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“Danza chi, come e perché?” – La posta di Anna Maria Prina

La posta di Anna Maria Prina

Gentilissima Signora Prina, Lei che ha avuto una carriera così brillante, se ripercorre il suo tracciato di vita, c’è qualcosa che non rifarebbe o qualcosa che rimpiange?  (Gianna da Treviso)

Cara Gianna,

con la tua domanda mi hai stimolata a  ripercorrere velocemente i miei tantissimi anni di esperienze da allieva a ballerina, a Direttrice! Devo dire che una cosa che non avrei dovuto fare è quella di essere stata troppo gentile e remissiva con alcune persone che non lo meritavano in quanto incompetenti e arroganti. Un’altra cosa si riferisce a un fatto preciso: Rudolf Nureev aveva convocato un piccolo gruppo di ballerine al fine di sceglierne una per un ruolo in Apollon Musagète. Il giorno precedente la prova fui contattata da una sindacalista del Corpo di ballo che mi disse che non ci saremmo dovute presentare in Teatro perché l’indomani sarebbe stato giorno festivo e non ci avrebbero pagate. Io obbiettai che non mi interessava essere pagata, ma ella fu molto insistente richiamandosi allo “spirito di corpo”. Quindi, il giorno seguente, rimasi a casa a malincuore. Quando tornai in Teatro seppi che la sindacalista, che invece era andata alla prova, era stata scelta da Nureev per il ruolo. È un piccolo fatto, ma mi è rimasto impresso e mi fa pensare alla mia giovanile ingenuità e alla mia propensione a credere, in buona fede, alle persone. Però, il fatto positivo è che io oggi rifarei tutto quello che ho fatto, ripercorrendo la strada difficoltosa della Danza.

Gentile Signora Prina, si dice che di solito gli artisti hanno tutti delle particolarità o dei piccoli vezzi, Lei ne ha qualcuno? (Un lettore curioso)

Caro lettore curioso,

sicuramente ho vezzi e particolarità, ma penso che potrebbe dirlo meglio chi mi conosce. Vista da me ho il vezzo, o particolarità, di essere sempre truccata e pettinata e di guardarmi spesso allo specchio o nelle vetrine. Ho anche la fissa del perfezionismo e del particolare. Adoro i dizionari di tutti i tipi (lingue italiana e straniere, sinonimi e contrari, etimologici…), matite e penne. Ah, dimenticavo…mi tocco sempre l’occhio destro. Lo dico perché in passato alcuni anni fa miei adorati allievi facevano la mia imitazione inserendo anche questo gesto. Come artista non sono superstiziosa, ma come tutti ho i miei rituali. In particolare, ora che non ballo, ho mantenuto il rituale del mattino di pulizia, trucco e parrucco e riscaldamento prima di dare lezione.

Gentile Signora Prina, con la crisi che stanno attraversando tutti gli enti lirici italiani, Lei pensa che La Scala possa resistere rispetto agli altri teatri? (Alessia da Milano)

Cara Alessia,

sicuramente sì! Questo SI mi viene prima di tutto dal cuore, dall’amore che ho provato per 62 anni per la Scala ( e che tuttora provo) e per il sentimento di appartenenza alla stessa. Inoltre, la Scala è, fin dal 1778, una vera eccellenza italiana e di Milano nel mondo. Gli spettacoli fatti e visti nel Teatro del Piermarini non avevano uguale. I più grandi scenografi, costumisti, registi, coreografi, direttori d’orchestra, datori luci oltre a cantanti, ballerini e strumentisti hanno sempre prestato la loro opera con risultati spesso strabilianti e commoventi. E’ vero che in tempi più recenti, nel tentativo di rinnovamento,  il risultato non è sempre stato eccellente, ma ritrovando la propria matrice, la propria tradizione e innovando elegantemente, la Scala rimarrà sempre “la prima”. E non potrà mai morire.  Se muore l’Arte della Scala, temo che anche gli altri Teatri periranno.

La Posta di Annamaria Prina

Scrivete a – redazione@giornaledelladanza.com

 

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