Assai ragguardevole si è rivelata la nuova produzione scaligera, vista nella replica pomeridiana di Mercoledì 10 maggio 2017 presso il tempio del balletto milanese. Gli elementi posti in rilievo sono dati dalla morbidezza, dalle sfumature, dalle prove d’assieme che donano al Trittico un livello di compostezza e lucentezza. Il linguaggio è culturalmente generazionale, codificato ed aperto all’originalità della singola invenzione, su cui emerge ben chiaro che non esiste tradizione o novità che non generi mutamento. Inutile qui ripresentare ogni balletto con notazioni storiche, anche perché già ampiamente ben descritto e letto nei giorni scorsi a cura dell’ufficio stampa della Scala. La Valse appare come una danza sul “vivere” nelle sue molteplici forme che permettono un collegamento all’essere e all’esistere per narrare le profondità dell’animo umano mediante l’immaginazione di un mondo decadente e minacciato. La coreografia, sulla partitura di Maurice Ravel, affidata agli artisti Stefania Ballone, Matteo Gavazzi e Marco Messina, presenta diversi “verbi coreici” nella differenziazione dei modi e dei tempi del valzer conferendo una fluttuante personalità, storicamente appropriata che sa di ricordo e sospensione dell’anima. La creazione nel porsi, manifesta e dice chi siamo. Hanno delineato il personaggio con reale umanità simmetrica, secca ma anche fluida e veloce apportando ...
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