l ministro dei beni culturali e del turismo Dario Franceschini, in un’intervista a La Stampa ha dichiarato che per quanto riguarda il mondo della cultura, dopo le prime misure, che hanno visto la riapertura di librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per bambini, ora si sta valutando come ampliare le riaperture nel decreto di aprile, pensando anche ad altri settori come musei, editoria, eventi e mostre. Per quanto riguarda cinema, teatro e concerti “stiamo ragionando su come conciliare sicurezza e riapertura“.
Attori, registi, ballerini, orchestrali, scenografi, parrucchieri, sarti, truccatori e service audio/video: sono tra «gli invisibili» che rischiano di diventare «inesistenti», e che da anni lavorano, in silenzio, nei teatri italiani di prosa e lirica. Ora, a causa della pandemia del Coronavirus che ha sospeso gli spettacoli teatrali, la situazione potrebbe diventare drammatica. Impossibile immaginare, almeno per ora, una riapertura. E niente, forse, potrà tornare come prima.
E anche se le misure dovessero attenuarsi o essere persino cancellate, non è detto che il quadro cambierebbe di molto. «Ma voi pensate che qualcuno abbia voglia di rinchiudersi in un teatro, al chiuso, con 1000 persone? Nessuno dice, per esempio, che nei teatri di lirica l’età media è di 60-65 anni. Voi pensate che gli anziani, la categoria più esposta al virus, si azzardino ad andare a teatro sedendosi accanto a sconosciuti? Bisogna pensare a una strategia adesso, prima che sia troppo tardi. Magari ipotizzando la riapertura dei teatri, in estate, ma in luoghi aperti, non al chiuso. Riaprire a dicembre, invece, sarebbe la distruzione», spiega Antonio D’Amico, violinista, professore d’orchestra e segretario regionale della Fistel Cisl.
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