In una Parigi scossa dalla Seconda Guerra Mondiale, una bambina dai capelli raccolti entra in una sala di danza dell’Opéra con lo sguardo fisso sullo specchio e i piedi pronti a imparare il linguaggio del silenzio: quello del corpo. Aveva solo dieci anni quando Claude Bessy viene ammessa alla scuola di danza più prestigiosa di Francia. Ma non era solo un’ammissione: era un destino che prendeva forma. In un mondo in frantumi, lei costruiva il proprio universo fatto di disciplina, rigore e sogni senza rumore. Nel 1956, la nomina a étoile non arriva come un colpo di fortuna, ma come il naturale riconoscimento di una presenza scenica già diventata leggenda. Claude Bessy non era solo una ballerina tecnicamente impeccabile: era un corpo che raccontava storie. Il leggendario coreografo Serge Lifar parlava di lei come della danseuse à la ligne d’or, la ballerina dalla linea d’oro. Non per la brillantezza, ma per quella verticalità interiore che sapeva tenere insieme classe e carattere. Non interpretava ruoli: li abitava. Con la stessa intensità con cui si abita la vita. Ma il vero capolavoro di Claude Bessy non è stato danzare. È stato insegnare a danzare. Nel 1972, assume la direzione della scuola di ...
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