I Drosselmayer sono una coppia di inventori eccentrici e stravaganti. Alla vigilia di Natale, le cianfrusaglie del loro laboratorio diventano un meraviglioso parco giochi per la loro figlioccia Clara, che ha sfidato il freddo invernale per recarsi di nascosto a casa loro. Gli regalano un piccolo Schiaccianoci a forma di statuina di legno, poi trasformano magicamente le bambole in vere e proprie ballerine. Presto tutti gli oggetti inanimati prendono vita davanti agli occhi stupiti della ragazzina! Dopo tutti questi miracoli, si addormenta in fondo al divano. Allo scoccare della mezzanotte, il laboratorio viene invaso dal Re Topo e dal suo esercito di roditori. Inizia quindi una lunga battaglia per Clara e il suo Schiaccianoci che li condurrà nel paese innevato della principessa Pirlipat e nel Regno dei Doni. L’accattivante partitura de “Lo Schiaccianoci” contiene alcune delle pagine più iconiche di Čajkovskij, tra cui il “Valzer dei fiori”, la “Danza della fata confetto” e il “Trepak”. Proveniente dalle fila dell’Opéra national du Rhin Ballet, il giovane coreografo Rubén Julliard utilizza il linguaggio classico per rivisitare questo apice del repertorio post-romantico, e ritornare allo spirito fantastico del racconto originale di Hoffmann. La direttrice Sora Elisabeth Lee dirige l’Orchestra Filarmonica di ...
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La necessità di “creare”: intervista a Giuseppe Spota
Danzatore di Aterballetto, Giuseppe Spota ha poi ballato in Germania (“Gauthier Dance Company” e “Hessisches Staatstheater Wiesbaden”) dove ha vinto il prestigioso premio “The Faust” come miglior danzatore. Ancora giovanissimo nel 2011 crea la sua prima coreografia che vince il 2° premio all’International Ballet Competition di Hannover e tra gli altri ha già creato per lo “Staatstheater di Mainz” e la “Hessisches Staatstheater Wiesbaden”. Giuseppe Spota è recentemente tornato all’Aterballetto in veste di creatore firmando “LEGO”. Gentile Giuseppe, hai iniziato la tua carriera nelle vesti di danzatore per poi proseguire con l’arte della coreografia. Come è avvenuta tale evoluzione nel tuo percorso? Ho sempre sentito la necessità di creare, credo che è sempre stato nelle mie corde il vedere dove può portare un movimento dopo l’altro, aprendo la mente senza avere confini. La prima volta che ho creato qualcosa, ero allievo al “Balletto di Toscana” ed avevo diciassette anni. Anche come danzatore non mi sono mai fermato ai passi che un coreografo mi mostrava, ma cercavo sempre di proporre e offrire con rispetto, quello che il mio corpo e il mio feeling mi suggerivano in quel momento. Tante volte mi fermavo anche in sala dopo le prove per creare ...
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