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Tag Archives: Vaslav Nijinsky

Lucía Lacarra danza in Svizzera “Lost Letters” di Matthew Golding

Globe Ballet International Festival offre un’esperienza indimenticabile in Svizzera: il 6 novembre 2025 presso il Théâtre Métropole di Losanna il pubblico scoprirà la grazia della superstar spagnola Lucía Lacarra, vincitrice del Premio Oscar del Balletto Benois de la Danse, del Premio Nijinsky e del Premio Danzatrice del Decennio. Mentre il 7 novembre, si esibirà in una performance straordinaria al Musical Theater di Basilea. Il suo partner e coreografo, Matthew Golding, ex primo danzatore del Royal Ballet Covent Garden, presenterà, insieme a dodici artisti della compagnia di Lucía Lacarra, il balletto Lost Letters, un’opera ispirata ad una storia vera. In tempi difficili, il soldato inglese Frank Bracey scrisse alla moglie, definendola “la figlia migliore del mondo” e ringraziandola per l’amore che gli aveva scaldato il cuore. Eppure, dietro la sua gratitudine si celava un presentimento: sapeva che forse non sarebbe mai più tornato a casa. Nella sua ultima lettera, la implorò di trovare la forza di vivere, di essere felice e di amare di nuovo. Tieni il nostro amore nel tuo cuore, ma non chiuderti nella solitudine, scrisse. E se quella lettera non fosse mai giunta a destinazione? Questa domanda è diventata il fondamento di Lost Letters: una memoria coreografica di ...

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Il coreografo e direttore Pontus Lidberg “allo specchio”

Balletto classico preferito? Non ne ho uno. I balletti classici fanno parte di un tessuto più ampio per me, non sono qualcosa che stilo. Balletto contemporaneo preferito? Questa domanda pone lo stesso tipo di problema: “balletto contemporaneo” è un termine troppo ampio per rispondere in modo significativo. Il teatro del cuore? BAM Harvey Theatre di Brooklyn. Un romanzo da trasformare in un balletto? Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami, ma purtroppo i diritti non erano disponibili. Un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Come coreografo e regista, utilizzo sia il cinema che la coreografia in base alle esigenze e all’ispirazione di ogni progetto. L’uno non deve necessariamente diventare l’altro, sono strumenti espressivi diversi. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? La calzamaglia in Faune di Nijinsky. Quale colore associ alla danza? Non associo la danza a nessun colore. Che odore ha la danza? Dipende da chi balla. La musica più bella scritta per il balletto? Quella per La Bella Addormentata. Il film di danza imperdibile? Enter Achilles di Clara van Gool. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Preferisco gli artisti viventi a quelli mitizzati. Il tuo “passo di danza” preferito? Non ...

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Il coreografo Giorgio Madia “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? Don Chisciotte, sono “nato” con la versione di Nureyev da bambino come comparsa, casualmente prima alla Scala poi con l’Opéra di Parigi. Vederlo dalla scena con tutte le star del secolo passato alternarsi ogni sera era un emozione enorme. Fracci (spiritosissima) Guillem (alle sue prime armi come regina delle driadi), Noëlla Pontois, Isabelle Guérin, Rudolf Nureyev, Patrick Dupond e ogni sera un interprete nuovo da studiare da dietro le quinte. Il balletto contemporaneo prediletto? La Petite Mort di Jiří Kylián. Un classico, perfezione di semplicità, ingegno, musicalità e purezza. Semplicemente insorpassato. Persino nella scelta sexy e provocante del titolo che rimane comunque elegante Il Teatro del cuore? Il Teatro alla Scala, sono cresciuto li, solo un anno in compagnia ma otto anni alla Scuola di Ballo che una volta era due piani sopra il palcoscenico. Malgrado quarant’anni di carriera li abbia fatti altrove il primo amore non si scorda mai. Di quel teatro prima del rifacimento conoscevo ogni angolo proibito. Da piccolo ero una peste irrefrenabile, mi sgattaiolavo ovunque, cunicoli, porte e corridoietti segreti sotterranei, atelier fino a sbucare nel palco reale nel mezzo di una prova. Nessuno mi fermava, chissà perché! Un romanzo da ...

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La Direttrice Artistica Nina Loory “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? La Bella Addormentata. Il balletto contemporaneo prediletto? Giulietta e Romeo di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Il Teatro Bolshoi di Mosca. Un romanzo da trasformare in balletto? Anna Karenina di Lev Tolstoj. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Non esiste un film del genere. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi che ho indossato in La leggenda dell’amore del coreografo Yuri Grigorovich e del costumista Simon Virsaladze. La musica più bella scritta per balletto? La musica di Pyotr Tchaikovsky per Swan Lake e The Sleeping Beauty. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vaslav Nijinsky e Galina Ulanova. Il tuo “passo di danza” preferito? Pas de bourrée. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Frederic Ashton. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Per favore, lascia che l’ispirazione, lo stile e la musicalità siano l’anima e la quintessenza della danza. Lo sviluppo del développé a 180% e i trucchi tecnici cediamoli per un’altra arte: quella del circo. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Il duro lavoro ripetuto. Come ti vedi oggi allo specchio? Vedo il “tempo”. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione ...

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Léon Bakst e la rivoluzione del costume per i Balletti Russi

All’inizio del XX secolo, il mondo del teatro e della danza fu travolto da una nuova visione estetica che fuse l’arte, il mito e l’oriente in un unico spettacolo sensoriale. Al centro di questa rivoluzione c’era Léon Bakst, pittore, scenografo e costumista russo, la cui immaginazione visiva contribuì in modo decisivo al successo e all’impatto dei leggendari Balletti Russi di Sergej Djagilev. Bakst non creava semplici abiti di scena: i suoi costumi erano estensioni del mondo emotivo e simbolico dei personaggi, vere e proprie opere d’arte indossabili. Contrariamente al realismo teatrale del XIX secolo, i suoi disegni abbandonavano ogni velleità naturalistica per abbracciare il fantastico, l’esotico e l’onirico. Le sue creazioni erano caratterizzate da: Colori accesi e saturi, spesso accostati in maniera ardita. Linee fluide o geometriche, a seconda del contesto narrativo.Materiali preziosi come sete, broccati, ricami dorati e perle. Influenze orientali, greche, persiane e indiane, rilette attraverso la lente dell’Art Nouveau. Il risultato era un mondo scenico dove i costumi non seguivano la danza: la ispiravano. Il costume dorato del celebre danzatore Vaslav Nijinsky, nei panni dello Schiavo d’Oro, rimane uno degli esempi più iconici della storia del costume teatrale. I costumi di Bakst non rimasero confinati al palcoscenico. ...

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Il coreografo Dimitris Papaioannou “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Nessuno. Il balletto contemporaneo prediletto? 1980 di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Théâtre de la Ville di Parigi. Un romanzo da trasformare in balletto? Autobiografia del Rosso di Anne Carson. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Teorema di Pier Paolo Pasolini. Il costume di scena indossato che hai preferito? Abito nero (Materia Prima). Quale colore associ alla danza? Colore della pelle. Che profumo ha la danza? Sudore. La musica più bella scritta per balletto? Qualunque di Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Saturday Night Live. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Vaslav Nijinsky e Pina Bausch. Il tuo “passo di danza” preferito? Non ne conosco nessuno. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? Qualsiasi ruolo maschile con i collant da danza. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? William Forsythe. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie ragazza! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Provare – Fallire – Ripetere. Come ti vedi oggi allo specchio? Più vecchio. Michele Olivieri Foto di Julian Mommert www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Margot Fonteyn: un omaggio alla divina nel 106° dalla nascita

  Dame Margaret Evelyn Hookham, conosciuta con il nome d’arte di Margot Fonteyn (Reigate, 18 maggio 1919 – Panama, 21 febbraio 1991) è considerata tra le più grandi ballerine di tutti i tempi. Ha trascorso l’intera carriera come artista del Royal Ballet (ex Sadler’s Wells Theatre Company), ed è stata nominata prima ballerina assoluta. Essere riconosciute con tale titolo è un grande onore, tradizionalmente riservato solo a ballerine eccezionali. La Fonteyn fu designata nel 1979, come premio per il suo 60º compleanno. Il titolo fu ratificato dalla Regina Elisabetta II in qualità di patrona della compagnia inglese di balletto. I primi anni li trascorse in Cina, dove la famiglia si trasferì per seguire il lavoro del padre. All’inizio della sua carriera, Margaret trasformò il cognome Fontes in Fonteyn (lo stesso fece suo fratello) e iniziò a prendere lezioni di danza classica all’età di quattro anni, studiando sia in Inghilterra che in Cina. La sua formazione a Shanghai avvenne con il ballerino russo espatriato Georgy Goncharov, contribuendo al suo continuo interesse per il balletto russo. La compagna di Goncharov, Vera Volkova, divenne in seguito influente nella carriera e nella formazione di Fonteyn. Tornata a Londra all’età di quattordici anni, si formò ...

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La Péri (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

Balletto pantomimico-fantastico in due atti e tre scene, La Péri fu coreografato da Jean Coralli sulla partitura musicale di Johann Friedrich Franz Burgmüller e libretto di Théophile Gautier con Jean Coralli. La prima andò in scena nel 1843 al Théâtre de l’Opéra (Salle Le Peletier) di Parigi con Carlotta Grisi al fianco di Marius Petipa nel ruolo di Achmet, dello stesso Coralli nel ruolo del Marchand d’Esclaves, di J.B. Barret (Roucem) e Delphine Marquet (Nourmanhal). Il debutto al Palais Garnier dell’Opéra vide la luce nel 1931, in occasione di un gala benefico con la coreografia di Léo Staats, interpreti Camille Bos e Serge Peretti. La trama racconta una storia complessa basata su una favola persiana che narra di Iskender, il Re, il quale, rendendosi conto che i giorni della sua giovinezza erano finiti, vagò per l’Iran alla ricerca del Fiore dell’Immortalità. Quando giunse ai confini della Terra, trovò una Péri (serva dei Puri) addormentata nella sua veste di gioielli preziosi. Una stella brillava sopra la sua testa e nella sua mano brillava il Fiore. Iskender si chinò silenziosamente sulla Dormiente e, senza svegliarla, le prese il Fiore che ardeva tra le sue mani caldo come il sole di mezzogiorno. La ...

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Auguri ad una delle più grandi ballerine britanniche: Darcey Bussell

Tanti auguri di felice compleanno a Dame Darcey Bussell (Londra, 27 aprile 1969) già Prima ballerina del Royal Ballet di Londra. Ammirata dal vasto pubblico, lodata dalla critica, viene ricordata come una delle più grandi ballerine britanniche. Si è formata presso la Arts Educational School e la Royal Ballet School. Ha iniziato la sua carriera professionale al Sadlers Wells Royal Ballet, ma dopo solo un anno si è trasferita al Royal Ballet, dove è diventata prima ballerina all’età di vent’anni nel 1989. La Bussell è rimasta con il Royal Ballet per tutta la sua carriera, durata più di due decenni, ma si è esibita anche come artista ospite con molte compagnie di spicco tra cui New York City Ballet, Balletto del Teatro alla Scala, Kirov Ballet, Hamburg Ballet e Australian Ballet. Si è rititrata nel 2007. Darcy ha svolto poi nuove carriere artistiche, inoltre supporta numerose organizzazioni benefiche e istituti di danza britannici e internazionali. Mentre studiava alla Royal Ballet School, è apparsa in una serie di produzioni scolastiche, tra cui spettacoli al Royal Opera House, dove il coreografo Kenneth MacMillan notò la sua tecnica eccezionale, e nel 1988 decise di impiegarla per creare il ruolo principale nel suo balletto ...

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La fata delle bambole (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

La fata delle bambole (Die Puppenfee) è un balletto-pantomima-divertissement in un atto. Il libretto fu redatto da Joseph Haßreiter e Franz Xaver Gaul. La coreografia proviene da Joseph Haßreiter e la musica è stata composta da Josef Bayer nel 1888. “La fata delle bambole” è una delle opere di balletto più popolari nei paesi di lingua tedesca. La prima mondiale ebbe luogo il 4 ottobre 1888 al Teatro dell’Opera di Corte di Vienna. In occasione di un evento di beneficenza sotto il protettorato della principessa Pauline Metternich, fu eseguito per la prima volta con il titolo “Im Puppenladen” nel Palazzo del Principe Johannes Liechtenstein nel 1888, e venne interpretato da aristocratici e nobili. Il balletto, nella cui versione originale il ruolo della protagonista era mimato, è stato più volte ripreso a Vienna con la coreografia di Joseph Haßreiter, e fa ancora parte del repertorio dell’Opera di Stato di Vienna. Infatti all’inizio del 1888, il maître viennese Joseph Haßreiter e il pittore Franz Gaul, progettarono questo balletto particolarmente divertente, ambientato in un negozio di bambole. L’idea ricordava Léo Delibes e il coreografo Arthur Saint-Léon che già avevano allestito nel 1870 con successo la storia di E.T.A. Hoffmann “L’uomo della sabbia” in ...

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