Venezia è in fermento, la platea non vede l’ora di applaudirla fino allo sfinimento: Sylvie Guillem torna nella città dei Dogi per danzare, come solo lei, la regina, sa fare. Per la prima volta alla Biennale di Venezia, la danzatrice d’oltralpe ma trapiantata a Londra porta l’ultimo spettacolo 6000 Miles Away, composto da un trittico di pezzi che per lei hanno creato i massimi coreografi: il pas de deux Rearray di William Forsythe, su musiche di David Murrow, l’assolo Bye di Mats Ek, sulle note dell’ultima Sonata di Beethoven e il duetto da 27’52’’ di Jirí Kylián, quest’ultimo interpretato da Aurélie Cayla e Kenta Kojiri, sulle musiche di Dirk Haubrich. Ballerina dalla perfezione tecnica unica, Sylvie Guillem ha saputo imporsi come una delle più grandi del nostro tempo. La sua fama esplode negli anni Ottanta, quando non solo Guillem rivoluziona l’estetica della ballerina classica con un’altezza “fuori misura” e gambe lunghissime che avvita e slancia, ma ne muta per sempre il cliché, affermando la sua personalità artistica con decisione e indipendenza nelle scelte. Osannata dal pubblico, Sylvie ha potenza fisica, tecnica d’acciaio e gambe “a compasso” da ginnasta undicenne, selezionata per la squadra olimpica francese. Formatasi alla scuola dell’Opéra ...
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