“Il lago dei cigni è per me un lungo sogno del principe che, nutrito di letture romantiche che hanno esaltato il suo desiderio di infinito, rifiuta la realtà del potere e del matrimonio che gli impongono la madre e il precettore. È lui, quindi, che, per sfuggire al malinconico destino che gli si prepara, fa entrare nella sua vita la visione del lago. Nella sua mente nasce un amore idealizzato e la proibizione che esso comporta: di qui il cigno nero e Rothbart, figure speculari, trasposizioni negative del cigno bianco e del precettore. Quando il sogno svanisce la ragione del principe non potrà sopravvivere.” Cosi Rudolf Nureyev commentava il “suo” Lago, che torna in scena per 12 recite al Teatro alla Scala che lo ha in repertorio dal 1990: allora Nureyev tenne per sé il ruolo chiave, equivoco, speculare, di Wolfgang/Rothbart. Ma il protagonista assoluto è Siegfried, un principe romantico, dall’animo malinconico più che eroico, contemplativo e meditativo. Dodici recite quindi per un balletto che già nella scorsa stagione ha potuto far apprezzare l’interpretazione di numerosi artisti scaligeri e ospiti, con molti debutti importanti, ma che non smette di stupire e di proporre, anche in queste rappresentazioni, imperdibili cast: ed ...
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