Dopo Mi è caduta la danza nel piatto e La danza, due opere entrambe pubblicate nel 2008, l’ultimo importante studio sulla danza che ci ha lasciato la “Signora” della critica è L’enigma, l’estro, la grazia, edito postumo nel 2014 dalla Mimesis Edizioni, a cura di Francesca Adamo che, nella Prefazione a questo piccolo volume, spiega molto bene quale sia stato l’obiettivo perseguito dall’autrice nel concepire questa sua ultima storica e partecipata riflessione sulla presenza, o meglio, sulla fusione delle categorie del “dionisiaco” e dell’ “apollineo” nel mondo della danza e del balletto: «La consapevolezza dell’impossibilità di ridurre la danza, etichettarla o anche solo studiarla attraverso una di queste due categorie, l’apollineo e il dionisiaco, sta alla base della riflessione che Vittoria Ottolenghi svolge all’interno di questo saggio. La vera sfida proposta non è quella di categorizzare il balletto, assegnare a una o all’altra rappresentazione un’etichetta, quanto partire dalle immagini di “un’umanità non esplicitamente danzante” per arrivare quasi a delineare il noema della danza: un prodotto artistico “per accumulazione”» Il risultato di queste premesse emerge in tutta la sua evidenza: il saggio si presenta infatti come un excursus storico che attraversa millenni di storia iconografica e coreografica al fine di dimostrare ...
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“Danzare, è forse dire quel che non si dice” afferma Dominique Dupuy nel suo nuovo libro
La Saggezza del Danzatore è un libro di Dominique Dupuy, danzatore, coreografo, pedagogo, studioso e scrittore. Pubblicato dapprima in Francia nel 2011 dall’editore Jean-Claude Béhar all’interno della Collana “Saggezza di un mestiere”, viene riproposto in lingua italiana dalla casa editrice Mimesis, con la traduzione di Eugenia Casini Ropa e con la collaborazione di Cristina Negro, che ne è la curatrice. Il libro, che si presta ad essere letto tutto d’un fiato, contiene il racconto della vita di un danzatore, oscillando continuamente tra memorie suggestive e riflessioni profonde, in un gioco che facilita la comprensione artistica e umana di un grande nome della danza. D’altronde Dominique Dupuy spiega fin dalle primissime pagine il motivo fondamentale che sta dietro all’impianto che ha voluto dare al suo libro: descrivere la propria arte partendo dal proprio spirito, da sé stesso, perchè: «Non c’è danza se la danza non emana dallo spirito di colui che danza». Subito dopo, Dupuy dichiara la motivazione che lo ha fatto innamorare della danza, un approccio doloroso con la comunicazione verbale, che lo induceva fin da bambino a piangere prima di ogni recita. Quindi Dominique Dupuy ha scelto con lungimiranza di colmare la mancanza di parola con la danza: «Danzare ...
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