Il tuo percorso da allievo dell’Accademia Nazionale a danzatore del Teatro Comunale di Firenze fino ad arrivare all’Aterballetto, in qualità anche di coreografo. Le tappe che hanno segnato le fasi più importanti di questo cammino? Sono nato a Messina e mi sono avvicinato alla danza nel 1976 aReggio Calabria, provenendo da un campo totalmente diverso: lo sport e il mondo della moda. Al Sud era raro che un uomo studiasse danza e il mio incontro con quest’arte avvenne casualmente. Nel vedere in TV la Maratona di Danza condotta da Vittoria Ottolenghi, ed in particolare le puntata dedicate ai Ballets Russes e a Rudolf Nureyev, fui investito da un forte desiderio di esprimermi attraverso il corpo; così iniziai i miei studi con due maestri molto diversi tra loro: Antonio Piccolo, di grande vocazione teatrale, e Lino Vacca, primo ballerino del Teatro San Carlo, grande esempio della danza nobile. Nel 1980 superai l’esame d’ammissione all’Accademia Nazionale di Danza diretta da Giuliana Pensi e nel solo anno di permanenza ebbi la fortuna di studiare con maestri che mi hanno saputo far capire come la qualità di ogni artista si formi attraverso un percorso di studio e di esplorazione delle tecniche. ...
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