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Reportage dal “Prix de Lausanne” 2025

La 53a edizione del concorso internazionale di danza iniziata lunedì 3 febbraio al Beaulieu Lausanne, ha visto quest’anno 85 giovani ballerini di 23 nazionalità diverse prendere parte alla celebre competizione svizzera che nel tempo ha lanciato nel firmamento mondiale tanti giovani divenuti grandi stelle, basti pensare ad Alessandra Ferri, Carlos Acosta, Friedemann Vogel, Michel Gascard, Jean-Christophe Maillot, Miyako Yoshida, José Carlos Martinez, Benjamin Millepied, Miyako Yoshida, Marcelo Gomes, Sergej Polunin, Alina Cojocaru, Maria Kochetkova, Steven McRae, Madoka Sugai, Shale Wagman, Marco Masciari, Darcey Bussell, Matthew Golding, Hannah O’Neill, Sae Eun Park e moltissimi altri. La finale di sabato 8 febbraio 2025 ha incoronato nove vincitori tra cui in primis la medaglia d’oro assegnata meritatamente al sedicenne sud-coreano Youn Jae Park, in particolare per la sua sorprendente esibizione nella variazione classica tratta da “Flammes de Paris” (mentre per il contemporaneo ha presentato “Rain”). Youn Jae Park ha ottenuto inoltre una borsa di studio per “il miglior talento” dalla “Fondazione Rudolf Nureyev” da sempre al fianco dei giovani attraverso la partnership con il “Prix de Lausanne”. Le borse di studio sono state così distribuite dalla giuria: “Fondation Caris” a Youn Jae Park; “Jeune Espoir” ad Eric Poor (variazione classica “Delibes Suite”, esibizione contemporanea ...

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L’immortale “Giselle”, tra trionfi e scivoloni

L’immortale “Giselle”, tra trionfi e scivoloni

  Un “classico” fuori dal Tempo, una celebrazione della “bella danza” immortale: queste le parole con cui meglio si potrebbe riassumere il balletto Giselle andato in scena lo scorso 7 marzo al Teatro Auditorium Manzoni di Bologna ad opera del Balletto dell’Opera Nazionale di Odessa. Nonostante, infatti, l’impostazione vetusta e un po’ paludata dei ballerini – ad eccezione di tre dei protagonisti principali – l’atmosfera magica e sublime che il capolavoro ideato da Théophile Gautier ha conservato nel corso dei secoli è rimasta ancora intatta. Merito di ciò è certamente l’eccelsa preparazione tecnica che contraddistingue la “scuola” est europea, dall’impeccabilità e dal rigore incomparabili, ma non è del tutto sufficiente: la vera fiamma alimentatrice di Giselle, infatti, sta nella teatralità dei gesti, dei volti, delle interpretazioni, in quella “bacchetta magica” atta a trasformare la consueta vicenda di un amore impossibile nella storia di fedeltà e passione che si altalena tra il mortale e il sovrannaturale. Sfortunatamente martedì sera questo quid espressivo non è riuscito appieno a sfondare la “quarta parete” del palcoscenico: i volti sembravano solo incorniciare maschere stereotipate e i movimenti danzati, seppur precisissimi, erano così eccessivamente marcati o mimati da suggerire un’immagine di assoluta finzione. Solo i personaggi ...

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