In un mondo in cui la grazia spesso si confonde con la fragilità, Natalia Osipova ha riscritto il vocabolario del balletto. Nata a Mosca il 18 maggio 1986, il suo primo amore non è stato il palcoscenico, ma il tappeto elastico: da bambina, si allenava come ginnasta acrobatica. È stato un infortunio — paradossalmente — ad aprirle la porta del balletto, spingendola verso una carriera che avrebbe lasciato un segno indelebile sulla danza mondiale. La sua formazione si è svolta nel tempio del balletto russo: l’Accademia del Bolshoi. Qui ha affinato una tecnica impeccabile, scolpita da maestri come Marina Kotova e Marina Leonova. Ma già da studentessa, Osipova non era “solo” disciplinata — era diversa. Esplosiva! Nel 2004 entra ufficialmente nel corpo di ballo del Teatro Bolshoi. Ma ci resta poco come semplice interprete: nel giro di pochi anni, la sua energia travolgente la proietta al rango di solista. Il pubblico la scopre in Don Quixote, ma è in La Sylphide e Giselle che rivela l’anima poetica dietro la forza. Nel 2011, stupisce il mondo lasciando il Bolshoi in piena ascesa. Una scelta radicale. La sua visione artistica — più ampia, più libera — la porta in tournée tra i ...
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