Per la serie storie dal mondo del ballo, vi propongo il sogno americano di una ragazza romana, una ballerina e maestra di danze caraibiche che per raggiungere il successo è diventata una “pendolare” della danza. Il suo è un racconto sincero che parte dalle parole del più grande maestro al mondo del genere “latin”, Eddie Torres. Per tutta la prima decade degli anni duemila Barbara Macioce ha tenuto stages, spettacoli e lezioni da Milano a Roma e viaggiato su e giù per la Grande Mela. La sua carriera di ballerina non è stata proprio una passeggiata. Pensate ai tanti viaggi tra Roma e New York: ritardi, check in, valigie, insomma Barbara pur di realizzare il desiderio che aveva fin da piccola, ha sfidato tutti e tutto. Ma come è andata a finire questa storia lo sentiamo dalle dolcissime parole di Barbara, un resoconto straordinario della sua passione più forte, il ballo.
Voglio subito partire dai tuoi viaggi in America. Com’è iniziata questa avventura?
Era un sogno finito nel cassetto quando ero ancora bambina, poi a 23 anni ho conosciuto il Re del Mambo “Eddie Torres” durante un evento a Fiuggi. Dopo aver ballato in pista con lui, mi ha detto “se vuoi venire a studiare nella mia scuola a NY sei la benvenuta”. Così solo un mese e mezzo dopo, mio padre mi regala un viaggio di una settimana nella grande mela, per prendere qualche lezione con Eddie. Prima di partire lascio il lavoro di agente di commercio ed il 26 Gennaio 2004 sono su un aereo diretto verso il mio sogno. Arrivata a NY, dopo un paio di lezioni Eddie mi invita a restare per iniziare il training con la Eddie Torres Dance Company. In fretta e furia cerco una sistemazione, trovo un lavoro alla pari come baby sitter e con il cuore a mille strappo il biglietto aereo di ritorno!
Sei l’unica persona che attraversa l’oceano per prendere delle lezioni di ballo. Mi sto sbagliando?
Allora ero l’unica che si era trasferita per il Mambo, anche se d’estate NY si popolava già di persone che arrivavano da tutto il mondo per studiare con Eddie, Frankie Martinez, Osmar Perrone, Tomas Guerrero e molti altri. Negli anni seguenti altre persone hanno scelto NY o sono state scelte da lei.
Parliamo dell’America dal tuo punto di vista. Che rapporto hanno gli americani con le danze latinoamericane?
Gli americani di origine latina, cresciuti in America (specialmente nella frenetica NYC) hanno il l’istinto latino nel sangue e la disciplina newyorkese nella testa, ottimo connubio. Molti di loro che si avvicinano per la prima volta al mambo, non hanno idea che presto il mambo diverrà più di un passatempo, bensì una divertente sfida con se stessi. Da parte dei professionisti l’approccio è competitivo ma allo stesso tempo umile ed onesto, ognuno infatti riconosce la professionalità dell’altro. L’invidia non è contemplata e se lo è, viene considerato un sentimento che disperde energia e non porta alla crescita personale e professionale.
Avrai conosciuto tanti personaggi nei tuoi lunghi viaggi. Chi in particolare merita di essere citato?
In primo luogo mio padre, il quale mi ha trasmesso grande entusiasmo e grandissimo coraggio. Ed Eddie, pura energia, grazie al quale tutto è iniziato. Una persona, il cui supporto è stato di essenziale importanza è la mia grande amica Saffo Martelli, la sorella maggiore che non ho avuto, che vive a NY da 30 anni ed è stata la mia guida in ogni momento e grazie alla quale ho ottenuto, dopo 4 anni di viaggi avanti e indietro da NY a Roma ogni 3 mesi, un visto di 5 anni. A Rudy Acosta, il mio fedele partner, ha invece il merito di avermi resa più forte, come ballerina e come persona, e di aver da sempre avuto fiducia in me e nel nostro lavoro.
In America prendevi lezioni in particolari studi di danza. Se si quali?
Sì, flamenco, danza classica e contemporanea, afro, e soprattutto congas, perché ritengo che conoscere la musica e studiare almeno uno strumento musicale sia fondamentale per un danzatore.
Avrai frequentato molte persone del posto. C’è qualcuno che ti ha lasciato un ricordo particolare?
Potrei citarne molte, ma di certo un ricordo forte lo ha lasciato Andres Echevarria, che purtroppo da anni non è più tra noi, un Grande ballerino di Orlando, che aveva la capacità di diventare letteralmente “musica” quando entrava in pista, ricordo l’ultima volta che ho avuto il piacere di ballare con lui come il miglior ballo di tutta la mia vita.
Ci sono stati momenti in cui hai pensato di lasciar perdere e mollare tutto?
ASSOLUTAMENTE MAI!
Sei partita da Roma per realizzare il sogno americano. Come è andata a finire?
Eh, tasto dolente…dopo quattro anni di viaggi avanti e indietro di tre mesi in tre mesi, sono tornata a Roma per richiedere un visto di 5 anni, che ho ottenuto. Sono tornata a NY il 13 Ottobre del 2007 con il visto fresco fresco ed ero la persona più felice del mondo. Soltanto due giorni dopo ho ricevuto una telefonata dall’Italia, mia zia mi chiamava in lacrime dicendo che mia madre aveva avuto un’emorragia cerebrale causata da un aneurisma e che non avrebbe superato la notte. Puoi immaginare il terrore, il panico da una distanza di 7000km…sono tornata subito in Italia ed ho trovato mia madre in coma, in fin di vita. Fortunatamente mia madre è sopravvissuta, ma sono trascorsi mesi tra ospedali ed interventi e quando la situazione si è stabilizzata, ho provato a tornare in America ma qualcosa si era rotto, la brutta esperienza aveva fatto prendere il sopravvento alla razionalità, ed ho preferito tornare in Italia.
Un’esperienza che ti ha fatto crescere. Consiglieresti ad un ragazzo sognatore di fare come te?
CERTAMENTE, gli consiglierei di farlo il prima possibile, di buttarsi, perché più si cresce e più si rischia di non credere più nei sogni.
Massimiliano Raso