In rappresentanza dell’Associazione Italiana Danzatori, l’ente di promozione che si occupa di alta formazione della danza e che guido dal 1986, intendo esprimere il mio pensiero rispetto alla tragedia che ci ha colpito tutti, non solo in senso sanitario ma anche sociale e lavorativo, in particolare il nostro settore al quale, come molti di noi, ho dedicato la mia vita.
Sono perfettamente d’accordo nel definire questo momento drammatico e a rischio di chiusura per molte scuole di danza del territorio, evento aggravato ancor di più dalla mancanza di riconoscimenti per la categoria, che risulta così essere priva di una propria identità, quindi più difficile da collocare e mettere a fuoco da parte delle istituzioni governative. Purtroppo, il problema della “mancanza di unità” e della “dispersione delle energie” ha sempre afflitto questa categoria che di fatto non è mai effettivamente riuscita a coalizzarsi e combattere per i propri diritti e la propria identità.
Il mondo della danza è poi afflitto dalla mancanza di parametri chiari e riconosciuti sulla validità e le equipollenze dei titoli dei docenti per l’insegnamento, argomento molte volte affrontato e, per diverse ragioni, non ancora risolto.
Un tentativo “ufficiale” fu fatto nell’ormai lontano 2004, quando venne siglato un protocollo d’intesa tra la Federazione della Danza-Agis e Miur-Afam che prevedeva la regolamentazione, la definizione, l’equipollenza e la parificazione dei titoli per l’insegnamento e l’individuazione dei requisiti di idoneità delle strutture per lo svolgimento delle attività coreutiche.
Ma come spesso accade, l’alternarsi dei governi bloccò il regolare procedere dell’iniziativa e da allora, se non per sporadici tentativi, il problema non è più stato affrontato. Un barlume è stato scorto nel nuovo Codice dello Spettacolo, una legge quadro varata nel 2017 ma che non ha mai visto la luce dei decreti attuativi per la sua entrata in vigore.
Venendo all’attualità, i decreti Cura Italia e Liquidità in realtà non toccano in generale i settori della formazione privata e delle strutture nelle quali questa si svolge. Non parlano soprattutto di arte e cultura – e non se ne è mai sentito parlare – e non parlano delle grandi difficoltà che le associazioni culturali – forme giuridiche nebulose e sconosciute – affrontano da sempre e maggiormente in questo momento.
Queste, pagano le tasse e tutto quanto di legge ma non sono sorrette dal credito, dalle banche, non posseggono agevolazioni fiscali perché non sono ritenute “affidabili”. Ma le associazioni esistono ed al loro interno esiste una forza lavoro enorme che ora é in ginocchio, senza un cenno sul futuro della propria attività e della propria vita.
Concludo le mie riflessioni però con un grido di speranza, invitando tutto il settore a stringersi in questo momento che, proprio per la sua tragicità, potrebbe dare vita ad un’occasione di forza e intraprendenza nel far sentire alle più alte istituzioni che il mondo della danza c’è, esiste e come tutte le altre categorie professionali intende affermare con determinazione le proprie necessità e lottare per conquistare il proprio posto nella vita culturale, sociale ed economica del nostro grande Paese, proponendo anche un tavolo di lavoro unitario tra la formazione, il sistema di informazione del settore e le maggiori istituzioni, alle quali rivolgere le istanze e la richiesta di sostegno per tutte le imprese culturali, tra le quali appunto le scuole di danza. Un’opportunità che potrebbe essere, per noi, una rinascita. Per questo, non molleremo.
Giacomo Molinari
Docente-Coreografo
Presidente Associazione Italiana Danzatori
Co-fondatore ed ex Vice Presidente della Federazione Italiana della Danza – Agis
Ex presidente Aidaf, firmatario congiuntamente al Dott. Federico Grilli (ex presidente Federazione della Danza) del protocollo d’Intesa Miur-Agis nel 2004.