È ormai passato più di un mese dalla chiusura definitiva di tutte le scuole di danza e tutto il settore è terrorizzato in attesa di conoscere la propria sorte dopo questo grave periodo di emergenza.
La situazione non era rosea già prima di questo problema: tutti conosciamo la realtà dei teatri e corpi di ballo italiani e soprattutto delle scuole di danza in bilico tra cultura e sport.
Credo sia importante sottolineare che quando si parla delle migliaia di scuole di danza presenti in Italia, da sempre vivai importanti per le scuole professionali, non ci si riferisce solo a giovani allievi, insegnanti e direttori artistici, dietro a una realtà di danza c’è molto altro: coreografi, maestri accompagnatori, teatri, light designer, fonici, macchinisti, attrezzisti, sartorie, negozi del settore e molto altro.
Sono le scuole di danza, anche le meno conosciute collocate in piccoli paesi, che salvano molti giovani da situazioni difficili e che contribuiscono all’importantissima diffusione dell’arte, della cultura e dello spettacolo.
Si, la danza è cultura e mi chiedo: perché ci si dimentica spesso di questo settore lasciandolo in una situazione economica e psicologica molto pesante? Perché le manovre di salvaguardia stabilite dal governo non comprendono la danza?
Ad oggi, NESSUNO si sta prendendo la responsabilità di salvaguardare le scuole di danza professionali e private. Sicuramente ci sono settori con priorità maggiori, ma quando si parla di cultura (e dovrebbe già essere sufficiente!), si parla anche di migliaia di persone che vivono di questo.
Come sono stati previsti degli aiuti per le partite IVA, dipendenti di aziende e per il mondo dello sport, bisognerebbe pensare di aiutare concretamente anche il mondo della danza, della musica e del teatro.
NON DIMENTICATEVI DELL’ARTE E DELLA CULTURA!
A chi bisogna rivolgersi? Cosa possiamo fare?
Alessandra Celentano
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