Prima di lui Milloss, Tetley, Pina Bausch, Béjart, Mats Ek e altri coreografi dello stesso calibro avevano osato misurarsi con il capolavoro stravinskijano Le sacre du Printemps, coreografato nel 1913 da Nijinsky per i Balletti Russi di Djagilev; ma Mauro Bigonzetti, per niente intimorito, propone una versione del tutto personale del balletto, da lui ribattezzato semplicemente Le Sacre. Il coreografo, forte del successo tributato alla compagnia emiliana lo scorso 8 aprile in occasione della presentazione mondiale della sua ultima creazione durante il Festspielhaus di Baden Baden (Germania), torna con la sua Le sacre a Como per arricchire il cartellone della stagione 2011-2012 del Teatro Sociale. Come è noto, il balletto inscena il rito propiziatorio pagano della Russia antica che vuole che a dare il benvenuto alla primavera sia una vergine, scelta per ballare fino alla morte e, tramutarsi, così, in vittima sacrificale offerta agli dei per ottenerne la benevolenza in vista della nuova stagione. Da questa trama semplice, già rivisitata in chiavi diverse nel corso del secolo passato, Bigonzetti ricava una versione del tutto personale, in cui il richiamo all’originale, del resto inevitabile, c’è, ma sotto forma di percezione, allusione; come la rappresentazione del sacrificio finale, che resta, ma ...
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