetto: hanno cercato una scuola che avesse degli orari da poter incastrare con il lavoro e sono arrivata quasi per caso alla Scuola del Teatro Nuovo! Tra l’altro ricordo anche di essere scoppiata in lacrime il primo giorno di lezione: mi avevano dato l’orario sbagliato e non ho potuto fare nulla, se non un demi plié! Il primo saggio che ho fatto è stato un disastro, soltanto a otto anni hanno visto le mie doti e poi ho iniziato a studiare e danzare seriamente, spinta anche dall’esempio di alcuni ragazzi che ce l’avevano fatta, uno su tutti Federico Bonelli. Ho poi studiato alla Scala, in Germania ed ora sono qui.
È stata dura studiare alla Scala?
Si, molto difficile. Sono arrivata in una grande città, ero sola, in collegio ed ho iniziato immediatamente ad ingrassare. Passata da una scuola molto piccola, all’interno della quale ero un po’ la diva della situazione, ad una struttura più grande, circondata da ragazze bravissime e magrissime ho avuto tanti problemi, che si sono accentuati nel secondo anno. Il periodo più brutto: fortunatamente sono andata subito a Stoccarda e non ho avuto tempo di disperarmi troppo, ma è stato un momento faticoso. Ho rivisto tante ragazze che si sono diplomate alla Scala: abbiamo condiviso i momenti trascorsi e ricordato l’eccessiva, talvolta, disciplina che c’era quando studiavamo insieme. Una sofferenza che, però, mi ha rafforzata e formato la corazza che ho ora, che mi permette di andare avanti ed essere quello che sono!
Tra dieci come ti vedi?
Mi auguro di continuare a ballare e magari avere una famiglia. Purtroppo non so quale sarà il mio destino, visto che non ho un contratto a tempo indeterminato con il Teatro dell’Opera. Ora stiamo preparando lo spettacolo “Béjart,Balanchine, Robbins”, a cui seguiranno le prove per la stagione di Caracalla. Poi si vedrà! Non credo, comunque, che insegnerò: preferirei, magari, fare l’assistente di un coreografo, proprio per poter riprodurre le sue creazioni. Vedremo: il futuro è incerto ma sicuramente pieno di sorprese!
Il tuo motto, magari un messaggio per chi, come te, hai affrontato e poi superato momenti difficili?
Ognuno ha la sua storia ma a tutti dico: non mollate mai, se credete in qualcosa, fate di tutto per ottenerla e inseguire i vostri sogni!
Valentina Clemente
Foto di Falsini