Il Ballet de l’Opéra de Lyon torna in Italia con uno dei lavori più interessanti dell’ultimo periodo di Ohad Naharin: Last Work, in scena sabato 10 maggio al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia.
Danzare, come se fosse l’ultima volta. Anche se Last Work non è l’ultima opera di Ohad Naharin, il suo titolo può essere interpretato come una promessa di intensità. Impegno fisico e determinazione politica, linguaggio del corpo viscerale e messaggio eloquente: questa creazione del coreografo, celebrato in tutto il mondo, è a tutti gli effetti un manifesto.
Last Work entra nel repertorio della Compagnia perché questa opera spinge all’estremo lo spirito di Naharin, occupando allo stesso tempo un posto unico nella produzione di questo coreografo che ha profondamente trasformato il panorama della danza.
In questa creazione emerge la firma inconfondibile di colui che viene chiamato Mr.Gaga, dal nome del singolare linguaggio corporeo che lui stesso ha inventato.
Questo linguaggio attinge agli stati emotivi dei danzatori per sviluppare movimenti viscerali e ondulatori. Una potenza visiva delle immagini.
Last Work è un lavoro sul tempo e sull’umanità, dove bellezza e tenerezza lottano per la sopravvivenza contro le manifestazioni del potere.
Tematiche ricorrenti: l’onnipresenza dei conflitti, il posto dell’individuo nel gruppo, la forza della festa. Più crepuscolare e onirico di altri pezzi, Last Work lascia spazio alla personalità degli interpreti, mostrando così tutta la virtuosità degli artisti del Ballet de l’Opéra de Lyon.
Sabato 10 maggio ore 20.30
Teatro Municipale Valli
BALLET DE L’OPÉRA DE LYON
Last work
coreografia Ohad Naharin
musica Grischa Lichtenberger, Maxim Warratt
scenografia Zohar Shoef
costumi Eri Nakamura
scenografia Zohar Shoef
assistente coreografo/maître ballet Ariel Cohen, Guy Shomroni
illuminazione Avi Yona Bueno (Bambi)
Creato nel 2015 dalla Compagnia di danza Batsheva
Produzione originale Batsheva Dance Company in coproduzione con Montpellier Danse e Hellerau European Center for the Arts, Dresda. Con il sostegno del Batsheva New Works Fund e della Dalia and Eli Hurvitz Foundation.
Michele Olivieri
Foto di Alice Brazzit
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