“Willkommen”… il sipario si apre, metaforicamente parlando sul palcoscenico a tutto campo nella sua quasi nudità con a vista un velario e le quinte a sottolineare il decadimento morale ma anche materiale di un momento raccapricciante e cupo della passata storia europea, e da queste “ceneri annunciate” – con la luminaria del cabaret in rovinosa caduta, appesa “simbolicamente” ad un filo – compare sinuoso e insinuante il rivisitato Maestro di Cerimonie del “Kit Kat Club” (Giampiero Ingrassia, artisticamente sempre efficace e a proprio agio nel ruolo) il quale ci riporta ad uno squallido déjà-vu, poco tempo prima la nascita del Terzo Reich e l’ascesa del potere hitleriano. La storia di “Cabaret” è ben nota, ricca di significati potenti e alquanto profondi. La produzione, a firma di Saverio Marconi con protagonista la Compagnia della Rancia, trova il suo punto forte nelle intense sfumature del Maestro di Cerimonie che entra ed esce dalla scena, spuntando all’improvviso, con la sicurezza di trovarsi al centro dell’allestimento in un ritrovo d’avanguardia anticonformista dal carattere allusivo e satirico. La trama ripercorre liberamente quella del celebre film del 1972 magistralmente diretto dal geniale Bob Fosse con Sally Bowles (nella versione di Marconi interpretata dall’intensa timbrica e limpida ...
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