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Tag Archives: Vaslav Nijinsky

Panoramica sui grandi nomi della danza mondiale

La danza è molto più di un semplice movimento del corpo: è espressione di cultura, emozione e innovazione. Nel corso della storia, alcuni coreografi e ballerini hanno saputo rivoluzionare questo mondo, lasciando un’impronta indelebile che ancora oggi influenza spettacoli e insegnamenti. Scopriamo alcune delle icone che hanno cambiato la scena della danza. MARTHA GRAHAM: la rivoluzionaria del movimento moderno Considerata la madre della danza moderna americana, Martha Graham (1894-1991) ha introdotto un linguaggio coreografico basato sull’espressività interna e sulla tensione muscolare. La sua tecnica, conosciuta come Graham technique, rompeva con i rigidi schemi del balletto classico, enfatizzando contrazioni e rilasci del corpo per trasmettere emozioni profonde. Attraverso opere come Appalachian Spring, Graham ha dimostrato che la danza poteva raccontare storie complesse, sociali e psicologiche, aprendo la strada a generazioni di coreografi moderni. RUDOLF NUREYEV: la leggenda del balletto classico Rudolf Nureyev (1938-1993) è stato uno dei ballerini più carismatici del XX secolo. La sua tecnica impeccabile e la presenza scenica magnetica hanno elevato il balletto a una forma d’arte globale. Nureyev non solo eccelleva in performance classiche come Il lago dei cigni e Giselle, ma ha anche portato una nuova interpretazione dei ruoli maschili nel balletto, rompendo stereotipi e ispirando ...

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Vaslav Nijinsky: il silenzio del Dio Danzante

Nascita di un prodigio (1889-1900) Il corpo come rivelazione Nella storia dell’arte, pochi corpi hanno avuto il potere di riscrivere le regole del visibile. Vaslav Nijinsky, danzatore e coreografo vissuto tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, fu uno di questi corpi. La sua figura – esile, potente, enigmatica – si staglia come un’icona nella memoria della danza e dell’immaginario moderno. Ma chi era veramente Nijinsky? L’infanzia nel rigore zarista, l’ascesa fulminea con i “Balletti Russi”, le rivoluzioni coreografiche che spaccarono in due la danza classica, e infine il crollo psichico che lo rese silenzioso per oltre trent’anni. Scrivere di Nijinsky significa scrivere del corpo, ma anche del silenzio. Significa osservare come la bellezza, la sofferenza e la follia si siano fuse in un unico gesto, in un solo salto, in un attimo di sospensione. Quella sospensione che, secondo molti, lo rese capace di volare. Un’infanzia tra le quinte Vaslav Fomič Nijinsky nasce il 12 marzo 1889 a Kiev, nell’Impero Russo, in una famiglia di ballerini itineranti di origine polacca. La sua infanzia si svolge in un ambiente pervaso dal ritmo della danza, dal suono del pianoforte per le prove, dalle luci mobili del palcoscenico e dall’odore ...

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L’evoluzione della danza e del balletto al maschile

1. Origini antiche: il corpo maschile come forza rituale Nelle società antiche la danza maschile era spesso: * rituale (riti religiosi, guerrieri, di passaggio) * comunitaria * legata a forza, resistenza, abilità fisica – Esempi: danze guerriere greche (Pirrico), danze tribali africane, danze sciamaniche asiatiche. 2. Medioevo e Rinascimento: la danza come arte di corte Tra XV e XVI secolo: * i nobili uomini partecipavano ai balli di corte * la danza richiedeva controllo, eleganza, postura. Nasce la danza codificata che porterà al balletto. Gli uomini iniziano a diventare maestri di danza nelle corti europee. 3. Il Balletto (XVII-XIX sec.): centralità e poi marginalizzazione Periodo barocco e classico * Alla corte di Luigi XIV gli uomini sono protagonisti (il re stesso danza). * Ruoli maschili energici, salti, tecnica virtuosistica. Ottocento romantico * Le donne diventano centro del balletto (ballerina eterea). * Gli uomini spesso hanno ruoli di sostegno (partner, porteur), anche se esistono grandi virtuosi. 4. Novecento: rivoluzione della mascolinità in danza Con la modern dance e l’avanguardia: * Isadora Duncan, Rudolf Laban, Martha Graham ridefiniscono il corpo maschile come espressivo, non solo “forte”. * Con Vaslav Nijinsky la danza maschile torna al centro: fisicità esplosiva, ruoli psicologici. * Negli ...

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Ida Rubinstein: diva, musa e mecenate, danzò alla Scala

Nel grande mosaico culturale del primo Novecento, fatto di rivoluzioni artistiche, guerre, avanguardie e inquietudini, poche figure incarnano lo spirito del tempo come Ida Rubinstein. Non fu solo una danzatrice, né soltanto un’attrice. Non si può definire semplicemente mecenate, né ridurla a musa. Fu tutto questo insieme, e qualcosa di più: un simbolo del decadentismo, della trasgressione, del potere dell’estetica come forma di vita. A metà tra leggenda e presenza concreta, Ida Rubinstein non era un’artista nel senso tradizionale: la sua arte non stava tanto nella tecnica quanto nella visione, nella presenza scenica, nella capacità di trasformare ogni performance in un evento culturale e simbolico. Nata a San Pietroburgo nel 1883 da una ricchissima famiglia ebraica di origine polacca, Ida fu orfana in giovane età e cresciuta in un ambiente raffinato, colto e cosmopolita. Parlava correntemente più lingue, studiò arte, letteratura e teatro. Tuttavia, la sua sete di libertà e trasgressione la spinse presto a cercare palcoscenici alternativi a quelli imposti dalla società aristocratica russa. Il suo debutto artistico fece scalpore: nel 1908, a San Pietroburgo, interpretò Salomè in un adattamento tratto da Oscar Wilde, spogliandosi velatamente in scena. Fu uno scandalo. Ma anche una dichiarazione di poetica: Rubinstein non ...

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Bronislava Nijinska: la forza silenziosa dietro la danza

Nelle pieghe della storia della danza, il nome di Bronislava Nijinska è spesso avvolto da un’ombra: quella luminosa, ingombrante e tragica del fratello Vaslav Nijinsky. Eppure, a ben guardare, la sua figura si staglia con una forza autonoma, inconfondibile, nella parabola dell’arte coreutica del Novecento. Nijinska non fu solo una sorella, né solo una danzatrice. Fu una mente, un’artista completa, capace di incarnare una delle più importanti transizioni della danza: quella dalla grazia idealizzata del balletto classico alla tensione strutturata del moderno. Nacque a Minsk nel 1891, in una Russia zarista che si preparava inconsapevolmente a crollare. Figlia di ballerini itineranti, crebbe in un ambiente dove l’arte non era lusso, ma sopravvivenza. La disciplina della danza, rigida e quotidiana, le fu trasmessa come una lingua madre. A soli cinque anni fu ammessa alla Scuola Imperiale di San Pietroburgo, fucina delle étoile dell’Impero. Qui, tra gli specchi dell’aula e l’eco degli ordini in francese, si formarono le basi della sua visione artistica: non una danza fatta solo di bellezza, ma di struttura, tensione, significato. La modernità, con le sue fratture, stava entrando nei teatri. E Bronislava ne fu testimone diretta. A diciassette anni cominciò a danzare con il Balletto Imperiale Russo ...

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Lucía Lacarra danza in Svizzera “Lost Letters” di Matthew Golding

Globe Ballet International Festival offre un’esperienza indimenticabile in Svizzera: il 6 novembre 2025 presso il Théâtre Métropole di Losanna il pubblico scoprirà la grazia della superstar spagnola Lucía Lacarra, vincitrice del Premio Oscar del Balletto Benois de la Danse, del Premio Nijinsky e del Premio Danzatrice del Decennio. Mentre il 7 novembre, si esibirà in una performance straordinaria al Musical Theater di Basilea. Il suo partner e coreografo, Matthew Golding, ex primo danzatore del Royal Ballet Covent Garden, presenterà, insieme a dodici artisti della compagnia di Lucía Lacarra, il balletto Lost Letters, un’opera ispirata ad una storia vera. In tempi difficili, il soldato inglese Frank Bracey scrisse alla moglie, definendola “la figlia migliore del mondo” e ringraziandola per l’amore che gli aveva scaldato il cuore. Eppure, dietro la sua gratitudine si celava un presentimento: sapeva che forse non sarebbe mai più tornato a casa. Nella sua ultima lettera, la implorò di trovare la forza di vivere, di essere felice e di amare di nuovo. Tieni il nostro amore nel tuo cuore, ma non chiuderti nella solitudine, scrisse. E se quella lettera non fosse mai giunta a destinazione? Questa domanda è diventata il fondamento di Lost Letters: una memoria coreografica di ...

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Il coreografo e direttore Pontus Lidberg “allo specchio”

Balletto classico preferito? Non ne ho uno. I balletti classici fanno parte di un tessuto più ampio per me, non sono qualcosa che stilo. Balletto contemporaneo preferito? Questa domanda pone lo stesso tipo di problema: “balletto contemporaneo” è un termine troppo ampio per rispondere in modo significativo. Il teatro del cuore? BAM Harvey Theatre di Brooklyn. Un romanzo da trasformare in un balletto? Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami, ma purtroppo i diritti non erano disponibili. Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Come coreografo e regista, utilizzo sia il cinema che la coreografia in base alle esigenze e all’ispirazione di ogni progetto. L’uno non deve necessariamente diventare l’altro, sono strumenti espressivi diversi. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? La calzamaglia in Faune di Nijinsky. Quale colore associ alla danza? Non associo la danza a nessun colore. Che odore ha la danza? Dipende da chi balla. La musica più bella scritta per il balletto? Quella per La Bella Addormentata. Il film di danza imperdibile? Enter Achilles di Clara van Gool. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Preferisco gli artisti viventi a quelli mitizzati. Il tuo “passo di danza” preferito? Non ...

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Il coreografo Giorgio Madia “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? Don Chisciotte, sono “nato” con la versione di Nureyev da bambino come comparsa, casualmente prima alla Scala poi con l’Opéra di Parigi. Vederlo dalla scena con tutte le star del secolo passato alternarsi ogni sera era un emozione enorme. Fracci (spiritosissima) Guillem (alle sue prime armi come regina delle driadi), Noëlla Pontois, Isabelle Guérin, Rudolf Nureyev, Patrick Dupond e ogni sera un interprete nuovo da studiare da dietro le quinte. Il balletto contemporaneo prediletto? La Petite Mort di Jiří Kylián. Un classico, perfezione di semplicità, ingegno, musicalità e purezza. Semplicemente insorpassato. Persino nella scelta sexy e provocante del titolo che rimane comunque elegante Il Teatro del cuore? Il Teatro alla Scala, sono cresciuto li, solo un anno in compagnia ma otto anni alla Scuola di Ballo che una volta era due piani sopra il palcoscenico. Malgrado quarant’anni di carriera li abbia fatti altrove il primo amore non si scorda mai. Di quel teatro prima del rifacimento conoscevo ogni angolo proibito. Da piccolo ero una peste irrefrenabile, mi sgattaiolavo ovunque, cunicoli, porte e corridoietti segreti sotterranei, atelier fino a sbucare nel palco reale nel mezzo di una prova. Nessuno mi fermava, chissà perché! Un romanzo da ...

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La Direttrice Artistica Nina Loory “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? La Bella Addormentata. Il balletto contemporaneo prediletto? Giulietta e Romeo di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Il Teatro Bolshoi di Mosca. Un romanzo da trasformare in balletto? Anna Karenina di Lev Tolstoj. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Non esiste un film del genere. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi che ho indossato in La leggenda dell’amore del coreografo Yuri Grigorovich e del costumista Simon Virsaladze. La musica più bella scritta per balletto? La musica di Pyotr Tchaikovsky per Swan Lake e The Sleeping Beauty. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vaslav Nijinsky e Galina Ulanova. Il tuo “passo di danza” preferito? Pas de bourrée. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Frederic Ashton. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Per favore, lascia che l’ispirazione, lo stile e la musicalità siano l’anima e la quintessenza della danza. Lo sviluppo del développé a 180% e i trucchi tecnici cediamoli per un’altra arte: quella del circo. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Il duro lavoro ripetuto. Come ti vedi oggi allo specchio? Vedo il “tempo”. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione ...

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Léon Bakst e la rivoluzione del costume per i Balletti Russi

All’inizio del XX secolo, il mondo del teatro e della danza fu travolto da una nuova visione estetica che fuse l’arte, il mito e l’oriente in un unico spettacolo sensoriale. Al centro di questa rivoluzione c’era Léon Bakst, pittore, scenografo e costumista russo, la cui immaginazione visiva contribuì in modo decisivo al successo e all’impatto dei leggendari Balletti Russi di Sergej Djagilev. Bakst non creava semplici abiti di scena: i suoi costumi erano estensioni del mondo emotivo e simbolico dei personaggi, vere e proprie opere d’arte indossabili. Contrariamente al realismo teatrale del XIX secolo, i suoi disegni abbandonavano ogni velleità naturalistica per abbracciare il fantastico, l’esotico e l’onirico. Le sue creazioni erano caratterizzate da: Colori accesi e saturi, spesso accostati in maniera ardita. Linee fluide o geometriche, a seconda del contesto narrativo.Materiali preziosi come sete, broccati, ricami dorati e perle. Influenze orientali, greche, persiane e indiane, rilette attraverso la lente dell’Art Nouveau. Il risultato era un mondo scenico dove i costumi non seguivano la danza: la ispiravano. Il costume dorato del celebre danzatore Vaslav Nijinsky, nei panni dello Schiavo d’Oro, rimane uno degli esempi più iconici della storia del costume teatrale. I costumi di Bakst non rimasero confinati al palcoscenico. ...

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