Stasi incidentali – Riflessione su uno stato di salute precario Stare fermo. Stare. L’enciclopedia Treccani ci ricorda essere uno dei verbi più comuni della lingua italiana che racchiude concetti quali “permanenza” e “immobilità”. Interessante è la sua etimologia – di antica radice indoeuropea – che conduce al concetto di “arrestarsi”, ma che riporta ad altri verbi quali «assistere, consistere, esistere, resistere, restare, sostare, stanziare, sussistere». Sì, certo, fermarsi ma anche assistere, resistere, stanziare. Ed è proprio da queste altre parole che si muove questa riflessione. Mai come in questo caso specifico lo “stare” non è deciso, ma solo subìto e per una causa più che giusta, la salute del prossimo ancor prima della propria. Questo è un fatto. Come è un fatto che da settimane medici, infermieri, e tutta una serie di figure professionali specializzate stanno operando in maniera concitata per garantire al popolo l’assistenza necessaria durante l’emergenza. Dunque fermi, sì, ma non tutti. Alcuni corrono e a loro il “grazie”, anzi la “gratitudine” è doverosa oltre che sentita. La danza – poco importa se con “d” maiuscola o minuscola – si è dovuta arrestare. Tant’è. Con enorme sacrificio, sia in termini economici che psicologici, e con uno stacco dei ...
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