Stiamo attraversando uno dei periodi più bui della storia della danza italiana o, comunque, per quanto ne abbia memoria: uno dei più tristi dell’ultimo secolo.
Il clima surreale che si è venuto a creare ha scatenato un effetto “bomba a catena”. Dalla paura per la salute è subentrata quella per la ripresa. Troppe informazioni distorte e approssimative. Io non sono né un politico, né un epidemiologo, tanto meno un virologo, e non sarò certo io a trovare la soluzione a questa catastrofe né mi permetto di dare pareri o soluzioni, anche se, nel mio piccolo: ho la mia idea e la mia visione, come ogni cittadino italiano che sta affrontando questa pandemia, ma soprattutto questa recessione.
Sono solo consapevole che questa crisi sta duramente colpendo un settore che già di per sé è sempre stato in crisi ed è sempre sotto pressione. Non ci sentiamo tutelati, questo lo posso affermare, credo, a nome di tutti i miei Colleghi.
Noto con grosso rammarico che in questo mese non sono stati presi provvedimenti nei “piani alti” per salvaguardare quest’arte. Non sono stati presi provvedimenti né in ambito nazionale, né in ambito locale. Parecchie realtà dislocate su tutto il territorio nazionale stanno facendo i conti con la più grande crisi economica mai capitata. Questo effetto che ritengo, anch’esso a catena, ci catapulterà in una nuova visione futuristica.
Molte scuole saranno costrette a chiudere, tante altre, seppur riuscissero con grossi sforzi a rimanere aperte, dovranno, poi, far fronte alle difficoltà economiche degli allievi, alla paura di rivedersi tutti insieme in stanze chiuse e piene.
Questo che oggi sta accadendo sta mettendo sinceramente a rischio una delle Arti più importanti di cui l’Italia ne è sempre andata fiera. Le scuole di ballo, come la scuola dell’istruzione e la famiglia, rappresentano una “palestra” di vita, di impegni, di sacrifici e di disciplina.
E’ un po’ la versione moderna e “blanda” del vecchio servizio di leva, dove tanti giovani imparano, prima dell’arte della danza: la disciplina, il sacrificio e l’impegno. Le nostre scuole di danza “sfornano” regolarmente talenti impiegati su tutto il territorio nazionale; arriviamo nei paesi più remoti del nostro Stivale, regaliamo sogni e speranze a tanti giovani. Con loro si creano legami indissolubili e forme di aggregazione e condivisione che difficilmente riesco a trovare in altre realtà.
Tanti nostri talenti che sanno di poter avere successo sono costretti ad espatriare. Espatriano perché alla domanda: “per quale motivo lo facciano”, rispondono che all’estero c’è una cosa che qui in Italia manca ed è sempre mancata: la gratificazione. In tutti i settori, intendo! Prima della gloria, prima dei soldi, qui in Italia manca: la gratificazione. La danza è vista come un “giochino” simpatico per intrattenere la gente in tv,nelle sale o nei teatri. Questo giochino c’è o non c’è: non importa!
Non è così. Perché alle spalle di questo “giochino” ci sono anni e anni di duro lavoro, rinunce e sacrifici. Non posso parlare per tante altre categorie, perché, purtroppo, la crisi ha investito tutti, ma volendo essere lungimiranti, la crisi nel settore della danza ricadrà prima o poi su tutta la vita dell’arte scenica in Italia.
Non a caso le più grosse produzioni nazionali e internazionali di musical e opera popolare moderna, così come i tantissimi programmi televisivi, si avvalgono della preziosa collaborazione di tanti miei illustri Colleghi, così come di tanti giovani che hanno imparato la danza nelle scuole più disparate. Parlo e lo faccio con convinzione. Io non ho paura per me. Quello che sono e che dovevo raggiungere l’ho fatto sempre e comunque.
Oggi mi sento appagato e felice, ma non posso continuarlo ad essere se a tanti giovani, che possono essere figli miei, venga preclusa la possibilità di esprimersi e di inseguire i propri sogni. Non posso essere felice se tanti Colleghi non vedono e non vedranno mai la luce in fondo a questo tunnel.
C’è bisogno, in questo momento, della sensibilità di tutti, ci spero e spero che si intervenga quanto prima per non spezzare le ali e per non distruggere i sogni dei nostri ragazzi.
Stefano Forti
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