Provatevi a pensare oggigiorno alla possibilità di vedere in uno stesso mese, alla distanza di soli quindici giorni, l’uno dall’altro due balletti della potenza creativa (musica, scenografia, coreografia) di due balletti divenuti famosi quali “Jeux” e “Le Sacre du Printemps” il primo con la musica di Debussy, il secondo con quella di Stravinsky, tutti e due con la coreografia di Nijinsky, nel primo anche interprete, e poi mi direte se ciò sarebbe possibile oggi. Intanto occorre riflettere; una data, il 1913, Parigi, lo scadere della Belle Epoque, l’anno dopo un putiferio europeo, quasi quanto cento anni dopo, l’odierno, esclusa soltanto la guerra, quella mondiale detta anche “La grande guerra”. Qualcuno a pensato a quegli anni che in un ventennio successivo formarono l’epoca favolosa dei Balletti di Diaghilev (1909 – 1929), di Nijinsky, della partitura teatrale e non teatrale (Roerich, Bakst, Valentine, Gross e Hugo), dei musicisti fra gli innovativi del ventesimo secolo e di infiniti altri apporti diversi e decisivi per la formazione di una nuova era teatrale. Sono cose oggi pressoché irrealizzabili e impensabili. Eppure, nella rinnovata, bellissima Torino, tornata ai suoi regali splendori si è pensato a quell’avvenimento che diviene evento d’arte e di cultura. Due serate, il ...
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