Dopo il debutto al Teatro Stabile di Catania con 6 repliche sold out, arriva a Milano quella che à considerata una delle migliori creazioni di Roberto Zappalà. La “A” sta per Agata, la santa patrona della città di Catania. La santa martire a cui sono stati strappati i seni per punizione al rifiuto delle avances del proconsole. A lei Catania dedica ogni anno una festa, che figura tra le più importanti del mondo cattolico. Quel giorno la città si riempie di un solo grido martellante, «siamo tutti devoti tutti!». Nell’aggiungere un punto interrogativo (siamo tutti devoti tutti?) il coreografo siciliano pone delle domande che disturbano e affrontano il non-detto. Immaginare, concepire e costruire uno spettacolo su S. Agata, la sua immensa processione e festa a Catania, (fra le più grandi dell’intero mondo cristiano/cattolico) oltre a proporre un’identificazione città/popolo/Santa che trova appunto a Catania uno dei luoghi al mondo dove questo avviene in maniera inestricabile, è volere, più di ogni altra cosa, indagare a fondo un aspetto fondamentale dell’oggi. Il rapporto che si ha con il sacro, la religione, la religiosità. E Agata, una santa, la cui immagine devozionale, (le tenaglie, i seni straziati), in bilico fra erotismo e sadismo, tra ...
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