Ambleto è un fulmine barocco fuori asse: un’opera che prende Shakespeare, lo smonta con ironia e ne ricompone l’ombra in una parodia intelligente, speculare e sorprendentemente moderna. La musica di Gasparini vive di contrasti continui – serio e buffo, sublime e grottesco – come se ogni aria fosse una porta che si apre su un’altra intenzione. Il protagonista, sospeso tra tragedia e farsa nel libretto di Apostolo Zeno e Pietro Pariati, incarna perfettamente questo equilibrio instabile: canta come un eroe, si muove come un antieroe, e in questa ambiguità diventa irresistibile. Attorno a lui, personaggi scolpiti con un tocco di modernismo e vivacità barocca creano un mondo teatrale in cui nulla è mai del tutto sincero, ma nulla è mai solo scherzo. Gasparini ci accompagna in un gioco raffinato di specchi, dove la musica ride, insinua, allude, ma lascia filtrare una piccola verità emotiva dietro la maschera. Ambleto non è una curiosità d’epoca: è un’opera che ancora oggi vibra di libertà creativa e di un’ironia che non teme di toccare l’umano. C’è un momento, nel nuovo allestimento di Ambleto andato in scena al Teatro alle Vigne di Lodi per la chiusura del Festival Orfeo Week, in cui parola, gesto e ...
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