Incontriamo Paolo Boncompagni da 22 anni l’anima della “Settimana Internazionale della Danza città di Spoleto”.
Paolo Boncompagni tra qualche settimana la 22 esima edizione della Settimana Internazionale della Danza di Spoleto un grande obiettivo?
Sicuramente si. Un obiettivo raggiunto con tanto lavoro, sacrificio, impegno non solo mio ma anche da parte di tutti coloro che mi hanno aiutato in questi anni in primis Nicoletta Balduzzi, che con me ha condiviso e condivide gioie e dolori; la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto e il Comune di Spoleto sempre fortemente presenti. Tutto questo ha contribuito a far diventare la Settimana Internazionale della Danza l’evento tersicoreo più importante in Italia e tra i più importanti nel mondo. Certi risultati si raggiungono solo con la qualità e la qualità premia sempre. Ma noi non siamo mai soddisfatti ed ogni nuova edizione è per noi una nuova “sfida”.
Come nasce questa avventura?
L’avventura nasce a Rieti, la città dove sono nato, vivo e lavoro. Rieti è stata fino al 1997 la sede della Settimana Internazionale della Danza. Poi per motivi organizzativi ci siamo trasferiti a Perugia fino al 2002. Nel 2003 ci venne fatta una proposta da parte del Comune di Spoleto, che con grosso intuito aveva capito la valenza internazionale dell’evento. Così approdammo nella città del Festival assumendo sin da subito un ruolo importante tra le varie manifestazioni che si tenevano nella cittadina Umbra. Ed eccoci giunti alla 22esima edizione.
E’ una tua creatura che hai nutrito anno per anno ci sveli come?
E’ come un figlio. Lo vedi nascere, crescere, diventare grande. Devi impegnarti maggiormente nei momenti di difficoltà, e non cullarti sui successi ottenuti. Soprattutto devi credere in ciò che fai. Devi credere fermamente che il tuo lavoro non è fine a se stesso ma farà crescere nuovi talenti se non oggi, sicuramente domani. Devi scegliere dei collaboratori che come te credono nel progetto e che non antepongono le ovvie questioni economiche alla valenza culturale, sociale, didattica e formativa del progetto e alla soddisfazione di esserne parte integrante. E i premi che hai ricevuto (Positano nel 2010 e GDAWARD nel 2011) li devi condividere con loro.
Hai lavorato per molti anni al fianco di una leggenda della danza il Prof. Alberto Testa ci racconti il vostro rapporto?
Sono 22 anni che io e il Professore lavoriamo fianco a fianco e non solo per la Settimana Internazionale della Danza. Abbiamo organizzato galà, conferenze, mostre, ecc.. Ultime fatiche sono la stampa di un libro che ripercorre le 54 edizioni del Festival dei Due Mondi e lo spettacolo “Il valore di una vita” che dopo l’esordio al Festival dei Due Mondi 2011 sarà al Teatro Goldoni di Livorno il 17 marzo 2012. Il rapporto è un rapporto basato su una profonda stima reciproca dove ognuno di noi mette a disposizione la propria esperienza. Molto ho imparato, molto ho ancora da imparare, non soltanto dal punto di vista artistico ma anche dal punto di vista umano. Posso solo dire che Alberto Testa è una persona unica e ormai rara. Dopo ventidue anni ancora non riesco a dargli del “tu” e questo per me è un grande onore.
Ci sveli le novità dell’edizione 2012?
Come ogni anno, anche quest’anno abbiamo varie novità. Prima di tutto abbiamo cercato di accorciare i tempi dando la possibilità ai partecipanti di spendere un po’ di meno. Ma la novità assoluta e come sempre inedita è la creazione del Premio della Critica. Un premio che sarà assegnato da una giuria appositamente creata e composta da giornalisti del settore. Abbiamo incaricato la Dott.ssa Sara Zuccari di farsi carico di ciò. I premi saranno due: uno per la tecnica e l’altro per la creatività.
Come nasce in te la passione per la danza?
Questa è una bella domanda. Pensare che da giovane frequentavo poco i locali da ballo. Tutto è nato per caso. Come lavoro facevo e faccio l’organizzatore di eventi. L’approccio iniziale è stato quello. Poi con il passare degli anni e con la possibilità di lavorare con importanti personaggi della danza è nata questa passione che ha sorpreso anche me. Non mi ritengo un tecnico, però qualcosa comincio a capire
Hai fondato la compagnia “Spoleto Ballet” ci parli di questo progetto molto ambito?
Tengo a precisare che non è una compagnia vera e propria. Più un “Ensemble” composto principalmente da giovani danzatori. Il corpo di ballo è costituito da ballerini che hanno vinto o che si sono messi in evidenza al Concorso di Spoleto, dagli allievi del Russian Ballet College di Genova, da diplomati dell’Accademia Nazionale di Danza e da giovani coppie di professionisti provenienti da compagnie Italiane ed estere. E’ sostanzialmente un’ulteriore opportunità che diamo ai giovani ballerini di fare ciò che più gli piace:danzare. Per il momento sono impegnati nello spettacolo “ Il valore di una vita”. Stiamo comunque lavorando per allestire nuove produzioni.
Cosa ti aspetti dallo spettacolo “Il valore di una vita”?
Mi aspetto molto perché credo che, insieme al Professore Testa (autore), Paolo Cardinali (regia e produzione), Max Siccardi (visioni e regia) Irina Kashkova (adattamenti coreografici) e Marco Melia (colonna sonora) abbiamo creato uno spettacolo coinvolgente, emozionante, che porta sul palcoscenico la vita di uno dei più grandi personaggi della danza italiana. Vita scandita da quei balletti classici e contemporanei che secondo il Maestro hanno segnato la storia della danza.
Un sogno nel cassetto e progetti futuri?
I sogni nel cassetto sono vari e diversificati, personali e professionali. Mi piacerebbe avere ulteriori riconoscimenti in campo mondiale per il Concorso Internazionale di Danza città di Spoleto. Che lo spettacolo “il valore di una vita” possa essere messo in scena più frequentemente, perché ripeto è uno spettacolo che vale il costo del biglietto. Che l’edizione 2012 del Festival dei Due Mondi possa inserire nel cartellone un’altra produzione dello Spoleto Ballet Ensemble. Che alcuni giovani ballerini, che ho la fortuna di seguire ed aiutare, possano avere una carriera ricca di soddisfazioni e successi.