La casa editrice bolognese Massimiliano Piretti Editore, per la collana specialistica Biblioteca di Danza, pubblica la seconda edizione italiana, a cura di Sandra Fuciarelli, di un testo capitale per lo studio della modern dance firmato Ernestine Stodelle: La tecnica di danza di Doris Humphrey e il suo potenziale creativo. Dopo trentasei anni dalla prima edizione in lingua inglese e dopo ventisette dalla prima traduzione italiana, questa terza ristampa ripropone il testo originale accompagnato da alcune aggiunte complementari scritte dalla curatrice del volume. Le nuove parti riguardano la Prefazione comprensiva del saggio Prospettive: una proposta di lettura e cinque appendici di grandissima utilità per gli studiosi dell’argomento. Nelle ultime pagine del libro compaiono infatti una biografia di Ernestine Stodelle e, relativamente a Doris Humphrey: Biografia, Cronologia, Catalogo delle coreografie, Bibliografia ragionata.
Sicuramente utile per tutti coloro che vogliono approfondire studi specialistici su Doris Humphrey e la sua “nuova danza”, il libro diviene anche un’interessantissima lettura per inoltrarsi nei meandri più reconditi del processo creativo e, di conseguenza, gettare nuova luce sulla natura e le modalità di espressione di questa intellettuale e artigianale attitudine umana. La ricostruzione operata da Ernestine Stodelle, professore di Critica ed Estetica della danza alla New York University e una delle più importanti continuatrici del lavoro di Doris Humphrey, affronta prima le basi teoriche, e successivamente, tutta la parte pratica, dell’inconfondibile tecnica ideata da colei che può essere giustamente considerata una delle più brillanti pioniere della modern dance americana.
Danzatrice, coreografa, pedagoga, direttrice artistica di compagnie,teorica e divulgatrice, Doris Humphrey ha lasciato una traccia indelebile nell’evoluzione della danza moderna. Con le sue molteplici creazioni (Water Study, Passacaglia in C minor, New Dance, The Shakers…) attuò fondamentali innovazioni. Una delle più importanti fu lo sviluppo della concezione degli assoli, prima considerati centrali nella modern dance per sprigionare la forza dell’individualità, ora invece subordinati ad una visione più “democratica” che fa del gruppo il protagonista indiscusso della scena. Doris Humphrey è anche nota per essere stata maestra e mèntore del grande danzatore e coreografo José Limón. La loro collaborazione artistica diede vita infatti alla tecnica nota come Humphrey-Limón.
La struttura del testo, rigidamente bipartita tra teoria e pratica, rispecchia totalmente il pensiero della pioniera americana, per la quale la concezione della danza non si discosta mai dalla costante riflessione sulla vita. E il suo duplice pensiero sulla danza e la vita ha origini filosofiche, che vanno ritracciate nell’immortale Nietzsche e in una sua celebre citazione tratta da La nascita della tragedia: «Vedere la scienza con l’ottica dell’artista, e l’arte… con quella della vita». Il fatto che l’intera riflessione dell’artista americana abbia questo colto punto di partenza non deve stupire, perché Doris Humphrey era anche una filologa e una caparbia studiosa.
Lei prende in prestito dal grande filosofo tedesco del XIX secolo tutta la sua concezione della vita come equilibro armonico tra due forze, eguali ed opposte al tempo stesso, l’apollineo e il dionisiaco, e la trasferisce nella danza: «Perennemente opposti ed entrambi esistenti nell’uomo come singolo e come gruppo, l’Apollineo e il Dionisiaco sono da una parte simboli della battaglia dell’uomo per il progresso , dall’altra del suo desiderio di stabilità. Queste non sono solo, come Nietzsche sottolineò, le basi della tragedia greca, ma di tutti i movimenti drammatici, in particolare della danza» (Doris Humphrey, My Approach to the Modern Dance).
Nasce così la sua “nuova danza” che fa del movimento naturale il punto di partenza e quello di arrivo. Seguendo il vortice spontaneo dei nostri movimenti, la tecnica Humphrey insegna a cadere e a riacquistare il proprio potere sulla gravità, a sognare la perfezione e andare incontro al pericolo. Proprio in questo consiste la natura bipolare dell’uomo e il suo ricco potenziale creativo.
Leonilde Zuccari
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